Domani sciopero nazionale degli operai agricoli

da Redazione FruitJournal.com

Domani, venerdì 15 giugno, i sindacati degli operai agricoli e florovivaisti hanno proclamato una giornata di sciopero.

Secondo Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil non c’erano le condizioni per il proseguimento del negoziato legato al rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro degli operai agricoli e florovivaisti a causa del rifiuto di Confagricoltura, Coldiretti e Cia di accogliere la gran parte delle richieste contenute nella piattaforma unitaria proposta dai sindacati.

Le parti sociali ricordano che il contratto è scaduto lo scorso 31 dicembre. Tra le richieste dei rappresentanti dei lavoratori: l’aumento dei permessi e dei congedi, l’integrazione per la maternità e la tutela dei lavoratori colpiti da malattie gravi fino alla tutela delle donne vittime di violenza.

“Più tutele per i lavoratori degli appalti, per i lavoratori delle imprese senza terra e per quelli stranieri che lavorano in Italia attraverso distacchi internazionali, un intervento a sostegno degli Oti che perdono il lavoro durante l’anno, insieme alla necessità di aumentare gli interventi a tutela della sicurezza sul lavoro. Sono stati questi – rimarcano i sindacati – alcuni dei temi sui quali ci siamo confrontati negli ultimi mesi registrando, però, pochi passi in avanti”.

“Inoltre – proseguono Fai, Flai e Uila – abbiamo chiesto di valorizzare i temi che riguardano il collocamento, il trasporto e le azioni positive che possono essere messe in campo dalla Legge 199/2016, che agisce contro lo sfruttamento e il caporalato. Una buona legge che abbiamo fortemente voluto con iniziative unitarie negli scorsi anni. Su questo e su altri temi, come la possibilità di riunioni in azienda, Confagricoltura, Coldiretti e Cia, hanno risposto negativamente.

La trattativa si è complicata con le richieste che le controparti hanno avanzato di cancellare l’orario giornaliero di 6,30 ore e di prevedere un salario minimo nazionale che scardina l’attuale modello contrattuale agricolo. Destrutturare l’orario di lavoro metterebbe a rischio la contribuzione previdenziale per il calcolo della indennità di disoccupazione e non si avrebbe più alcun controllo sulla durata dell’orario giornaliero. Così come l’introduzione di un salario minimo a livello nazionale non tiene conto della struttura retributiva esistente nel settore che affida la titolarità della definizione dei salari contrattuali alla contrattazione provinciale, rischiando di determinare condizioni peggiorative sul versante salariale. Il nostro rifiuto ad accettare queste proposte – concludono i sindacati – ha portato Confagricoltura, Coldiretti e Cia ad interrompere le trattative e a non voler più proseguire il confronto”.

 

Fonte: Flai, Cgil, Fai, Cisl, Uila, Uil.

 

Articoli Correlati