Puglia post-Xylella: l’opportunità delle colture tropicali

Questa una delle soluzioni proposte da ricercatori e imprenditori pugliesi per fronteggiare l’epidemia. Ma come riconvertire le terre colpite? E con quali colture?

da f.delvecchio
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La sostituzione degli ulivi colpiti da Xylella fastidiosa in Puglia è una delle sfide più complesse che la regione sta affrontando. Ricercatori e imprenditori lavorano congiuntamente per trovare possibili soluzioni considerando sempre più plausibile la facoltà di introdurre colture alternative che devono essere resistenti a questo batterio, adattabili al clima delle diverse aree del territorio pugliese e, soprattutto, redditizie per l’economia della Regione.  Ma come riconvertire le terre colpite da Xylella? E quali potrebbero essere le alternative colturali?

Una prima soluzione più conservativa è quella di riconvertire il territorio proseguendo con la coltivazione dell’olivo, mediante introduzione di varietà resistenti che mostrino una maggiore tolleranza al batterio. Tuttavia, in alcuni casi queste varietà non hanno le stesse rese produttive e qualità organolettiche delle cultivar tradizionali, la risposta delle stesse a questo stress biotico è molto variabile e la riconversione richiede tempo. Anche gli studi basati sulle biotecnologie, come l’uso di batteri antagonisti, stanno richiedendo ingenti risorse economiche e necessitano di tempi lunghi.

Un’altra soluzione è quella della diversificazione colturale esplorando la possibilità di introdurre nuove specie arboree da frutto che non siano attaccate dalla Xylella e che non risultino completamente nuove in termini di conoscenza agronomica da parte degli agricoltori.
Il mandorlo, ad esempio, sembrerebbe una delle colture più adatte alla Puglia, grazie alla sua capacità di resistere a condizioni climatiche aride e calde. Anche il fico è una pianta tradizionalmente coltivata in Puglia e ben adattata al clima della Regione, di facile coltivazione e con basse esigenze colturali. Un’altra specie presa in considerazione è il melograno, pianta resistente al caldo e alla siccità, ideale per il clima pugliese così come il carrubo adatto anche alle aree con condizioni di suolo difficili. Infine, il pistacchio, che sembrerebbe una coltura promettente, specie in zone collinari e più miti. Si parla anche di agrumi, soprattutto il limone e l’arancio, già coltivati in Puglia, che potrebbero essere espansi come alternativa agli ulivi in alcune aree vocate. 

Tutte queste colture sembrerebbero assicurare una buona adattabilità al clima e al suolo pugliese, con una limitata necessità di infrastrutture e tecnologie, ma ci si deve interrogare sui reali rendimenti economici e sulla saturazione del mercato, poiché alcune di esse potrebbero risultare meno incisive per l’economia regionale rispetto alle produzioni olivicole e oleicole tradizionali.  

Sostituire gli oliveti pugliesi colpiti da Xylella con piante tropicali: una possibile opportunità

Una delle ipotesi emergenti e più innovative, sebbene ancora in fase di studio, è quella di sostituire gli uliveti ormai compromessi dalla Xylella con piante arboree da frutto di origine tropicale. Dal punto di vista economico, la crescente domanda di frutti tropicali in Europa potrebbe offrire un’alternativa redditizia agli agricoltori pugliesi, colmando almeno parzialmente il vuoto lasciato dalla perdita degli ulivi. Le colture tropicali sono considerate ad alto valore aggiunto e potrebbero attirare nuovi investimenti in un settore agricolo in crisi. L’idea nasce anche in virtù di un clima pugliese che negli ultimi decenni si è notevolmente riscaldato, con inverni più miti ed estati sempre più calde, creando condizioni favorevoli per specie vegetali che tradizionalmente trovavano il loro habitat naturale nelle aree tropicali e subtropicali, ma che sono ormai coltivate da decenni nelle regioni del Sud Italia, come la Sicilia, con esiti produttivi e qualitativi sorprendenti. 

Tra le specie candidate alla sostituzione figurano l’avocado e il mango. Negli ultimi anni, la coltivazione dell’avocado nel Mediterraneo ha destato grande interesse vista la richiesta crescente del mercato Europeo verso i frutti di origine ‘locale’. La crescente domanda di frutta tropicale sul mercato europeo con i consumatori sempre più interessati a prodotti esotici ha fatto registrare un aumento della domanda negli ultimi anni come in nessuna altra coltura. Anche il mango ha un mercato in forte crescita, ma ambedue le specie richiedono investimenti e conoscenze agronomiche specifiche. È ormai noto che, in quanto piante tropicali, siano sensibili alle basse temperature e, quindi, andrebbero coltivate solo in aree prive di rischio di gelate. In alcune zone costiere della Puglia l’avocado sembrerebbe aver trovato un ambiente adatto. Alcuni imprenditori agricoli pugliesi hanno iniziato a sperimentare queste colture con risultati ancora preliminari, ma promettenti. Tuttavia, sebbene la proposta possa sembrare interessante dal punto di vista economico e di diversificazione agricola, ci sono diversi fattori da considerare per valutare se sia davvero una scelta plausibile e sostenibile. Infatti, non mancano le criticità legate alla novità di queste specie nella Regione e alla scarsa esperienza degli agricoltori nell’applicazione delle più idonee tecniche colturali, oltre alla mancata conoscenza del comportamento fisiologico delle due specie in ambiente mediterraneo che possono essere affrontate e superate solo con adeguati studi e sperimentazioni.  

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Un clima che cambia: opportunità o rischio?

La proposta di introdurre piante tropicali come avocado e mango in Puglia prende piede in un contesto di cambiamenti climatici che stanno modificando le condizioni ambientali della Regione. Le estati più calde e gli inverni sempre più miti rendono teoricamente possibile la coltivazione di specie esotiche in un territorio tradizionalmente dedicato all’olivo. L’impatto di eventi climatici estremi, però, come gelate improvvise o siccità prolungate, potrebbe compromettere gravemente la resa di queste nuove colture. Mango e avocado, sebbene originari di zone geografiche diverse, sono piante tropicali accomunate dal prosperare in climi caldi con temperature costanti durante tutto l’anno. La Puglia, pur avendo un clima mediterraneo con estati oggi molto più calde e inverni più miti, non è completamente priva di rischi per queste colture. Le gelate tardive in inverno o in primavera potrebbero danneggiare seriamente le piante, in particolare nelle fasi iniziali di crescita. Il cambiamento climatico potrebbe essere un fattore a favore, ma le fluttuazioni climatiche imprevedibili e i fenomeni estremi rappresentano una sfida da affrontare con adeguata preparazione.

Le sfide dell’adattamento delle colture tropicali

L’adattamento di colture tropicali nei Paesi che coltivano specie tropicali nel Bacino del Mediterraneo è avvenuto gradualmente e, ancora oggi, pone una serie di sfide legate alle bizzarrie del clima stesso. La coltivazione dell’avocado e del mango nei nostri ambienti è strettamente dipendente dalle variabili ambientali, soprattutto dalla temperatura. Questo fattore influisce sulla tolleranza delle due specie al freddo (e al caldo) e sulla loro risposta in termini di adattamento, rese produttive e qualità dei frutti. La Sicilia è la Regione del Sud Italia che per vocazionalità ambientale, longevità dell’introduzione di specie, numero e superficie degli impianti, know-how scientifico e tecnico detiene la più ampia esperienza nel nostro Paese nell’ambito della frutticoltura tropicale. Sono numerosi gli studi condotti in diverse aree della Regione che hanno dimostrato come capacità di vegetare e qualità dei frutti siano fortemente dipendenti dal clima. È ormai assodato, ad esempio, che la coltivazione dell’avocado e, soprattutto del mango, imponga l’uso di frangivento, o in taluni casi, la protezione delle singole piante durante i mesi invernali. Il mango, ad esempio, si presta bene anche alla coltivazione in serra, strategia che presenta vantaggi e svantaggi specifici. Le serre consentono di gestire meglio l’ambiente di crescita regolando la temperatura e l’esposizione alla luce solare per ottimizzare la crescita delle piante. Un parziale anticipo di maturazione legato alla maggiore precocità di fioritura non è, però, sempre garantito dal decorso estivo della maturazione quando è facile che si possano verificare stress importanti che rallentano la crescita del frutto o ne incentivano le scottature della buccia. Oggi stiamo sperimentando l’uso di reti o di coperture plastiche (parziali o integrali) al fine di assicurare risultati migliori rispetto alla serra fredda e garantire costi di impianto più bassi. Nonostante il mango si sia adattato al clima siciliano con ottimi risultati produttivi, in termini quantitativi e qualitativi, subisce gli effetti della combinazione di elevate temperature e siccità durante lo sviluppo del frutto oppure del verificarsi di eventi piovosi intensi fuori stagione e a ridosso di fasi fenologiche sensibili quali la fioritura che, quindi, riescono a compromettere l’intera produzione. 

Il fabbisogno idrico e la sostenibilità

Anche Il fabbisogno idrico di queste piante è un ostacolo importante alla loro diffusione generalizzata. Avocado e mango hanno bisogno di un’irrigazione regolare, soprattutto durante la stagione calda, per produrre frutti di qualità. In un contesto – quello dell’Italia Meridionale – che soffre di scarsità di piogge e di acqua destinata all’uso agricolo, l’irrigazione intensiva potrebbe diventare insostenibile. In Puglia, una delle principali problematiche legate alla coltivazione agricola è, infatti, la scarsità d’acqua, specialmente nei mesi estivi. L’irrigazione intensiva necessaria per la coltivazione di queste specie potrebbe mettere ulteriore pressione sulle risorse idriche della Regione, rendendo la sostenibilità idrica un elemento critico da valutare. L’avocado, ad esempio, è una specie accusata di poca sostenibilità ambientale proprio a causa della sua elevata impronta idrica. In Sicilia la coltivazione è sostenibile laddove si dispone di risorse irrigue sufficienti e di un supporto tecnologico adeguato, legato alla progettazione e realizzazione di impianti progettati specificatamente per le colture tropicali. Sono in fase di studio strategie gestionali basate sul principio di regolare gli interventi in campo in funzione delle reali esigenze della coltura e delle caratteristiche fisico-chimiche del suolo avvalendosi di una serie di strumenti di precisione. In questo modo, anche in Puglia sarebbe possibile rendere plausibile una filiera produttiva tropicale. L’avocado richiede terreni ben drenati per evitare ristagni d’acqua che potrebbero provocare il marciume radicale. Fortunatamente, molti terreni pugliesi, soprattutto nelle zone collinari e costiere, sono adatti alla coltivazione di avocado grazie alla loro composizione e struttura drenante. Inoltre, il pH del suolo nella Regione potrebbe essere corretto per soddisfare le esigenze di questa pianta. 

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Gli investimenti e le opportunità per i produttori locali

L’introduzione di nuove colture richiederà comunque un investimento iniziale, sia in termini di infrastrutture (irrigazione, protezione contro il freddo), ma anche di formazione degli agricoltori che dovrebbero acquisire nuove competenze, non solo per piantare e coltivare avocado e mango, ma anche per proteggere le piante da eventuali malattie e ottimizzare la produzione lungo tutte le fasi della filiera. 

Gli esperimenti di coltivazione condotti nelle altre regioni del Sud Italia, soprattutto nelle aree dove avocado e mango sono già una realtà affermata, e l’esperienza di alcuni agricoltori pugliesi che hanno iniziato a piantare alberi e testare la loro adattabilità e resa, sebbene su scala ridotta, costituiscono una preziosa base di partenza per capire se le due colture possano essere espanse su larga scala e quali possano essere i rischi e i vantaggi reali per la Puglia post Xylella. Se la coltivazione in Puglia dovesse riuscire, i produttori locali potrebbero accedere a un mercato in espansione con la possibilità di ridurre i costi di importazione e fornire prodotti freschi e a chilometro zero. La crescente popolarità dell’avocado e del mango, soprattutto nei mercati biologici e gourmet e nella ristorazione, offre opportunità interessanti per i produttori locali.

Quali potrebbero essere le aree più vocate della Puglia per la coltivazione di specie tropicali?

Assodato che le aree più vocate della Regione devono avere un clima mite, con inverni non troppo rigidi e una disponibilità d’acqua sufficiente per soddisfare le esigenze idriche di queste colture, possiamo provare a distinguere le diverse zone della regione in funzione di un criterio di specializzazione colturale su base microclimatica. Il Salento è caratterizzato da un clima particolarmente mite e marittimo, soprattutto lungo le coste, dove le gelate sono rare, rendendolo potenzialmente un’area idonea per la coltivazione di avocado e mango, ma anche interessante per uno studio puntuale su altre specie tropicali (lichee, papaya, annona etc). Inoltre, queste zone godono di una buona esposizione solare e di terreni ben drenati, elementi cruciali per il successo delle colture tropicali. Nelle aree costiere intorno a Brindisi e Ostuni, caratterizzate da un clima mediterraneo con estati calde e secche e inverni miti, l’approvvigionamento idrico potrebbe rappresentare una sfida così come nel Gargano dove si potrebbero configurare alcune aree a clima mite sulle fasce costiere. La parte meridionale del Tavoliere, nelle vicinanze di Foggia e Cerignola è più soggetta al freddo, ma in alcune aree si potrebbero sperimentare apprestamenti protettivi. In tutte le aree dove le colture rappresenterebbero una nuova introduzione andrebbe valutata l’ipotesi di una coltivazione estesa non prima di una attenta sperimentazione volta a valutare in primis la risposta delle piante in termini di adattabilità alle condizioni pedo-climatiche. 

Conclusioni

La proposta di sostituire gli ulivi colpiti dalla Xylella con altre specie arboree da frutto rappresenta una possibilità da valutare con attenzione. Le specie tradizionali possono risultare una scelta sicura adatta agli agricoltori che vogliono mantenere un legame con la tradizione e il territorio, ma potrebbero non garantire  margini economici elevati. Le colture tropicali potrebbero offrire maggiori potenzialità economiche e un’opportunità di diversificazione, ma richiedono investimenti maggiori, una gestione idrica attenta e presentano rischi legati a eventuali cambiamenti climatici estremi. Un approccio misto, con entrambe le tipologie di colture, in funzione delle diverse aree, potrebbe rappresentare una strategia di riconversione bilanciata per il territorio pugliese con le colture tradizionali nelle zone più fredde e con quelle tropicali lungo le coste in presenza di risorse irrigue.

In ogni caso, la riconversione agricola richiede un approccio integrato, che tenga conto non solo dei cambiamenti climatici, ma anche della disponibilità di risorse naturali e del rispetto delle tradizioni locali anche in termini di identità paesaggistica e culturale della Regione, legata da millenni alla tradizione olivicola.

È indubbio che se il clima continuerà a favorire le specie tropicali e le risorse idriche saranno gestite in modo efficiente, avocado e mango potrebbero rappresentare una valida alternativa per diversificare l’economia agricola pugliese colpita dalla Xylella. Tuttavia, sarà indispensabile investire in studi approfonditi, attività di ricerca, formazione e infrastrutture per garantire che queste colture esotiche possano crescere in modo sostenibile e redditizio.

In conclusione, se da una parte la coltivazione di piante tropicali in Puglia potrebbe rappresentare una possibilità concreta per diversificare e rilanciare l’economia agricola della Regione; dall’altra, si tratta di una sfida complessa che richiederà tempo, risorse e una pianificazione attenta in termini di investimenti da parte degli Enti Locali nell’ambito della ricerca e degli aiuti agli agricoltori. Resta comunque una speranza, per una terra che sta cercando di risollevarsi dall’incubo della Xylella.

 

A cura di: Vittorio Farina
© fruitjournal.com

Photo credit: depositphotos.com

 
 
 

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