Germogliamento delle drupacee: come gestirlo al meglio

La ripresa vegetativa delle drupacee rappresenta una fase cruciale del ciclo produttivo. Comprendere i meccanismi che la governano consente di salvaguardarne il suo corretto svolgimento

da d.liberto
germogliamento frutteto (1)

Il germogliamento rappresenta una delle fasi fenologiche più critiche e determinanti nel ciclo annuale delle colture arboree da frutto. Nelle specie appartenenti al gruppo delle drupacee, tale transizione coincide con il passaggio da uno stato di quiescenza indotta – caratterizzato da profonda inattività metabolica e arresto della crescita – a una condizione di piena attività meristematica e differenziazione dei tessuti. Questo processo, strettamente regolato da stimoli ambientali e ormonali, assume una valenza centrale nella determinazione della futura capacità produttiva della pianta, condizionando sia l’emissione dei germogli che la fioritura, con riflessi diretti sulla quantità e qualità della fruttificazione.

Comprendere i meccanismi fisiologici alla base del processo del germogliamento, riconoscere i fattori limitanti e saperli gestire in modo razionale rappresenta una competenza strategica per gestire al meglio un frutteto. Garantire condizioni ottimali per una corretta ripresa vegetativa consente infatti non solo di sincronizzare lo sviluppo delle gemme, ma anche di mitigare i rischi legati a eventi meteorologici avversi, come le gelate primaverili, che possono compromettere irrimediabilmente l’esito della campagna produttiva.

Germogliamento: cosa accade nelle piante?

Durante l’autunno, le drupacee entrano nella fase di dormienza, uno stato di inattività in cui le gemme arrestano la loro crescita per proteggersi dal freddo. Questa fase, detta “dormienza endogena”, è regolata da equilibri ormonali complessi, con predominanza di acido abscissico e ridotta attività delle citochinine. Superato il fabbisogno in freddo, espresso come numero di ore a temperatura compresa tra 0 e 7 °C, si verifica una progressiva disattivazione dei freni biochimici alla crescita. L’innalzamento delle temperature primaverili attiva le cellule meristematiche apicali, stimola la divisione e l’allungamento cellulare e riavvia i flussi di linfa grezza e linfa elaborata.

Dal punto di vista morfologico, il germogliamento può manifestarsi secondo due principali modalità, in funzione della specie: in alcune drupacee (come il pesco e il susino) si assiste prima alla comparsa delle foglie e poi dei fiori (germogli a dominanza vegetativa), mentre in altre (come il ciliegio e l’albicocco) i fiori possono precedere la formazione delle foglie (germogli a dominanza fiorale). Questa differenza influisce anche sulla vulnerabilità alle gelate primaverili e sulle tecniche di gestione agronomica.

Fattori che influenzano la ripresa vegetativa

Il germogliamento è un processo complesso, modulato da fattori ambientali, fisiologici e nutrizionali. La temperatura è sicuramente il principale fattore di controllo: inverni troppo miti possono non assicurare un adeguato soddisfacimento del fabbisogno in freddo, determinando una ripresa vegetativa irregolare, caratterizzata da germogliamento asincrono e presenza di gemme cieche. Anche il fotoperiodo gioca un ruolo importante, sebbene nelle drupacee la sua influenza sia subordinata rispetto alla temperatura.

Anche la nutrizione può influire sulla corretta ripresa vegetativa delle colture arboree, la disponibilità di riserve accumulate nella stagione precedente (sotto forma di carboidrati, azoto organico e micronutrienti) condiziona la vigoria e la capacità di sviluppo delle gemme. Inoltre, stress idrici, squilibri nutrizionali o danni meccanici (potature errate, grandinate) possono ritardare o compromettere la regolare ripresa vegetativa.

germogliamento drupacee

Pratiche agronomiche per una corretta ripresa vegetativa

Un germogliamento omogeneo e vigoroso è auspicabile per assicurare una produzione regolare e di qualità. La concimazione autunnale, effettuata nel post-raccolta riveste un’importanza strategica: attraverso un adeguato apporto di azoto, fosforo, potassio e microelementi, si reintegrano le riserve perse durante la fruttificazione, predisponendo le gemme al corretto sviluppo nella stagione successiva.

La potatura, se eseguita con criterio, consente di equilibrare la carica di gemme, migliorare l’illuminazione della chioma e stimolare l’attività dei germogli vegetativi. A supporto di queste pratiche, è possibile intervenire con biostimolanti a base di estratti vegetali, idrolizzati proteici o alghe, in grado di anticipare la rottura della dormienza e migliorare la risposta vegetativa.

Il rischio delle gelate tardive: prevenzione e strategie di difesa

La fase di ripresa vegetativa, oltre a rappresentare un momento importante per l’andamento della successiva stagione produttiva, è anche una fase di massima vulnerabilità per le piante. Le gelate tardive, infatti, possono arrecare danni considerevoli a gemme, fiori e giovani germogli. Per questo motivo, è fondamentale il monitoraggio meteorologico, con particolare attenzione ai minimi termici notturni, che consente di predisporre interventi tempestivi e mettere in atto strategie di difesa integrata.

Tra le tecniche più efficaci vi sono i sistemi antibrina soprachioma, che sfruttano il calore latente di solidificazione dell’acqua per mantenere le gemme a temperature prossime a 0°C. Allo stesso tempo, una gestione agronomica oculata, che eviti eccessi di azoto e apporto idrico nelle fasi più a rischio, può ridurre la sensibilità al freddo. Anche la scelta varietale può contribuire alla resilienza del frutteto: cultivar a fioritura tardiva o dotate di maggiore tolleranza alle basse temperature rappresentano una risorsa preziosa nei contesti più esposti.

In conclusione la fase di ripresa vegetativa delle drupacee è un momento chiave in cui si determinano la produttività e la sanità del frutteto. Risulta pertanto importante saper leggere i segnali della pianta, conoscere i meccanismi fisiologici coinvolti e adottare tecniche agronomiche appropriate. Solo in questo modo si rende possibile coniugare condizioni climatiche sempre più mutevoli con le esigenze delle colture e della produzione, garantendo risultati soddisfacenti anche in condizioni climatiche variabili.

 

Donato Liberto
©fruitjournal.com

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