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Varietà antica, dall’origine ancora incerta, il susino Sangue di Drago si distingue nel vasto panorama colturale come una gemma di rara bellezza e pregio. Appartenente al gruppo delle prugne cino-giapponesi, questa varietà vanta importanti caratteristiche organolettiche, ma anche interessanti peculiarità agronomiche che lo rendono oggetto di attenzione sia da parte dei produttori che dei consumatori.
Susino sangue di drago: origine e caratteristiche
Nonostante l’origine incerta, molti studiosi concordano sulla possibilità che la varietà sia derivata da selezioni autoctone del Mediterraneo, con possibili legami con la cultivar Sanguigna. Quest’ultima è diffusa soprattutto in Puglia ed è nota per la polpa rossa e il sapore intenso, caratteristiche che si ritrovano per l’appunto anche nella Sangue di Drago. Alcune sperimentazioni suggeriscono che questa varietà possa aver avuto origine da incroci naturali tra pruni selvatici locali e cultivar asiatiche introdotte nei secoli scorsi attraverso le rotte commerciali del Medio Oriente.
Oggi, la Sangue di Drago è coltivata principalmente nel sud Italia, dove viene apprezzata per la sua resistenza alle avversità climatiche e per la qualità dei suoi frutti. D’altra parte, la minore produttività e la necessità di impollinatori compatibili ne limitano la diffusione che, infatti, risulta ridotta rispetto ad altre cultivar di Prunus salicina. In compenso, negli ultimi anni, grazie alla riscoperta delle cultivar tradizionali e alla loro valorizzazione nell’ambito della frutticoltura sostenibile, questa varietà pare stia riscuotendo un rinnovato interesse da parte degli addetti ai lavori.
Dal punto di vista morfologico, l’albero si presenta di vigoria medio-elevata, con portamento espanso e ramificazioni tendenzialmente aperte. La chioma, mediamente densa, permette una buona esposizione della fruttificazione alla luce solare, migliorando così la colorazione e la qualità del frutto. Le foglie sono di dimensioni medio-piccole, ellittiche, con margine finemente seghettato e picciolo corto, di colore verde intenso.
Come anticipato, essendo una varietà autosterile, necessita di impollinatori adeguati come Shino e Sorriso per garantire una buona produzione. La fioritura avviene in epoca precoce, con fiori bianchi caratterizzati da petali ampi e tondeggianti. La fase di allegagione può essere influenzata dalle condizioni climatiche primaverili, con il rischio di cascola in caso di temperature instabili o precipitazioni prolungate. Per questo motivo, la scelta del sito di impianto e della tecnica colturale è fondamentale per ottimizzare la resa produttiva. In generale, nella terza decade di luglio avviene la maturazione dei frutti. Questi risultano di pezzatura medio-grossa, con forma sferoidale o talora ellissoidale. La buccia, di colore rosso violaceo, è spessa e ricoperta da una pruina evidente. La polpa, di un intenso colore rosso, è mediamente soda, dolce e poco acida, offrendo un’esperienza gustativa di elevata qualità.
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Considerazioni agronomiche
La coltivazione del susino Sangue di Drago richiede un’attenta gestione agronomica per ottimizzare la resa e la qualità dei frutti. Uno degli aspetti cruciali è la scelta del portainnesto, che influenza non solo la vigoria della pianta, ma anche la sua resistenza a stress idrici e patogeni del suolo. Tra i più utilizzati, vi è il mirabolano (Prunus cerasifera), particolarmente indicato per la sua elevata compatibilità e capacità di adattarsi a differenti tipologie di terreno, compresi quelli tendenzialmente siccitosi. È bene tuttavia precisare che suoli particolarmente calcarei possono causare problemi di clorosi ferrica, da gestire con pratiche agronomiche mirate, come la fertirrigazione con chelati di ferro.
Altro fattore determinante per garantire un’adeguata colorazione della buccia e un accumulo ottimale di zuccheri nella polpa è poi l’esposizione alla luce solare. Il sesto d’impianto dovrebbe prevedere distanze adeguate tra le piante (almeno 5×5 metri in coltura tradizionale), favorendo la circolazione dell’aria per ridurre il rischio di malattie fungine come la monilia (Monilinia spp.) e la ruggine (Tranzschelia pruni-spinosae). Inoltre, una corretta potatura, con interventi di diradamento e apertura della chioma, contribuisce a migliorare la qualità dei frutti e la loro pezzatura.
Per quanto concerne problematiche di natura fitosanitaria, la varietà si mostra piuttosto resistente agli attacchi di afidi e tripidi, ma è sensibile alla Sharka (Plum Pox Virus), tra le principali avversità del susino. In tal senso, l’adozione di strategie di prevenzione, come l’impiego di materiale certificato e l’eliminazione delle piante infette, è fondamentale per prevenire o contenere la diffusione del virus.
Mercato e potenzialità del susino Sangue di Drago
Il susino Sangue di Drago rappresenta una nicchia nel mercato frutticolo, ma gode di un crescente interesse da parte di consumatori e produttori orientati alla valorizzazione delle varietà tradizionali. Il suo principale vantaggio risiede nella qualità organolettica dei frutti, caratterizzati da una polpa succosa, dolce e aromatica, particolarmente apprezzata sia per il consumo fresco che per la trasformazione in confetture, succhi e prodotti da forno.
Attualmente, la distribuzione della varietà è limitata rispetto ad altre cultivar più produttive e commercialmente affermate, ma il trend del mercato premia sempre più le produzioni di nicchia ad alto valore aggiunto. In particolare, la richiesta di ortofrutta coltivata con metodi sostenibili e a basso impatto ambientale potrebbe favorire la diffusione della Sangue di Drago, specialmente in ambito biologico.
Accanto a questo, con un adeguato lavoro di promozione e valorizzazione territoriale, la varietà potrebbe guadagnare spazio anche a livello commerciale, puntando sulla distintività del prodotto e sulle esigenze del consumatore moderno. Il susino Sangue di Drago d’altronde rappresenta una testimonianza concreta della ricchezza varietale del panorama frutticolo italiano. Valorizzarne le caratteristiche uniche, sia dal punto di vista estetico che organolettico, potrebbe allora fare la differenza, offrendo al mercato alternative inedite per chi desidera diversificare la propria produzione o semplicemente assaporare un frutto dalla storia affascinante e dal gusto inconfondibile.
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Ilaria De Marinis
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