Le superfici dedicate alla pianta di kiwi verde e giallo continuano a crescere nel metapontino, nonostante l’areale presenti talvolta carenza di acqua e di ore in freddo: cerchiamo di rispondere con il produttore Giuseppe Zuccarella alla domanda se coltivare kiwi conviene in queste zone.
Giuseppe Zuccarella è un produttore lucano che prima del 2011 produceva fragole, ortaggi e pesche. Oggi coltiva quasi 18 ettari di kiwi, 10 della varietà Hayward, altri 7,5 della varietà G3. Altri 30 ettari sono ancora destinati alla coltivazione di fragole e ortaggi.
“Nei prossimi due anni – racconta – conto di incrementare di altri 25 ettari la coltivazione di actinidia”. L’azienda Zuccarella sorge nel comune di Pisticci, in provincia di Matera, e si sviluppa su 100 ettari di proprietà e15 in affitto.
Fruit Journal ha intervistato l’imprenditore con l’obiettivo di approfondire alcuni argomenti relativi alla coltura dell’actinidia e se coltivare kiwi conviene.
I kiwi prodotti in azienda giungono sul mercato seguendo due diversi canali di distribuzione: mentre la varietà Hayward è libera, la G3 è un kiwi giallo gestito in modalità club. Spiega il proprietario: “Zespri ha concesso la licenza per la produzione ad alcune strutture in Italia, tra cui l’Apofruit. Io, in quanto socio, ho avuto il permesso di coltivare 7 ettari di kiwi G3. Il primo impianto di questa varietà nella mia azienda risale a due anni fa, mentre quest’anno ho avuto la concessione per impiantarne altri 10 ettari. Una volta assegnata la quota degli ettari, il produttore può piantare kiwi. Non è previsto il pagamento di royalties, ma si è tenuti da contratto a conferire il prodotto ad una struttura di riferimento. Non c’è nessun altro vincolo”.
Le varietà di kiwi sono tante e l’Italia è un grande produttore.
Tuttavia ci sono alcune varietà che stanno incontrando problemi di natura fitosanitaria in alcuni degli areali che in passato erano maggiormente vocati per questa coltura: “L’Hayward, il classico kiwi verde, ha riscontrato problematiche di varia natura, purtroppo sempre gravi, in diversi areali italiani molto vocati. Ad esempio lo scorso anno nelle zone in provincia di Latina c’è stata una gelata che ha provocato non pochi danni agli impianti; in Veneto e in Piemonte sono molto rilevanti le problematiche legate alla batteriosi. Anche il marciume del colletto sta insidiando le coltivazioni messe a dimora nelle regioni del Centro e Nord Italia. Per tutti questi motivi negli ultimi anni la produzione di actinidia si sta spostando in nuovi areali: uno di questi è il Metapontino”.
Mentre nella zona di Latina il clima è ideale per la coltivazione di questo frutto, lo è meno al Sud. In compenso negli areali meridionali lo sviluppo della batteriosi risulta più difficile: “Per questo i grandi gruppi che si occupano di commercializzare kiwi – continua Zuccarella – premono per spostare la produzione al Sud Italia, nonostante le caratteristiche pedoclimatiche del territorio non siano perfette per questo tipo di coltura”.
I due “nodi” del Sud Italia
Il Sud Italia presenta due grandi “nodi” legati alla coltivazione dell’actinidia: “Il kiwi richiede molte ore di freddo, soprattutto le varietà gialle. La stretta che ha portato fuori commercio negli anni scorsi alcuni interruttori di dormienza, ha costretto noi produttori meridionali ad affrontare molti problemi nella conduzione delle colture e a rivalutare se coltivare kiwi conviene, soprattutto negli anni caratterizzati da inverni miti. Fortunatamente però, negli ultimi due o tre anni abbiamo avuto un gennaio molto freddo, elemento che ci ha consentito di produrre volumi importanti e di ottima qualità”.
L’actinidia ha inoltre bisogno di molta acqua: “Ci sono stati degli anni in cui abbiamo riscontrato problemi nell’approvvigionamento idrico a causa di stagioni estremamente siccitose”.
Il reperimento della manodopera
“Da produttore – ci spiega – vorrei inoltre inserire, tra le le questioni più complicate da gestire, la difficoltà di trovare manodopera”. L’actinidia è una specie molto rustica, ma ha comunque bisogno di alcune operazioni colturali: “Una delle operazioni più delicate per questa coltura è la potatura e come potare il kiwi, per questo è necessario servirsi di manodopera esperta; altre operazioni impegnative – continua Zuccarella – sono rappresentate dal tirare i rami e legare i capi a frutto, ma si tratta di operazioni che si svolgono tra gennaio e febbraio, quando la manodopera non manca e non ci sono molti altri lavori da svolgere nei campi. In primavera per il kiwi giallo è necessario eseguire il diradamento dei germogli e dei fiori: in questo periodo, anche a causa della forte presenza nei dintorni di areali dediti alla coltivazione di pesche e fragole, riscontriamo problemi nel trovare manodopera”.
Mercato: segnali positivi
Per provare ad affrontare la questione prezzi, chiediamo al produttore come si è comportato questo frutto sul mercato nelle ultime campagne: “Durante l’annata 2017-2018 a causa di una gelata tardiva che ha interessato la provincia di Latina, tutto il raccolto di quella zona è andato perduto. In quel caso, a causa della scarsità che si era generata, il prodotto delle nostre zone di produzione è stato liquidato con un prezzo molto alto. In generale il mercato del kiwi degli ultimi anni può dirsi positivo, sia le varietà libere che quelle protette da privativa sono state ben apprezzate dal mercato. Più in dettaglio, l’Hayward ha risposto molto bene, mentre della varietà G3 ho raccolto il primo frutto solo quest’anno, ma tutti i produttori che negli anni passati hanno conferito il G3, sono riusciti a spuntare prezzi compresi tra 1,50 a 1,80 euro al kg”.
Kiwi rosso
Negli ultimi anni si parla molto di kiwi rosso, l’interesse è molto alto: “Il prossimo anno vorrei cimentarmi con una varietà rossa. Sono consapevole che è il rosso è più suscettibile delle altre varietà sia alla batteriosi che al clima, pertanto proverò a coltivarlo sotto telo in modo da proteggerlo al meglio. Il telo mi permetterà anche di proteggere la buccia, che nelle varietà rosse è estremamente delicata, essendo molto più liscia anche delle varietà gialle. Si tratta di una caratteristica che rende il frutto estremamente sensibile. Anche solo un leggero sfregamento o urto potrebbero provocare la comparsa di macchie che contribuirebbero al deprezzamento del prodotto. La protezione conferita dal telo eviterà che il vento faccia urtare o sfregare i frutti tra loro”.
Infine alcune considerazioni relative all’importanza della programmazione che, secondo Zuccarella, nella coltivazione di actinidia rappresenta il 50% del lavoro: “Programmare è un’operazione necessaria e fondamentale per il produttore di kiwi. Bisogna sempre cercare l’equilibrio giusto tra le proprie potenzialità economiche e la disponibilità di manodopera, che durante i mesi primaverili è molto scarsa. Questo problema è tanto più evidente per quelle varietà club come il G3 o il Jintao”.
A cura di Teresa Manuzzi
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