Portinnesti agrumi: quali sono?

Scegliere la soluzione giusta può determinare il successo della produzione finale. Ma quali sono oggi le opzioni più utilizzate in agrumicoltura?

da f.delvecchio
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La scelta dei portinnesti ricopre un ruolo cruciale nel miglioramento della produttività e della qualità delle coltivazioni di agrumi. Questo ha spinto gli operatori del settore a voler individuare portinnesti sempre più adatti alle specifiche esigenze agronomiche. Tuttavia, la mancanza di sperimentazione da parte degli enti competenti italiani, ha fatto sì che la selezione e lo sviluppo di nuovi portinnesti fosse condotta principalmente da altri Paesi. I primi portinnesti sviluppati, come Citrange troyer, Citrange carrizo e Citrumelo Swingle, sono stati infatti ottenuti all’estero e, seppur in prova in alcune aziende italiane, non sono perfettamente conosciuti in tutti i principali areali vocati all’agrumicoltura nostrana.

Tra quelli più noti oggi abbiamo: Citrange carrizo, Citrange troyer,  Citrumelo Swingle, Citrus volkameriana, Citrus macrophylla, New Forner-Alcaide N 5, Citrange C35, Bitters, (C22), Carpenter (C54).

Portinnesti agrumi: le scelte più adattabili

Il C. troyer è un portinnesto che induce una produttività elevata e grande vigoria alla chioma, anche grazie al suo apparato radicale profondo ed espanso. Questo portinnesto manifesta una scarsa tolleranza ai terreni calcarei (oltre 7-8%) e risulta piuttosto sensibile all’eccesso o alla carenza di acqua nel terreno. In compenso, tollera abbastanza bene concentrazioni saline elevate. Il C. troyer ha il vantaggio di avere una buona affinità d’innesto con l’arancio, il mandarino e il pompelmo, che invece manca con limone Eureka e tangelo Mapo. Per quanto riguarda i caratteri di resistenza o tolleranza ai fitopatogeni, questo portinnesto è tollerante a diversi virus e viroidi che interessano le coltivazioni agrumicole. Risulta tollerante al Citrus Tristeza Virus (CTV), al Citrus Psorosis Virus (CPsV) – o virus della psorosi degli agrumi – e al Citrus Cachexia Viroid (CCAVd). Di contro, è sensibile al Citrus Exocortis Viroid (CEVd) o Exocortite. In merito ai fitopatogeni fungini, questo portinnesto tollera gli attacchi di Phytophthora spp., mentre è sensibile agli attacchi di Fusarium spp. In ultimo, una caratteristica di pregio – essendo utilizzato come portinnesto – è la sua tolleranza nei confronti dei nematodi, anche se risulta sensibile a Radopholus similis.

Il C. carrizo ha le stesse caratteristiche positive del C. troyer, tollera meglio il freddo e se utilizzato come portinnesto per la cultivar di arancio Moro conferisce una maggiore produttività alla pianta.

Citrumelo Swingle: un ibrido resistente alle basse temperature

Si tratta di un ibrido ottenuto in Florida nel 1907 dall’incrocio Citrus paradisi x Poncirus trifoliata e introdotto nel 1975 dall’Horticultural Research Laboratory di Orlando (Florida). Presenta un apparato radicale mediamente profondo ed espanso e risulta affine con la maggior parte delle specie di agrumi. Si mostra tollerante ai nematodi, sensibile ai terreni calcarei e salini, all’eccesso e alla carenza di acqua. Conferisce al nesto resistenza alle basse temperature e buona vigoria; risulta tollerante al CTV.

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Altri portinnesti rilevanti

Citrus volkameriana

Questo portinnesto è frutto di una selezione effettuata nel 1949 dal CRA-ACM di Acireale. È una specie vigorosa, più rustica del limone comune in quanto tollera meglio il freddo, presenta rami eretti e foglie medio-piccole di colore verde intenso. L’apparato radicale risulta mediamente profondo ed espanso, fornito di numerosi capillari. Risulta tollerante alla salinità e al calcare del terreno, tuttavia mostra una certa suscettibilità nei confronti di alcuni fitopatogeni come Phytophthora spp., Fusarium spp. e Plenodomus tracheiphilus (agente causale del Mal secco). Mediamente suscettibile alle condizioni di asfissia radicale.

Citrus macrophylla

Questa specie vegetale è originaria dell’isola di Cebu nelle Filippine. Successivamente è stata introdotta in California come portinnesto della maggior parte delle specie di agrumi coltivate, anche se viene usato principalmente come portinnesto per il limone. Ha un apparato radicale profondo e e risulta abbastanza resistente ai terreni calcarei, ma non si adatta a quelli eccessivamente umidi. Al contrario, tollera abbastanza bene la carenza idrica e terreni caratterizzati da elevate concentrazioni saline. Il Citrus macrophylla è una specie agrumicola molto resistente al freddo, caratteristica che trasmette anche al nesto. Da un punto di vista fitopatologico, il portinnesto presenta una buona tolleranza nei confronti di Phytophtohra spp. e Fusarium spp. In combinazione con l’arancio dolce, è sensibile al CTV, ma tollera bene l’Exocortite e la Psorosi, nonché i nematodi. In generale, conferisce vigoria al nesto, garantendo una produttività quantitativamente buona e di media qualità. 

New Forner-Alcaide N5 (Mandarino Cleopatra x Poncirus trifoliata)

Si tratta di una pianta di medie dimensioni, con spine abbondanti di piccole dimensioni e dalla forma conica. Questo portinnesto risulta resistente al CTV e, rispetto ai portinnesti di C. carrizo e C. troyer, risulta più tollerante al calcare, alla salinità e agli eccessi idrici. Inoltre, mostra tolleranza nei confronti di alcuni virus e viroidi come Psorosi (CPsV), Xiloporosi (CCaVd) ed Exocortite (CEVd). Tale portinnesto può essere considerato come un semi-nanizzante. Utilizzandolo, la produttività delle varietà innestate è molto alta e di ottima qualità e la maturazione dei frutti è leggermente anticipata.

Citrange C35 (Citrus sinensis Osbeck x Poncirus trifoliata Raf.)

Riduce la taglia delle piante bimembri del 25% rispetto all’arancio amaro. Rispetto a C. troyer, garantisce una migliore qualità dei frutti, conferisce resistenza a Phytophthora spp. e nematodi degli agrumi e presenta una buona tolleranza al calcare. Questo portinnesto è inoltre tollerante al CTV, alla Psorosi (CPsV) e alla Xiloporosi (CCaVd), mentre è sensibile all’Exocortite (CEVd).

Bitters (C22)

Questo portinnesto conferisce taglia ridotta alle piante innestate ed eccellente adattamento nei terreni calcarei. Nei confronti dei fitopatogeni, questo portinnesto risulta tollerante a CTV e a Phytophthora parasitica. Le caratteristiche conferite alla cultivar innestata permettono in ultimo di ottenere una produzione ottimale in termini sia quantitativi che qualitativi.

Carpenter (C54)

Questo portinnesto tollera i terreni calcarei e il freddo, oltre che alcuni fitopatogeni come CTV e Phytophthora spp. Contrariamente a quanto detto per i due portinnesti precedenti, C54 induce vigore medio ed elevata qualità della produzione.

Ma per i vivaisti quali sono le caratteristiche che deve avere un portinnesto per essere considerato buono o utilizzabile?

Vivai Milone di Lamezia Terme (CZ) 

Dal punto di vista vivaistico, sicuramente un aspetto fondamentale da considerare al momento della scelta del portinnesto è il fattore “germinabilità” perché da esso dipende la capacità dei semi di germinare e quindi il numero di piante che si possono ottenere a partire da un certo numero di semi. Gli aspetti da considerare però sono molteplici. Uno è per esempio l’accrescimento: portinnesti molto vigorosi hanno infatti una crescita più veloce in vivaio. Un altro è il tipo di crescita del portinnesto: a seconda che ramifichino o meno, infatti, i portinnesti richiedono più o meno tempo e manodopera. Non bisogna poi tralasciare il livello di attecchimento e l’aspetto fitosanitario. In generale, dunque, non esiste un portinnesto migliore di altri. Si prenda il C22. Questo portinnesto per diversi aspetti sarebbe da scartare: le piante madri sono in California, quindi oggi si può propagare solo in vitro con costi significativi per il vivaio, è molto lento e ramifica molto, richiedendo di conseguenza più manodopera e più tempo per l’ottenimento. Eppure è il migliore in termini di tolleranza al calcare attivo e di efficienza produttiva.

Proprio per questa eterogeneità, come vivaio, oggi disponiamo di un ricco assortimento, perché – al di là della bontà del portinnesto – è importante offrire al cliente la soluzione che meglio si addice alle esigenze della propria azienda. La scelta del portinnesto è complessa, ma rappresenta un nodo cruciale: sbagliarla significa infatti perdere anni, ricavi e risultati. 

Vivaio Crisafulli (Catania)

Dal punto di vista prettamente vivaistico, la nostra valutazione tiene conto del fatto che come vivaio seguiamo tutto il ciclo di crescita del portinnesto. In quest’ottica, consideriamo:

la percentuale di germinazione più elevata;

– portinnesti che arrivano al punto di innesto più facilmente sia in termini di vigoria, che di semplicità di ottenimento (per esempio tendono a ramificare meno, non necessitando di interventi particolari che richiedono più manodopera)

la tipologia di risposta all’attecchimento. 

Questa valutazione, però, si va poi a scontrare con alcuni limiti dettati dal mercato: per esempio, a distanza di 3-4 anni dal momento dell’acquisto delle sementi, portinnesti che per noi vivaisti sono più facili da produrre, poi sono meno richiesti. 

In linea generale, oggi, anche dal punto di vista dei vivaisti, un portinnesto viene preferito a un altro a seconda delle possibili problematiche che può causare all’agrumicoltore. Anche perché, soprattutto nei primi anni di accrescimento della pianta, dopo la messa a dimora, i problemi dei produttori diventano in proporzione problemi anche per il vivaista.

Conclusioni

Fatto salvo lo studio delle condizioni di terreno in cui deve essere impiantato, la scelta del portinnesto gioca un ruolo fondamentale. Se correttamente individuato, infatti, il portinnesto da un lato conferisce alla pianta una maggiore resistenza a fattori biotici (Phytophthora spp., virus e viroidi, nematodi, CTV, Huanglongbing (HLB), Citrus greening) e abiotici (gelate, siccità, salinità, pH); dall’altro consente di raggiungere specifici risultati in termini agronomici (affinità di innesto) e in termini produttivi (buona produttività e qualità organolettica, calibri elevati dei frutti).

Senza dubbio, però, non si deve tralasciare l’importanza della ricerca da parte di enti e istituti che consenta di ottenere nuove soluzioni, adatte alle condizioni pedoclimatiche dei nostri territori e alle nostre varietà, senza dover ricorrere a materiale proveniente da altri Paesi. Se implementato, questo aspetto potrebbe infatti rappresentare un’interessante opportunità sia per le aziende agricole, che per i vivaisti e per i tecnici operanti nel settore, offrendo un valore aggiunto a tutto il comparto agrumicolo italiano.

 

A cura di: Giuseppe Tornello – Agronomo dello Studio Associato CO.R.AGRO
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