Sostanza organica: una riserva preziosa

Quanto è importante la sostanza organica? Quali benefici apporta nei suoli agrari? La parola all'agronomo Thomas Vatrano

da uvadatavoladmin
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La sostanza organica del suolo è la più alta riserva terrestre di carbonio, oltre a essere di notevole importanza come nutriente per il mondo vegetale. Conoscere a fondo l’importanza della matrice organica e mettere in atto tutte le strategie per contenerne le sue perdite appare dunque fondamentale.

La sostanza organica riveste da sempre un ruolo chiave nei suoli agrari.

Molteplici risultano infatti i suoi effetti benefici, tra cui:

  • aumento del carbonio organico e della biomassa microbica;
  • miglioramento della struttura del terreno, della capacità di scambio cationico (C.S.C – cation exchange capacity);
  • prevenzione della cosiddetta “crosta superficiale”.

La somministrazione di materiale organico si traduce in un aumento della capacità di ritenzione idrica e quindi in una maggiore quantità di acqua disponibile per le piante. Nelle regioni a clima mediterraneo, le alte temperature che contraddistinguono la stagione estiva, le coltivazioni intensive, unite a operazioni colturali irrazionali, determinano una rapida degradazione dei suoli che è sempre correlata a una drastica riduzione del contenuto di sostanza organica, sceso sotto quella soglia del 2% ritenuta indispensabile per assicurare una buona fertilità.

In alcuni areali calabresi, tuttora si utilizzano troppo e a sproposito, operazioni colturali poco consone al contenimento del cotico erboso (ne è un esempio la fresatura), dando vita al fenomeno della “suola di lavorazione”, che influenza negativamente il naturale assorbimento dell’acqua piovana, contribuisce a fenomeni di erosione, ed espone il terreno a un eccessivo arieggiamento e riscaldamento che aumentano i naturali processi ossidativi della sostanza organica.

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L’incremento di sostanza organica, nei suoli agrari, risulta di gran lunga più lento rispetto alla sua degradazione; pertanto si rende indispensabile l’utilizzo di ammendanti o di concimi organici con alti valori in sostanza organica.

Spesso l’uso irrazionale dei concimi chimici ha fortemente contribuito all’inquinamento delle acque di falda, all’accumulo di nitrati negli ortaggi con severi danni per la salute dei consumatori.
Lo ione nitrato (il più solubile in acqua e prontamente assimilabile per le piante) è altamente lisciviabile. Essendo carico negativamente non viene trattenuto dalla frazione colloidale, che nella maggior parte dei casi è carica negativamente (solo nel caso di terreni fortemente acidi si ritrova un complesso di scambio carico positivamente). Ne consegue che l’utilizzo di matrici organiche riveste un ruolo chiave nella fertilizzazione, in quanto degradandosi, in modo più o meno lento, rilasciano gradualmente i nutrienti mettendoli a disposizione delle piante nel lungo periodo e apportando tutti i benefici sopraccitati.

Molto utili risultano i concimi organici costituiti da proteine animali idrolizzate, caratterizzate dalla presenza di alte quantità di azoto organico a lenta cessione.

La frazione più importante della sostanza organica è l’humus, componente organica non-cristallina costituita in maggiore percentuale da carbonio e ossigeno e in quantità minore da idrogeno e azoto. L’humus è un colloide organico, funge da riserva di elementi nutritivi nel terreno, ed è importante proteggerlo da fonti di ossidazione in modo che possa essere degradato naturalmente.

In definitiva, la sostanza organica, per le sue capacità chelanti, contribuisce a mantenere in forma assimilabile alcuni metalli come il ferro e anioni come i fosfati, che altrimenti sarebbero indisponibili per le piante. Può interagire inoltre con le sostanze xenobiotiche e ridurne notevolmente il loro potenziale impatto ambientale.

 

Thomas Vatrano
© fruitjournal.com

 

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