Biocontrollo: sperimentare con qualità

È difficile introdurre agenti di biocontrollo? Quali benefici se ne possono trarre? Ne parliamo con Maria Laura Picardi, tecnico agronomo presso la Società Cooperativa Agricola “Sole”

da uvadatavoladmin
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I mezzi tecnici di biocontrollo rappresentano oggi importanti strumenti per il controllo di insetti e patogeni dannosi per l’agricoltura. Accanto a questo, essi sono oggi garanzia di produzioni di qualità e a basso impatto ambientale.

Sul piano della gestione quotidiana quanto può essere difficile introdurre agenti di biocontrollo? E quali sono i benefici effettivi che se ne possono trarre? Lo abbiamo chiesto a Maria Laura Picardi, tecnico agronomo presso la Società Cooperativa Agricola “Sole” di Parete, in provincia di Caserta, per lo Speciale Biocontrollo di Fruit Journal.

Da quanto tempo sperimenta questi agenti di biocontrollo in azienda?

Da circa quattro anni lavoro presso la Società Cooperativa Agricola “Sole”, attraverso la quale ho instaurato un rapporto diretto con le aziende associate, in particolare con le aziende condotte in biologico, dove ho progressivamente introdotto mezzi di biocontrollo. D’altra parte, la cooperativa impiega mezzi di biocontrollo per la gestione delle produzioni già da una ventina d’anni. Nello specifico, il core business della cooperativa è la fragola. Viene dunque effettuato il lancio degli antagonisti naturali e sono impiegate tecniche agronomiche di biocontrollo che permettono la gestione di alcune patologie. Grazie a questi accorgimenti, le fragole risultano meno sensibili e più tolleranti. Ma il discorso può essere agilmente esteso ad altre colture, come il melone, il lampone e il mirtillo, tutti coltivati – anche se in minor misura – nelle aziende agricole associate alla cooperativa.

Quali vantaggi si possono trarre dall’impiego di agenti di biocontrollo?

Al di là di una sensibilità etica e ambientale, ormai sappiamo che l’impiego della chimica è sempre più limitato: molte molecole sono state eliminate e tante altre non risultano più efficaci per alcune patologie. Diversamente, impiegando insetti utili, abbiamo riscontrato dei vantaggi significativi. Tutte le aziende associate, anche quelle a conduzione convenzionale che effettuano la lotta integrata, raccolgono infatti un prodotto a residuo zero e ottimale tanto dal punto di vista delle proprietà nutraceutiche, quanto in termini di qualità. Accanto a questo, è poi di primaria importanza il materiale vegetativo di partenza che deve essere più rustico, più resistente e con specifiche caratteristiche varietali. In tal senso, anche a livello di ricerca, cerchiamo di porre già in partenza le migliori premesse per agevolare quanto più possibile la gestione sostenibile della coltura.

Si tratta di aspetti che permettono anche di fronteggiare le diverse problematiche che si possono riscontrare sulle colture.

Purtroppo i problemi variano repentinamente e, complici i cambiamenti climatici, le difficoltà sono sempre dietro l’angolo. D’altra parte, anche grazie all’impiego di strategie di biocontrollo, si cerca di prevenire e gestire il tutto razionalmente al momento giusto. Un ruolo non indifferente è comunque giocato dalla manodopera specializzata e dalla presenza giornaliera sul campo. Non a caso, noi tecnici della cooperativa facciamo assistenza quotidiana, chiedendo all’operaio stesso una particolare attenzione, in modo da avere in caso di avversità un campanello d’allarme che si attiva tempestivamente. Purtroppo, però, da qualche anno c’è forte carenza di manodopera specializzata. In tal senso, nel nostro piccolo, abbiamo cercato di arginare il problema, instaurando un rapporto diretto con i titolari delle aziende agricole, anche attraverso corsi di formazione, volti a informarli e aggiornarli sulle diverse problematiche che possono insorgere sulle colture di interesse e dunque ad aiutarli nella gestione agronomica complessiva.

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In termini di rapporti costi-benefici, come si collocano questi agenti di biocontrollo?

Senza dubbio, un tempo erano prodotti “di nicchia” o comunque poco impiegati. Oggi, invece, l’utilizzo è ben più diffuso e il mercato offre un’ampia gamma di prodotti, al punto che a volte si fa anche fatica a scegliere quello più adatto. Sicuramente i costi sono maggiori rispetto a quelli di prodotti “destinati a una gestione più convenzionale”.

Per quanto riguarda le aziende della cooperativa, noi effettuiamo principalmente il lancio degli antagonisti naturali, quindi le colture non vengono più trattate con prodotti esclusivamente chimici. In ogni caso, c’è un lavoro altrettanto impegnativo in termini di costi necessario a mantenere il giusto equilibrio tra l’insetto antagonista e quello utile che si va a lanciare. La distribuzione, infatti, viene fatta a mano nei diversi tunnel e questo ha dei costi. Tuttavia, se si guardano parametri come la qualità e la salubrità del prodotto, si può notare un equilibrio diverso che conferma i vantaggi apportati dalle tecniche di biocontrollo alla produzione, ripagando di fatto le aziende dei costi sostenuti.

Come ci si deve approcciare a questo nuovo modo di fare agricoltura?

Direi sperimentando, cambiando le abitudini e facendo piccole prove. Il timore di errare o che la strategia non vada a buon fine c’è sempre. Ma il consiglio è di riprovare e non demordere. Anche perché, nonostante le possibili difficoltà, i benefici ci sono e sono evidenti.

Guardando in prospettiva futura, come pensa evolverà questo settore?

A mio parere, fortunatamente, ci si sta sempre più avvicinando a quella che è l’agricoltura sostenibile di cui sentiamo tanto parlare. Il concetto è vasto e a volte può risultare difficile capirne pienamente il significato, anche perché spesso l’agricoltura sostenibile viene associata a tantissimi altri aspetti. Complessivamente, però, credo si stia andando nella direzione giusta, con la progressiva diminuzione dell’impiego di fitofarmaci e, al contempo, con il graduale ritorno a un’agricoltura più primitiva e attenta all’ambiente.
Per quanto riguarda la cooperativa, l’obiettivo è senza dubbio questo: preservare la fertilità del suolo e servirsi di buone pratiche agronomiche che, oltre a garantire prodotti di qualità, consentono di tutelare ambiente, consumatori e produttori.

 

Ilaria De Marinis
© fruitjournal.com

 

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