La qualità della frutta è un fattore di considerevole importanza per una produzione di successo.
Esso dipende da un numero di parametri che necessita di essere riconosciuto e compreso, al fine di poter prendere decisioni informate su quali tipologie di ciliegio siano migliori per essere coltivate al giorno d’oggi ed in futuro, in modo da massimizzare le opportunità e fare sì che questa coltura rimanga redditizia in futuro.
La rivista scientifica Acta Hortus, edita dalla SOI (Società Ortofrutticola Italiana), ha pubblicato degli studi relativi all’innovazione varietale ed al miglioramento genetico del ciliegio effettuati rispettivamente da Amandine Boubennec dell’unità per la coltura del ciliegio dolce, Centro Technico Interprofessionale di Frutta e Legumi (CTIFL), in Francia e da José Quero Garcia dell’Università di Bordeaux. Quanto emerso pone l’attenzione sui caratteri del frutto da tenere in considerazione in questi processi.
In un contesto di cambiamento climatico e diversificazione delle pratiche di produzione agricola, gli attori della filiera del ciliegio dolce si stanno rivolgendo all’innovazione varietale per lavorare su caratteri come il problema delle spaccature, la durezza, il calibro, le proprietà dei frutti e le caratteristiche dell’albero, in modo da ottenere produzioni di alta qualità. L’offerta varietale sta evolvendo e diversificando ed accanto alle varietà principali, rimaste invariate per molti anni, adesso ne sono presenti delle nuove, derivanti dai programmi d’innovazione varietale, che potrebbero essere in grado di rispondere alle nuove necessità del settore.
Il ciliegio dolce è un frutto importante a livello globale, ma questo settore deve continuamente affrontare nuove sfide, sotto diversi punti di vista (es. economico, ambientale e sociale), per rimanere competitivo sui mercati globali e locali. Per queste ragioni è necessario trovare soluzioni che migliorino la produttività, la resa economica e la sostenibilità dell’azienda agricola. Inoltre, nonostante al giorno d’oggi molti fattori influenzino la crescita e la resa economica del mercato, di fatto esso si espanderà in relazione diretta alla qualità del prodotto che noi produciamo e l’innovazione varietale è una delle strade possibili per raggiungere questo obiettivo.
L’innovazione può essere definita come un processo concreto che viene pianificato, realizzato ed adattato alle necessità della commercializzazione. L’innovazione è un mezzo per raggiungere obiettivi strategici, migliorare la competitività, differenziare il prodotto sul mercato e creare valore. L’innovazione varietale è la combinazione di numerosi criteri definiti per ottenere la più alta qualità possibile nella produzione di ciliegie. Per questo essa è una delle componenti maggiori nell’adattamento dell’agricoltura ai cambiamenti climatici.
Il cambiamento climatico e la diversificazione delle pratiche di produzione agricola stanno generando condizioni di coltivazione sempre più eterogenee. Sono, quindi, necessarie varietà che siano diversificate e adattate all’ampio spettro di condizioni biotiche e pedoclimatiche e che rispondano alle esigenze dei mercati europei e mondiali. Le varietà, inoltre, devono essere identificate per permettere ai produttori di effettuare una scelta consapevole tra il materiale disponibile, a seconda dei loro obiettivi produttivi.
Per fare questo, è necessario sviluppare nuove metodologie per:
- definire l’ideotipo varietale che plausibilmente sia in grado di incontrare le aspettative del settore in vari contesti produttivi e commerciali;
- promuovere lo studio delle interazioni genotipo- ambiente nella rete delle sperimentazioni varietali ed inoltre caratterizzare le varietà testate a seconda della loro risposta alle carenze di risorse ed agli stress ambientali;
- caratterizzare le risorse disponibili e gli stress biotici ed abiotici presenti nelle prove di campo;
- raccomandare le varietà sulla base di criteri multipli, integrando le aspettative dei diversi attori al contesto produttivo e di utilizzo delle varietà
In generale, a prescindere dal periodo di maturazione, le caratteristiche di una pianta di ciliegio dolce dovrebbero essere le seguenti: buona produttività, capacità di autoregolazione del carico, calibro dei frutti omogeneo, dimensione media dei frutti di almeno 26 mm, tolleranza alle spaccature da pioggia e alla Monilia spp., durezza del frutto, buone proprietà organolettiche ed adattamento a vari canali di distribuzione.
Spaccature
Le spaccature nel ciliegio dolce sono un fenomeno altamente complesso, osservato regolarmente nelle aree di maggior produzione mondiale. Le spaccature dipendono da diversi fattori (genetici, fisiologici, climatici ed agronomici) e generalmente avvengono dopo fenomeni piovosi. Nonostante i numerosi sforzi per trovare soluzioni e le alternative disponibili in termini di pratiche colturali, il problema delle spaccature rappresenta ancora un fattore limitante alla produzione commerciale, in aree dove le piogge sono presenti durante il periodo di raccolta.
Misure agronomiche aggiuntive e l’uso di coperture in plastica per proteggere i frutti dalla pioggia potrebbero ridurre il rischio, ma non costituiscono un metodo efficace ed affidabile di controllo per tutte le zone climatiche. La selezione e l’impianto di cultivar tolleranti rappresentano ancora le opzioni migliori per ridurre le perdite associate a questo problema.
Durezza del frutto
Per i frutti di ciliegio dolce, la durezza della polpa è uno dei caratteri più remunerati da commercianti e consumatori ed è spesso usato come criterio di valutazione della qualità del frutto. Il raggiungimento di una durezza ottimale implica una migliore maturazione sulla pianta, un aumento della resistenza ai danni da manipolazione e trasporto, una migliore adattabilità alla conservazione in cella frigorifera, una maggiore shelf-life e, dunque, frutta più adatta all’esportazione.
Le differenze genotipiche espresse dalle diverse cultivar per il parametro durezza possono essere significative. In un recente esperimento fattoriale, la durezza delle ciliegie è stata fortemente influenzata dalla cultivar, dal periodo di conservazione e dalla shelf-life in post-conservazione. Tutti questi fattori hanno interagito significativamente, ma il fattore cultivar è quello che ha inciso maggiormente.
Dimensione del frutto
La dimensione del frutto è un carattere critico nella qualità della produzione, infatti, nel mercato delle ciliegie dolci fresche una differenza di soli 2 mm può rappresentare un fattore dirimente tra profitto e perdita. Lo sviluppo di nuove varietà di ciliegio che producano frutti di dimensioni maggiori è uno dei principali obiettivi del miglioramento genetico.
Sebbene le caratteristiche genetiche delle varietà siano il punto di partenza, le pratiche agronomiche possono avere un ruolo importante e contribuire in maniera significativa alla definizione del calibro finale del frutto. A questo scopo, si possono effettuare alcuni tipi di interventi colturali (come la potatura ed il diradamento) per ridurre il carico di frutti ed aumentare l’area fogliare nella chioma (migliorando il rapporto vegeto-produttivo). In ogni caso, quanto più una varietà sarà in grado di autoregolarsi, maggiore sarà il profitto.
Sapore: il grado zuccherino
Il livello zuccherino del frutto rappresenta un aspetto importante in quanto contribuisce a determinare il gusto e l’accettabilità del prodotto da parte del consumatore. Per questo, i dati sul livello di gradimento di ogni varietà da parte dei consumatori sono molto importanti nel guidare i produttori nella scelta delle varietà per i nuovi impianti.
Questa lista di caratteri da tenere in considerazione è ancora molto lontana dall’essere esaustiva. I cerasicoltori professionisti, ad esempio, hanno molte aspettative anche in termini di resistenza/tolleranza a patologie ed insetti. Breeder e genetisti, infatti, dovrebbero rimanere particolarmente in allerta per fronteggiare le nuove minacce che potrebbero molto velocemente mettere a repentaglio la produzione di questo frutto altamente apprezzato, ma allo stesso tempo molto fragile.
L’arrivo, 10 anni fa, di un insetto invasivo come la Drosophila suzukii negli Stati Uniti ed in Europa ha già impattato terribilmente sulla produzione di ciliegio in numerosi paesi. Altre malattie come la Xylella fastidiosa non rappresentano ancora un problema serio per il ciliegio, ma rimangono temi di preoccupazione. Altre prerogative dei cerasicoltori sono la qualità post-raccolta (resistenza dell’epidermide, preservazione del picciolo) o perfino riguardo l’estensione del calendario di produzione per la segmentazione del mercato.
Nella valutazione delle cultivar di ciliegio dolce è, quindi, necessario tenere conto di numerosi fattori per prendere decisioni informate su quali ciliegie sia preferibile coltivare oggi e in futuro per massimizzare le opportunità e fare in modo che il settore rimanga redditizio, assicurando una elevata qualità produttiva. Tuttavia è anche importante ricordare come l’introduzione di una varietà innovativa non dipende solo dalla genetica ma anche da come un prodotto viene coltivato e commercializzato.
I produttori devono assicurare pratiche colturali che permettano alle varietà di sviluppare il loro pieno potenziale. E’ inoltre necessario lo sviluppo di strategie di mercato che garantiscano che i caratteri innovativi dei prodotti siano indirizzati al consumatore. La combinazione di questi elementi assicurerà il successo delle nuove varietà.
Recentemente si è registrato un leggero aumento nella produzione globale, risultato dell’arrivo del ciliegio su nuovi mercati, come Cile e Cina. Dall’altro lato, la produzione in paesi come Francia o Germania è fortemente diminuita. I programmi di miglioramento genetico più importanti sono stati descritti recentemente da José Quero García, attualmente ricercatore presso INRA-Bordeaux, in Francia. Il più importante programma di miglioramento genetico pubblico partito nel XX secolo rimane tutt’ora attivo e nuovi programmi si stanno sviluppando in paesi come Cile, Cina o Spagna.
Più recentemente, anche il settore privato ha iniziato a giocare un ruolo sempre più importante, in particolare in California dove si sta conducendo un programma di miglioramento mirato allo sviluppo di cultivar a maturazione precoce e con un basso fabbisogno in freddo. Nonostante questo, la produzione di ciliegie deve affrontare sfide molto significative, sia in relazione alle conseguenze del cambiamento climatico, su scala mondiale (in particolare a causa del riscaldamento globale) che all’emergenza di nuovi parassiti e malattie (ad esempio la mosca della frutta, Drosophila suzukii).
I breeder devono quindi aggiungere nuovi caratteri all’interno degli schemi di selezione, oltre a quelli tradizionali ed inevitabili come la produttività, il diametro dei frutti, la durezza, la qualità aromatica. Con i recenti sviluppi tecnologici nell’area della biologia molecolare e della bioinformatica, l’uso delle informazioni basate sul DNA, attraverso un approccio di selezione assistita dei marker molecolari, è diventata una realtà per i genetisti che si occupano di ciliegio.
Sebbene sforzi importanti nella ricerca siano ancora necessari per sbrogliare la determinazione genetica dei principali caratteri di interesse agronomico, queste metodologie consentono già una riduzione significativa nei costi di miglioramento. Di seguito vi illustriamo i principali passaggi del processo.
Ibridizzazione
La maggior parte dei breeder generano famiglie segreganti F1 attraverso l’ibridizzazione tra genitori intercompatibili. Le cultivar autofertili sono quelle più spesso usate come genitori paterni, dato che essi vengono considerati come donatori universali e quindi possono impollinare qualsiasi cultivar. Poichè, però, queste cultivar sono solitamente altamente produttive, potrebbe essere più appropriato usarle come genitore materno. In questo caso, i fiori devono essere evirati (attraverso la rimozione delle antere) prima dell’impollinazione.
Quando cultivar auto-incompatibili vengono impiegate come genitori materni, è necessaria l’esclusione degli impollinatori attraverso l’uso di sacchi o reti anti-insetto. Per essere in grado di generare variabilità, i breeder non solo conducono impollinazioni controllate ma lasciano avvenire anche impollinazioni casuali. Questo permette loro di testare, con previe conoscenze degli attributi agronomici dei genitori materni, se un’alta percentuale di discendenti sarà ottenuta da numerosi impollinatori, che è tradizionalmente chiamata nella genetica quantitativa, “Abilità di combinazione generale” (ACG).
Quando vengono fatti incroci controllati, al contrario, i breeder cercano di sfruttare il valore riproduttivo delle combinazioni parentali accoppiate, “abilità di combinazione specifica” (ACS). Una terza possibilità, non ancora molto studiata, nel miglioramento del ciliegio dolce è quella chiamata poli-incrocio. In questo caso, i breeder scelgono numerose cultivar compatibili, che vengono poste in strutture confinate con bombi. Per ogni semenzale generato, il breeder non saprà qual è il genitore paterno, ma sarà sicuro che questo genitore può appartenere solo ad un certo gruppo di genitori potenziali.
In questo contesto, usando i marcatori molecolari, un breeder potrebbe riuscire a determinare la paternità di tutti i suoi ibridi e, quindi, potrebbe produrre un sottoinsieme di incroci controllati, stimando la ACS. Uno dei principali vantaggi degli incroci controllati, rispetto all’impollinazione aperta, è che si possono incrociare cultivar che altrimenti non sarebbe possibile inter-incrociare in natura perchè i loro periodi di fioritura non sono in sincronia. La scelta di queste diverse tecniche dipenderà dagli obiettivi del miglioramento e delle risorse economiche a disposizione dei breeder.