Per le diverse cultivar di pesche e nettarine, a seconda che si tratti di varietà più o meno precoci, è importante monitorare la presenza dei tripidi e intervenire con gli opportuni mezzi di controllo al momento giusto.
Tra le specie di tripidi che infestano queste colture si possono citare Taeniothrips meridionalis e Thrips major, che – con le punture di nutrizione – danneggiano i fiori e i frutti.
A ricordarlo è Alsia Basilicata, ponendo l’accento sulle varietà di nettarine più precoci e soprattutto su quelle dei frutteti in cui l’anno scorso è stata osservata la presenza di danni da tripidi. In questo momento dell’anno, infatti, grande attenzione deve essere riposta soprattutto sulle varietà più precoci, per le quali è già necessario programmare i primi interventi, collocandoli nella finestra temporale tra la caduta dei petali e la scamiciatura. Allo stesso modo, bisogna monitorare le nettarine che, prive del rivestimento peloso sui frutti, sono più facilmente soggette a infestazioni da tripide rispetto alle pesche.
Come si svolge il ciclo biologico del tripide
Se si guarda al ciclo biologico delle specie di tripidi menzionate, queste svernano allo stadio di femmine adulte fecondate nel suolo o negli anfratti della corteccia. In primavera, quando le piante raggiungono la fase di bottoni rosa, le femmine depongono le uova nei fiori alla base degli stami. Dopo un’incubazione di circa una settimana, le neanidi nascono e iniziano ad alimentarsi pungendo i tessuti nelle loro vicinanze, alla base degli stami. Pian piano, poi, con l’avanzare delle fasi fenologiche, l’insetto inizia a pungere anche i frutticini in via di formazione. Nel corso della primavera e di tutta l’estate si susseguono quindi 2-3 generazioni, ciascuna formata da due stadi di neanide, uno di prepupa, uno di pupa e una fase adulta. Le femmine adulte dell’ultima generazione sono quelle svernanti.
I danni
Come anticipato, sin dalla fase di neanidi, i tripidi si nutrono della pianta, mediante punture alla base dei fiori e sui frutticini appena formati. Su questi, in particolare, si formano delle necrosi localizzate che, con l’ingrossamento dei frutti, si trasformano in cicatrici dalle quali possono anche fuoriuscire essudati gommosi. In concomitanza con le punture di nutrizione, che causano la formazione di necrosi localizzate, il tripide inietta anche la sua saliva ricca di sostanze che provocano deformazioni e lesioni che poi necrotizzano e suberificano. L’espansione di questi danni sui frutti e, talvolta, su tutti i frutti della produzione incide così negativamente, deprezzando il prodotto finale.
Come intervenire?
Le strategie e i mezzi di controllo per i tripidi di pesche e nettarine seguono i criteri della lotta integrata e, prima di qualsiasi intervento, è importante consultare il Disciplinare di Produzione Integrata della propria regione di riferimento. Fondamentale, poi, è anche il monitoraggio già dalla fase di pre-fioritura, soprattutto per quei frutteti in cui la presenza di tripidi è stata registrata nel corso della stagione precedente. In questi casi, infatti, si procede già in pre-fioritura con interventi mirati e a prescindere dal rilevamento o meno di individui, proprio per evitare l’insorgere di situazioni compromettenti nella fase di post-fioritura.
Per quanto riguarda il monitoraggio delle forme adulte, invece, è possibile ricorrere all’utilizzo di trappole cromotropiche blu, che consentono di monitorare gli andamenti della popolazione durante tutte le fasi fenologiche. La soglia di intervento varia a seconda della specie coltivata e nel caso delle nettarine, per esempio, la presenza di poche forme mobili è sufficiente a giustificare l’intervento. Infine, è bene non effettuare trattamenti durante la fase di fioritura, la più delicata per piante e pronubi, così come importante risulta monitorare la presenza degli individui, che potrebbero comparire in momenti diversi a seconda degli andamenti climatici della stagione.
Silvia Seripierri
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