Melo, una ricerca studia l’effetto delle reti ombreggianti e foto-selettive sulla coltura

da Redazione FruitJournal.com

Un tempo frutto tipico degli areali settentrionali, il melo è oggi sempre più diffuso anche nel Sud Italia che attualmente ospita quasi il 10% delle produzione di mele made in Italy.

A competere con i grandi numeri del comprensorio melicolo settentrionale, prima fra tutte le regioni del Sud, troviamo la Campania, seguita a distanza dalla Sicilia.

Nella regione partenopea, infatti, la coltivazione del melo sta vivendo un importante slancio, improntata quasi essenzialmente sulla cultivar Annurca e il suo mutante Annurca Rossa del Sud, che sta gradualmente sostituendo la varietà originaria.

 

L’Annurca rappresenta l’unico esempio di antica cultivar con una diffusione importante sul territorio, costituendo una quota consistente della produzione lorda vendibile del comparto frutticolo campano. Nella melicoltura nazionale, inoltre, la mela Annurca costituisce una realtà del tutto particolare e specifica non solo per l’antica tradizione che vanta, ma anche per le caratteristiche qualitative e la tipicità delle agrotecniche applicate. Infatti, un altro aspetto che rende questa cultivar particolare è il fatto che dopo la raccolta deve essere posta in una struttura specifica – detta melaio – per l’arrossamento. Quest’ultima fase del processo produttivo è molto delicata, ed è in grado di condizionare la qualità del frutto, rappresentando inoltre un passaggio essenziale per le mele da certificare.

 

Spostandosi in Sicilia, invece, è l’area etnea a conservare la maggiore biodiversità vegetale. Gelato, Gelato Cola e Cola sono le tre cultivar con maggiore riconoscibilità e diffusione in alcuni impianti specializzati che, in ambiente particolarmente vocato, hanno resistito di fronte a una pressione costante da parte delle cultivar alloctone.

 

Sulla scorta di questo affascinante e ancora inedito panorama, diviene allora fondamentale il ruolo della ricerca. A tal proposito, particolarmente interessante è lo studio condotto su melo dai professori Richard M. Bastías, Pasquale Losciale, Camilla Chieco e Luca Corelli-Grappadelli, afferenti rispettivamente ai diversi dipartimenti dell’Universidad de Concepción del Cile, dell’Università di Bari, dell’Istituto di Biometeorologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Bologna e dell’Università di Bologna.

I quattro esperti hanno infatti analizzato l’effetto di reti ombreggianti di colore rosso e blu sulle caratteristiche morfologiche e fisiologiche della foglia del melo, con l’obiettivo di valutare le conseguenze sull’anatomia delle foglie e sullo scambio di gas nelle foglie di meli coltivati in condizione di luce solare.
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Nello specifico, alberi di mele della cv. Fuji sono stati coperti da reti rosse e blu al 40%, lasciando alberi con rete bianca al 20% come parametro di controllo.
Sono stati allora valutati molteplici fattori:

1. relazioni luminose (densità di flusso fotonico fotosintetico, PPFD – rapporto luce rosso/rosso – rapporto luce R/FR – rapporto luce blu/rosso, B/R);
2. caratteristiche anatomiche della foglia  (rapporto mesofilo da palizzata a spugnosa, P/S – densità stomatica, SD);
3. scambio di gas fogliare (velocità di fotosintesi netta, An – conduttanza stomatica, gs – tasso di traspirazione, E – efficienza intrinseca dell’uso dell’acqua, IWUE).

Si è notato che le reti rosse e blu hanno prodotto un calo del 27% della densità di flusso fotonico fotosintetico, riducendo altresì del 20% la densità stomatica e del 25% il rapporto mesofilo da palizzata a spugnosa rispetto al controllo.

Al contrario, non si sono riscontrati effetti negativi su velocità di fotosintesi e conduttanza stomatica. Non solo, le reti blu hanno determinato un aumento del 21% della conduttanza, favorendo un valore maggiore del tasso di trasposizione e uno minore di efficienza intrinseca dell’uso dell’acqua, con un generale incremento della proporzione di luce nel rapporto luce blu-rosso.

Questi risultati hanno quindi dimostrato i vantaggi derivanti da un potenziale utilizzo di reti rosse e blu per la modulazione differenziale dello scambio gassoso delle foglie del melo attraverso la corretta gestione della luce solare in condizioni di campo.

 

In definitiva, la portata innovativa della sperimentazione condotta risiede proprio nella scelta del melo quale coltura da testare. In passato, infatti, diversi esperimenti avevano già dimostrato il ruolo delle reti rosse e blu nella regolazione della fotosintesi, ma la maggior parte di essi era stata condotta su piante erbacee e in condizioni di luce controllata. Al contrario, questo lavoro – concentrandosi sui processi che coinvolgono meli coltivati alla luce del sole – potrebbe offrire inediti spunti e nuove, importanti informazioni relative a questa coltura simbolo della frutticoltura italiana.

 

Ilaria De Marinis
© fruitjournal.com

 

Bastias_et_al_2021_plants-10-00127.pdf

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