Vanno bloccate con norme nazionali le aste online al doppio ribasso che strangolerebbero gli agricoltori con prezzi al di sotto dei costi di produzione.
E’ quanto afferma la Coldiretti in merito alle pratiche commerciali sleali che danneggiano il settore produttivo nonostante il codice etico firmato l’anno scorso fra il ministero dell’Agricoltura e le principali catene della grande distribuzione che avrebbe dovuto evitare questo fenomeno ma che purtroppo non ci è riuscito.
“Occorre intervenire al più presto – afferma in una nota Ettore Prandini, vicepresidente nazionale di Coldiretti – con un quadro di regole condivise a livello italiano che blocchino questo meccanismo e favoriscano invece lo sforzo di una ridistribuzione di valore lungo la filiera”.
L’asta elettronica al doppio ribasso – precisa Coldiretti – prevede che i fornitori di un prodotto facciano una prima offerta di prezzo di vendita e che poi quel valore diventi la base per una seconda asta online dove i partecipanti devono scendere ancora per aggiudicarsi la commessa. In questo modo – rileva sempre Coldiretti nella sua nota – non si tiene conto in alcun modo della qualità e delle differenze produttive con il prezzo finale che arriva al di sotto dei costi di produzione mandando in perdita a cascata agricoltori e trasformatori.
Si aggravano così – sostiene la Coldiretti – i pesanti squilibri presenti nella filiera di distribuzione del valore. Per ogni euro di spesa in prodotti agroalimentari freschi come frutta e verdura solo 22 centesimi arrivano al produttore agricolo ma il valore scende addirittura a 2 centesimi nel caso di prodotti trasformati, dal pane ai salumi fino ai formaggi, secondo ISMEA.
“Le aste online al doppio ribasso – sottolinea Prandini – danneggiano tutte le filiere produttive. I meccanismi perversi delle doppie aste online al ribasso schiacciano le aziende agricole, devastano i bilanci, deprimono produzioni e lavoro, creano una giungla che dal campo alla tavola favorisce solo i guadagni della grande distribuzione, causando un calo della qualità che danneggia sia i consumatori per quello che portano in tavola sia i redditi di chi produce”.
Fonte: corriereortofrutticolo.it