Sebbene la maggior parte dei prodotti a base di pomodoro presenti oggi livelli di metalli pesanti entro i limiti di legge, è sempre consigliabile prestare attenzione alla provenienza e alla qualità dei prodotti. Spesso, infatti, l’accumulo nei terreni agricoli di sostanze tossiche presenti in natura, a causa delle attività umane – come le emissioni industriali, l’uso intensivo di agrofarmaci e l’irrigazione con acque contaminate – può raggiungere concentrazioni pericolose, che vengono poi assorbite dalle colture. È il caso del cadmio, un metallo pesante presente nell’aria, nell’acqua e nel suolo, la cui diffusione è legata appunto tanto a fenomeni naturali, come le eruzioni vulcaniche o l’erosione delle rocce, quanto a ragioni antropiche, in particolare attività industriali e agricole. Quando le concentrazioni aumentano per effetto dell’inquinamento, le conseguenze sulle coltivazioni possono essere gravi, con ripercussioni dirette sulla sicurezza alimentare e la salute umana. Tra le colture esposte alla contaminazione da cadmio rientrano i pomodori. Fortunatamente, però, oggi in quelli venduti regolarmente (soprattutto in Europa e in Italia), la presenza di cadmio è rara e ben controllata, con livelli quasi sempre inferiori ai limiti di legge. Questo anche perché non tutti i pomodori assorbono il metallo allo stesso modo, esistendo alcune varietà più “tolleranti” o meno predisposte ad assorbirlo.
Il rischio tuttavia permane laddove si introducono pomodori provenienti da territori extraeuropei, dove i controlli sono meno severi, o coltivati in terreni con eccessivo uso di fosfati chimici.
Ma quali sono i possibili danni da cadmio nei pomodori?
Le conseguenze non sono affatto trascurabili. Quantità elevate di questo metallo pesante interferiscono con funzioni vitali delle piante, danneggiandone il metabolismo e compromettendone la crescita. Uno degli effetti più immediati è la riduzione della fotosintesi. Il cadmio blocca la produzione di clorofilla, causando clorosi e limitando l’efficienza energetica. In altre parole, la pianta diventa incapace di “nutrirsi” attraverso la luce solare. Ma il danno non si ferma qui.
Questo metallo agisce anche sul cuore del sistema fotosintetico, il Fotosistema II, ostacolando il trasporto di elettroni e riducendo la capacità della pianta di generare energia. A ciò si aggiunge una competizione nociva per l’assorbimento di nutrienti essenziali come calcio, magnesio, ferro e zinco. Il risultato? Carenze nutrizionali e raccolti più scarsi.
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Una partita tutta da giocare
L’allarme però non riguarda soltanto l’ambito produttivo. Come anticipato, l’accumulo di cadmio nei pomodori, e più in generale di tutti i metalli pesanti, ha implicazioni dirette anche per la salute umana, poiché questa sostanza può facilmente entrare nella catena alimentare attraverso i prodotti contaminati. È per questo che organizzazioni internazionali come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) monitorano attentamente la presenza di questi elementi negli alimenti, valutandone i potenziali rischi per i consumatori.
Nel tentativo di contenere il fenomeno, anche la ricerca si sta attivando per offrire agli agricoltori soluzioni che possano consentire di proteggere una delle colture più apprezzate e coltivate nel panorama mondiale e al contempo più esposta alla questione “metalli pesanti”. A tal riguardo un recente studio ha acceso i riflettori su due microrganismi benefici, Pseudomonas sp. HS4 e Paenarthrobacter sp. AS8, che – noti per le loro capacità di promuovere la crescita delle piante – sarebbero in grado di limitare l’assorbimento del cadmio nelle coltivazioni di pomodoro e al tempo stesso mitigarne i danni. I risultati ottenuti sino a questo momento hanno fatto ben sperare, ma non senza effetti collaterali: se da un lato, infatti, si è registrata una riduzione dell’accumulo di cadmio nei germogli di pomodoro del 52%, dall’altro le piante inoculate hanno mostrato un calo della biomassa e un aumento dello stress ossidativo.
L’agricoltura del futuro potrebbe quindi trovare un valido alleato nei batteri promotori della crescita delle piante, ma per ora la strada da percorrere per una soluzione definitiva è ancora lunga. E sebbene la presenza di cadmio nel pomodoro sia generalmente contenuta entro i limiti di legge, il potenziale accumulo nel suolo e nelle colture richiede attenzione, soprattutto in ottica preventiva. Monitoraggio costante e pratiche agricole sostenibili restano dunque fondamentali per tutelare la qualità delle coltivazioni e la salute dei consumatori.
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Ilaria De Marinis e Federica Del Vecchio
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