Pubblicate le note tecniche 2023 per la lotta alla cimice asiatica (Halyomorpha halys). Il documento è stato realizzato da Ri.Nova, società cooperativa che si occupa di ricerca e sperimentazione nel comparto delle produzioni vegetali, attraverso la costruzione, la gestione e la rendicontazione di progetti regionali, nazionali e internazionali.
Diviso in tre macro-capitoli, il report presenta le note tecniche 2023 per la gestione della cimice asiatica, il fitofago originario del sud-est asiatico che dal 2012 – anno dell’accertato insediamento sul territorio nazionale – minaccia diverse colture, tra cui colture economicamente importanti.
Com’è noto, la cimice asiatica può arrecare danni quali-quantitativi, sia diretti che indiretti, spesso ingenti.
Eccetto la prima età, sia gli adulti che gli stadi giovanili, si nutrono a spese di diversi organi vegetali, per lo più frutti e semi in via di maturazione, mediante un apparato boccale pungente-succhiante. Generalmente, le colture prossime ai siti di svernamento e/o ad aree boschive sono quelle a maggior rischio.
Per quanto riguarda le drupacee, si riscontrano decolorazioni e/o aree infossate, mentre sulle pomacee, pero in particolare, si hanno depressioni sulla buccia e suberificazioni dei tessuti nella polpa sottostante. Attacchi precoci possono causare aborto fiorale, profonde deformazioni e cascola. Su actinidia le punture determinano suberificazioni dei tessuti del mesocarpo e spesso cascola dei frutti più colpiti (in particolare nelle varietà a polpa gialla).
Infine, sui frutti di piante orticole come pomodoro, peperone, melanzana e fagiolino, l’attività della cimice produce tessuti decolorati e spugnosi.
Per la gestione della difesa, accanto al monitoraggio e alle tecniche di difesa preventive, decisiva risulta la lotta basata sul trattamento della coltura.
Questa va eseguita attraverso mezzi di difesa che hanno un’azione nei confronti degli individui di H. halys presenti sulle colture, con effetti più o meno marcati sulla mortalità delle cimici esposte al trattamento e/o sulla riduzione del danno nei frutteti. Nello specifico, i trattamenti a base di prodotti fitosanitari o altri formulati (come ad es. sostanze di base e corroboranti) che, a vario titolo, hanno mostrato un’attività non trascurabile nei confronti della cimice asiatica.
D’altra parte, tenuto conto che la loro efficacia è parziale, per ottimizzare il risultato finale occorre seguire alcuni specifici accorgimenti applicativi: dal momento di intervento nel corso della giornata all’utilizzo di coadiuvanti/sinergizzanti, dall’applicazione a file alterne ai trattamenti dei bordi e del perimetro degli appezzamenti.
Particolare attenzione si deve poi porre sulle strategie di difesa consigliate dai Disciplinari di Produzione Integrata per le principali colture frutticole ospiti della cimice asiatica.
In generale, si consiglia di iniziare la difesa intervenendo con prodotti attivi contro gli adulti. Seguono poi i controlli sulla vegetazione anche nel periodo degli sfalci e delle trebbiature delle colture erbacee ospiti limitrofe (es. soia) e nel corso delle raccolte nei frutteti adiacenti e delle varietà più precoci, che possono provocare massicci spostamenti della cimice verso la coltura.
Nello specifico, per quanto riguarda il pero già ad aprile-maggio occorre effettuare un attento monitoraggio per individuare tempestivamente l’arrivo dei primi adulti svernanti su cui intervenire. Questo perché, tra le colture frutticole danneggiate dalla cimice in primavera, il pero rientra tra le prime. Diversamente, nel prosieguo della stagione la strategia di difesa dalla cimice asiatica si integra e si fonde con quella realizzata per le altre avversità.
Analogamente, per la difesa del pesco – dopo un attento monitoraggio – si consiglia di integrare la strategia di difesa contro la cimice asiatica con quella realizzata per le altre avversità, cercando di sfruttare l’eventuale efficacia collaterale dei prodotti impiegati per il controllo di Cydia molesta e Anarsia lineatella, degli afidi e delle cocciniglie prestando la massima attenzione dopo la raccolta delle cultivar più precoci per evitare spostamenti indesiderati di cimici.
Su actinidia, infine, particolarmente diffuso e importante risulta l’impiego di coperture degli impianti con reti multifunzionali anti-insetto.
Generalmente, come precisato nelle note tecniche, su actinidia viene realizzato un intervento insetticida subito prima della chiusura delle reti. E a seguire si realizzano altri 2-3 interventi a seconda della pressione delle popolazioni dell’insetto osservata mediante il monitoraggio in campo. Negli impianti non coperti da rete la difesa con prodotti fitosanitari diventa particolarmente importante e in questi casi aumenta il numero di interventi necessari per proteggere la coltura, orientando la scelta dei prodotti e le tempistiche in funzione della reale presenza dell’avversità nell’impianto e dei tempi di carenza dei prodotti insetticidi (funzione anche dei vincoli commerciali).
Come chiarito, però, i trattamenti realizzati per la lotta alla cimice asiatica in frutticoltura non possono sussistere senza una strategia di difesa complessiva. Una strategia, cioè, che contempli anche tecniche a minore impatto ambientale (come la “confusione sessuale) e l’uso delle reti multifunzionali. La scelta di attuare esclusivamente sulla difesa chimica può infatti portare a una rarefazione della entomofauna utile, favorendo l’insorgenza di attacchi di altri fitofagi come la psilla sul pero, gli acari fitofagi o le cocciniglie sui fruttiferi in genere.
Ilaria De Marinis
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