È partito lo scorso 20 febbraio e non accenna a finire lo sciopero camionisti contro il caro benzina che sta coinvolgendo tutto il territorio nazionale, con ripercussioni gravi sul lavoro delle imprese ortofrutticole.
Ordini annullati, spedizioni bloccate e disagi in aumento: con il blocco degli autotrasportatori iniziato domenica, crescono le complicazioni per il comparto ortofrutticolo, costretto a lasciare i prodotti fermi nei magazzini.
La mobilitazione dell’autotrasporto, partita da alcuni gruppi autonomi, ieri si è fatta sentire soprattutto in Sicilia e Puglia. A subirne le maggiori conseguenze, però, è il settore dell’ortofrutta: già da ieri, infatti, grossisti e catene distributive hanno segnalato l’annullamento di diversi ordinativi.
E se lo sciopero camionisti dovesse proseguire, com’è previsto, il rischio è di lasciare nuovamente ortaggi e agrumi fermi nei magazzini.
Com’è già accaduto nella giornata di ieri con le arance di Ribera Dop. “Centinaia di bancali di arance di Ribera Dop pronti per la destinazione delle piattaforme della Gdo e dei mercati ortofrutticoli sono rimasti nei magazzini di lavorazione con notevoli danni all’intero settore agricolo del territorio” – ha infatti scritto in una nota il Consorzio di tutela. “Al danno per gli aumenti dei costi di produzione per gli agricoltori, si aggiunge ora il gravissimo danno provocato dalla impossibilità di spedire le arance, bloccando l’intera economia del territorio e della Sicilia. Il Consorzio di tutela dell’Arancia di Ribera Dop – si legge – è molto preoccupato per le ripercussioni negative che il blocco sta provocando, con tutti i prodotti deperibili pronti per la distribuzione bloccati nei magazzini di lavorazione. Pur condividendo le ragioni della protesta, il Consorzio ritiene che non sia lo strumento adatto per risolvere un problema che blocca l’intera economia siciliana, auspicando che le istituzioni nazionali ed europee diano subito al settore degli autotrasportatori risposte immediate al fine di riprendere e garantire la commercializzazione delle produzioni agricole siciliane”.
Sulla questione si sono espressi anche alcuni agricoltori siciliani.
Fra questi Vittorio Gona, produttore dell’OP AlbaBio di Marina di Ragusa (RG), che al Quotidiano di Sicilia ha rilasciato una lunga dichiarazione. “Le ragioni degli autotrasportatori sono certamente legittime – ha detto – ed è inaccettabile che il carburante sia schizzato letteralmente alle stelle negli ultimi mesi. Ancora una volta l’Italia paga un prezzo pesante per l’infelice scelta di aver lasciato la logistica al solo trasporto gommato, escludendo il trasporto intermodale. In alcune parti della Sicilia, regione che paga il prezzo più alto per la sua marginalità territoriale, le tratte ferroviarie sono le stesse dai tempi dei Borboni”.
“Miopia, inettitudine e strafottenza della politica di ieri e di oggi che non riesce a farsi carico di un problema atavico; almeno non al punto di perequare un gap mostruoso con il resto del Belpaese ma soprattutto con l’Europa, dove la competitività si misura proprio sui km che l’ortofrutta e le merci devono percorrere per raggiungere i mercati Mitteleuropei. Una classe politica che però – aggiunge Gona – fa a gara per diramare comunicati stampa sulle assunzioni di impiegati pubblici, ignorando le realtà produttive!”
“Manifestare – prosegue – non significa danneggiare le altre categorie”.
“Se gli autotrasportatori hanno il diritto di manifestare, noi agricoltori abbiamo il diritto di lavorare. Non è solo la loro categoria che sta subendo i rincari!”
“Noi produttori siamo forse più danneggiati degli autotrasportatori, basta vedere le aste giudiziarie del nostro territorio per rendersi conto in che situazione è l’agricoltura. Anche le nostre associazioni di categoria stanno svolgendo opere di sensibilizzazione nei confronti delle Istituzioni per tutti quei rincari spesso ingiustificati e speculativi che stiamo subendo – ha spiegato – ma noi blocchiamo nessuno. Chiediamo senso di responsabilità perché così andando ci sono solo i presupposti per proteste selvagge, che impoveriscono non solo i cittadini ma anche le loro stesse famiglie. Stiamo già ricevendo molte disdette di ordini: un fatto grave che si traduce nel dirottamento degli approvvigionamenti di ortofrutta in tutta Europa, che adesso impegna la produzione spagnola. In questo modo non facciamo altro che peggiorare la situazione socioeconomica di casa nostra”.
Ilaria De Marinis
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