Anche il pistacchio a rischio Xylella: secondo l’ultimo aggiornamento Efsa, la pianta si aggiunge al già lungo elenco delle specie che possono essere infettate dal patogeno.
Tra le nuove specie di piante identificate come ospiti del patogeno Xylella fastidiosa spuntano pistacchio, cachi e piante ornamentali. A renderlo noto, l’ultimo aggiornamento del database realizzato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare.
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Cresce ancora l’elenco di piante che possono essere infettate dal patogeno: con l’aggiunta di 37 nuove colture, oggi sono ben 595 le specie a rischio Xylella.
Preoccupa, in particolare, la presenza del pistacchio (Pistacia Vera L.) tra gli ospiti del ceppo salentino ST53.
“Si tratta di una pessima notizia per i progetti di rigenerazione e differenziazione agricola nelle aree infette del Salento perché – si legge sulla pagina di Infoxylella – tra le colture arboree mediterranee, il pistacchio è notoriamente una specie poco esigente e molto adattabile a terreni poveri e condizioni di coltivazione difficili in zone caldo aride”.
Nel caso del pistacchio, l’agente è stato riscontrato in alcuni alberi da frutto in Iran. “Come 35esima specie ospite del ceppo salentino – si legge ancora nel comunicato – d’ora in avanti, salvo future deroghe, sarà vietato piantare pistacchio in tutta l’area demarcata infetta, ivi compresa la zona contenimento”.
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Di qui l’intervento di Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia: “È determinante sbloccare le risorse destinate alla ricerca dal Piano per la rigenerazione olivicola, i 20 milioni di euro da destinare agli studi scientifici e alla sperimentazione per ricostruire al meglio il patrimonio produttivo e paesaggistico del 40% della regione colpita dalla Xylella”.
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Come precedentemente effettuato per mandorlo e ciliegio, recentemente approvate per la deroga al divieto d’impianto, diviene importantissimo e urgente verificare sperimentalmente la suscettibilità/resistenza delle più importanti cultivar di pistacchio al batterio.
“Le indagini diagnostiche sulle piante delle varietà di ciliegio dolce e mandorlo selezionate, a seguito dell’esposizione sia all’inoculo artificiale, sia ad adulti di sputacchina con elevata incidenza di infezioni di Xylella fastidiosa – rileva Coldiretti Puglia, sulla scorta dello studio scientifico dell’IPSP del CNR di Bari – sono state determinanti per dimostrare che la presenza del batterio risulta in media inferiore all’11% su mandorli e ciliegi. Questo dato, confrontato con quanto ottenuto nelle tesi con piante di olivo, con la media di piante infette del 74,43%, indica una percentuale significativamente più bassa di infezione di mandorlo e ciliegio”.
“Nel caso di ciliegio e mandorlo è stata osservata sia una minore suscettibilità alle infezioni, che un ridotto impatto sintomatologico delle infezioni, dato che la manifestazione dei sintomi – riferisce Coldiretti Puglia – fa riferimento principalmente a bruscature fogliari, che non evolvono in disseccamenti delle branche, come invece accade per le infezioni su olivo o altre specie ospiti”.
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Intanto, anche la Commissione europea e gli Stati membri sono al lavoro su nuove misure contro il batterio.
Fondamentale, la diversificazione colturale che, accompagnata dagli studi scientifici, rappresenta un passaggio fondamentale per una ricostruzione efficace dal punto di vista economico e paesaggistico, “puntando oltre che sulle due varietà resistenti di ulivo Leccino e FS17, sempre con il supporto della scienza, su altre varietà tipicamente mediterranee come il mandorlo o il fico, perché bisogna ridare agli agricoltori le chiavi delle loro aziende e il loro futuro attraverso i reimpianti, gli innesti e la sperimentazione – ha concluso Coldiretti – privilegiando tutte le piante ospiti appartenenti a varietà per le quali vi sia una evidenza scientifica, anche se non definitiva, su tolleranza e resistenza al batterio”.
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Ilaria De Marinis
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