È ora online lo Speciale Biostimolanti: contributi scientifici, esperienze di campo e novità dal fronte normativo per scoprire questa categoria di prodotti che anno dopo anno diventa sempre più preziosa alleata degli operatori.
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Nel 2013, l’European Biostimulant Industry Council (EBIC) ha definito i biostimolanti come “sostanze e/o microrganismi che, applicati alla pianta o alla rizosfera, stimolano i processi naturali che migliorano l’efficienza di assorbimento e assimilazione dei nutrienti, la tolleranza a stress abiotici e la qualità del prodotto”.
È stato così chiarito il significato del termine, ma nella pratica molti aspetti sono ancora rimasti poco conosciuti: dalla normativa comunitaria che avrebbe dovuto definire in modo netto cosa in concreto può o non può essere commercializzato come biostimolante, all’analisi dei vantaggi effettivi derivanti dal loro impiego, fino ai nuovi lavori di ricerca che vedranno la luce nei prossimi mesi e anni.
Entro questa prospettiva si inserisce la Biostimolanti Conference, l’evento organizzato da Fruit Communication e Arptra che – giunto nel 2022 alla sua terza edizione – si propone di contribuire a diffondere conoscenza e comprensione di questa preziosa categoria di prodotti.
A corollario e integrazione della Biostimolanti Conference 2022, si aggiunge ora questo “Speciale Biostimolanti” di Fruit Journal che, accogliendo contributi scientifici ed esperienze in campo di produttori e tecnici, racconta da diverse angolazioni caratteristiche e opinioni relative a questi prodotti.
In ambito normativo, come evidenziato da Chiara Manoli, Regulatory Affairs Manager – ILSA SpA, la possibilità di immettere sul mercato prodotti innovativi più velocemente rispetto a oggi rappresenterà un incentivo per le imprese a investire nello sviluppo di nuovi prodotti, a vantaggio degli agricoltori chiamati a far fronte a problematiche sempre più stringenti.
Sul fronte della ricerca scientifica, attraverso una sintesi di un lavoro pubblicato dal professor Daniele Del Buono dell’Università degli Studi di Perugia, si offre un inquadramento relativo alle diverse ricerche che hanno testato l’utilizzo di biostimolanti naturali per migliorare la resistenza delle piante a siccità e salinità. Due fattori che, proprio a causa dei cambiamenti climatici, nei prossimi anni metteranno sempre più a dura prova i sistemi agricoli, danneggiando resa e qualità del prodotto sia per coltivazioni in pieno campo che per le colture protette.
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Accanto alla risoluzione di condizioni di stress delle colture, un possibile impiego di queste sostanze si può avere anche nelle strategie di controllo del fenomeno del cracking dei frutti di ciliegio.
A spiegarlo un contributo scritto a più mani da Alessandro Mataffo, Pasquale Scognamiglio, Youssef Rouphael, Boris Basile dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e da Mariateresa Cardarelli e Giuseppe Colla dell’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo.
Il cracking è una grave fisiopatia pre-raccolta che colpisce numerose specie da frutto e, in modo particolare, il ciliegio. Considerata l’elevata rilevanza economica della coltura, l’importante danno economico che lo spacco può apportare e la necessità di rendere le produzioni sempre più sostenibili, negli anni sono state studiate diverse strategie per contenere questo problema. Tra queste – si spiega nell’articolo – rientra anche l’uso di prodotti biostimolanti valutati per cercare di ridurre la suscettibilità del ciliegio allo spacco del frutto.
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Restando nell’ambito della frutticoltura, Antonio Ferrante dell’Università degli Studi di Milano si sofferma sul ruolo giocato dai biostimolanti nel miglioramento della fioritura, della formazione e dello sviluppo dei frutti. Mentre Vincenzo Michele Sellitto, professore associato presso la facoltà di agraria di Timisoara, analizza l’effetto biostimolante dei microrganismi azotofissatori liberi e simbionti che, oltre ad assimilare l’azoto elementare trasformandolo in ammonio, sono in grado di sintetizzare sostanze ad azione biostimolante e fitormonale, utili per la crescita delle piante.
Dalla scorsa edizione della Biostimolanti Conference recuperiamo invece i contributi del professore Lucio Brancadoro dell’Università degli Studi di Milano, e dei professori Luigi Lucini dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, e Pii Youry della Libera Università di Bolzano.
Attraverso il lavoro di Brancadoro, si pone l’accento sull’importanza dei biostimolanti nel contrastare gli stress abiotici in viticoltura che, complici i cambiamenti climatici, minano sempre di più la regolare gestione delle colture. In modo particolare quella dell’uva da vino, per la quale i biostimolanti rappresentano oggi uno strumento utile a rendere la coltura maggiormente resiliente.
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Tramite gli studi e le prove in campo di Lucini e Youry si approfondiscono, invece, i risultati ottenuti dall’adozione di nuove discipline come la metabolomica e la trascrittomica che – producendo un’enorme mole di dati in un determinato intervallo di tempo – permettono di comprendere meglio i meccanismi di azione delle sostanze biostimolanti e, nello specifico, degli idrolizzati proteici.
Segue un articolo dedicato a uno studio – pubblicato nel 2021 su Food Chemistry – condotto da esperti afferenti al Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria – Viticoltura ed Enologia (CREA – VE) di Turi (Ba). Scopo della ricerca dimostrare come lieviti inattivati specifici possono stimolare la biosintesi di antociani e favorire così la colorazione delle uve.
Dalla ricerca si passa poi al campo attraverso le parole di agronomi, produttori e amministratori di farmacie agricole.
Con l’intervento a cura di Giuseppe Pecoraro, agronomo e responsabile tecnico per Alltech Crop Science – Italia, approfondiamo vantaggi, risultati e andamento commerciale dei biostimolanti, strumenti utili a “fronteggiare i cambiamenti climatici in sintonia con l’UE”. Della marcia in più di questi prodotti parla invece l’agronomo Domenico Annicchiarico dello studio di consulenza in agricoltura Floema Consulting, che illustra il ruolo giocato da questi prodotti nelle diverse fasi fenologiche, grazie alla loro capacità di favorire il metabolismo delle piante e di aumentarne la resistenza agli stress. Ulteriori testimonianze giungono dal campo attraverso i racconti dei produttori Luigi Di Nardo e Antonio Savino che rivelano la loro esperienza dopo aver introdotto questi formulati nelle proprie aziende agricole.
Uno sguardo al trend commerciale legato a questa nuova categoria di prodotti sul mercato è infine offerto da Francesco Gigante (Girifalco Srl) e Michelangelo Stolfa (Auxiliaria Naturae Srl), che sottolineano la necessità di ampliare l’informazione e la divulgazione di conoscenze in materia di biostimolanti, al fine di poter garantire una maggiore consapevolezza tra gli agricoltori del rapporto costi-benefici legato all’utilizzo di questi prodotti.
Corri a leggerla!
In un viaggio tra diverse colture, lavori di ricerca ed esperienze dal campo, questo “Speciale Biostimolanti” di Fruit Journal ospita novità e approfondimenti che, insieme alla Biostimolanti Conference 2022, puntano a fare chiarezza su questa nuova categoria di prodotti così da renderla sempre più accessibile e alla portata di tutti.
Ilaria De Marinis
©fruitjournal.com