Pero: come difendersi da patogeni e fitofagi

Cimice asiatica, maculatura bruna, colpo di fuoco batterico: con Mauro Favot approfondiamo i principali “nemici” del pero

da uvadatavoladmin

Halyomorpha halys, Stemphylium vesicarium, Erwinia amylovora: questo il trittico che più desta preoccupazione tra i pericoltori italiani. Si tratta di tre problematiche differenti, ma che – specialmente negli areali settentrionali – rischiano di compromettere la produzione di pere made in Italy. Nell’ultimo numero di Fruit Journal, con Mauro Favot, perito agrario e consulente per aziende del Nord Italia e di Paesi come Slovenia, Ucraina, Russia, Kirghizistan, Kazakistan, Romania e Bulgaria, approfondiamo i principali “nemici” del pero. Una coltura decisiva per l’Italia che, non a caso, svetta al primo posto nella classifica dei maggiori produttori di pere nell’Emisfero settentrionale e in Europa.

Quali sono i principali nemici del pero?

Prima di rispondere, è necessario fare una premessa. In natura non ci sono nemici, ma esistono degli equilibri da mantenere e che – quando alterati – lasciano spazio a quelli che erroneamente chiamiamo “nemici”. Bisogna poi sottolineare che a monte, per quanto riguarda il pero, ci sono due problemi non secondari. Il primo è legato al fatto che da ormai diversi anni, non disponendo di nuove varietà, coltiviamo sempre le stesse. Abbiamo visto negli anni l’inserimento di nuove varietà, ma senza successo. Adesso ci sono due nuove varietà a club che sembrano promettenti, una delle quali sembra essere resistente a S. vesicarium, ma aspettiamo di vedere nei prossimi anni se questa caratteristica verrà confermata. La seconda criticità è invece riconducibile alle normative europee relative all’utilizzo di prodotti fitosanitari che, sempre più rigide, riducono gli strumenti a disposizione di produttori e tecnici per cui tutta una serie di malattie, che un tempo avremmo definito secondarie, stanno ora prendendo il sopravvento.
Posta questa premessa, oltre a problematiche “classiche” come ticchiolatura e psilla comune del pero, questa coltura nel corso degli anni ha dovuto far fronte a diverse ondate di complicazioni. Attualmente, però, i principali problemi che stanno mettendo in difficoltà i produttori, costringendoli all’estirpazione, sono due: Halyomorpha halys e Stemphylium vesicarium. A questi si deve poi aggiungere una terza problematica che, per quanto ancora molto sottovalutata, è in forte espansione ed è E. amylovora, agente di colpo di fuoco batterico.

Vediamoli singolarmente: la cimice asiatica

Halyomorpha halys – meglio nota come cimice asiatica – è un insetto alieno di importazione. La sua presenza in alcune regioni del Nord Italia è stata segnalata già da parecchi anni. Questo insetto ha schemi di crescita e sviluppo diversi da quelli di funghi e insetti fino ad ora conosciuti. Questo ha determinato esigenze diverse da parte degli agricoltori. Se prima si procedeva con trappole a feromoni e metodi previsionali, adottando – attraverso un piano di lotta integrata – una efficace difesa e arrivando a dei buoni risultati senza che il tecnico o l’agricoltore fosse troppo presente in campagna, adesso – al contrario – la difesa non può prescindere da quest’ultimo aspetto. Sempre più necessaria risulta, infatti, la combinazione delle strategie di difesa con le tecniche agronomiche. Perché? In primo luogo, la cimice asiatica non compie il suo volo in un periodo definito, per cui non possiamo seguire questi andamenti con le normali trappole a feromoni. Quelle che utilizziamo (poste rigorosamente fuori dai frutteti) non indicano i voli dell’insetto, ma solo la sua presenza in campo. Sono trappole di aggregazione.

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Esemplare di cimice asiatica

In seconda analisi, si deve ricordare che Halyomorpha halys sverna da adulto e già in primavera è pronta per arrecare danni alle colture. In questa stagione la cimice asiatica può anche percorrere diversi chilometri, andare nei frutteti e fare danni per poi tornarsene da dove è venuta. In particolare, attraverso il suo apparato boccale pungente succhiante, la cimice perfora la buccia sulla quale si ha una suberizzazione dei tessuti, che in seguito diventano necrotici e non crescono più. E sebbene il frutto non arresti la sua crescita, venendo meno un sufficiente numero di cellule, apparirà deformato. Accanto a questo, la cimice asiatica compie in media due generazioni in un anno e, nello stesso momento, si possono ritrovare adulti, uova e fasi giovanili. Questo rende difficile la difesa.

Dal punto di vista dei prodotti fitosanitari impiegabili, infine, non ve ne sono molti e di questi solo pochi sono realmente efficaci. Non esistono prodotti con sostanze ad azione ovicida e in linea di massima la maggior parte risulta più efficace contro le forme mobili giovanili piuttosto che contro gli individui adulti. Per questi motivi sono fondamentali alcune accortezze come la presenza dell’agricoltore e del tecnico all’interno del frutteto, il continuo monitoraggio in campo e l’intervento tempestivo contro le prime fasi giovanili, ovvero quando l’insetto è anche più sensibile agli agrofarmaci.

Cosa possiamo dire invece di Stemphylium vesicarium?

In questo caso, parliamo di un fungo che si sviluppa anche durante tutto l’inverno, a temperature medio-basse, e che si sposta dal cotico erboso alla pianta con estrema facilità. Il suo ciclo non è stato ben definito, ma è molto lungo. Il fungo si sviluppa nelle foglie e in tutte le parti verdi, e si manifesta con macchie molto simili a quelle associate alla carenza di magnesio. L’avanzamento della malattia può portare a una forte defogliazione che, a sua volta, frena l’ingrossamento dei frutti nella parte finale della loro crescita, ma – ancor di più – compromette la formazione delle gemme a fiore dell’anno successivo.

Come per la cimice asiatica, anche per il fungo responsabile della maculatura del pero non sono molti i prodotti disponibili, a differenza del passato, quando si poteva attuare una strategia di difesa molto più corposa. In ogni caso, i prodotti più efficaci sono quelli a base di strobilurine, sebbene le prove in campo testimoniano la predisposizione del fungo a diventare nel tempo resistente a queste sostanze.

Come anticipato, anche se ancora sottovalutato, a questo duo si aggiunge il colpo di fuoco batterico.

Si tratta di una malattia ciclica e ora sempre più presente, causata dal batterio Erwinia amylovora. Importanti infestazioni si sono riscontrate 15-20 anni fa su pero, oltre che sul melo. I focolai sono un po’ sparsi sul territorio nazionale, ma le situazioni più gravi si sono riscontrate nelle zone del ferrarese, del mantovano e del modenese, dove maggiori sono le superfici destinate alla coltura.

Anche contro questo batterio non ci sono prodotti efficaci, fatta eccezione per l’antibiotico, vietato però in Italia. Siamo costretti a usare induttori di resistenza o Bacillus amyloliquefaciens o il B. subtilis. Questo patogeno infetta il fiore, ma anche il frutto e il legno, sul quale si viene a creare un essudato che fa marcire e poi deperire la pianta. Dal punto di vista della gestione, gli interventi che si possono eseguire per contenere l’azione del batterio sono quelli raccomandati a livello nazionale e quindi per esempio l’estirpazione delle piante in caso di focolaio e, previa autorizzazione, la bruciatura delle piante.

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Essudati su pera di pianta infetta da E. amylovera

Ci sono condizioni che favoriscono l’insorgenza di queste problematiche nel pero?

Per quanto riguarda la cimice, essendo polifaga, la si può trovare su tantissime colture: dalla soia al pisello, dal pomodoro al pesco. Non ci sono dunque specifiche condizioni predisponenti, a differenza di quanto accade con E. amylovora, per la quale sono decisivi fattori climatici come le grandinate. Essendo un patogeno da ferita, infatti, le grandinate favoriscono l’azione infettiva del batterio che, attraverso le spaccature, può penetrare e svilupparsi. Infine, per quanto riguarda la maculatura bruna si è visto che ci sono dei fattori predisponenti legati al clima, quali temperatura e umidità, e altri al cotico erboso, la cui gestione rientra infatti tra i metodi di difesa.

Restando in materia di difesa, dunque, quali sono i mezzi a disposizione? Come si può intervenire?

maculatura bruna del pero

Per quanto riguarda la maculatura bruna, oltre alle strobilurine, gli studi dimostrano che la gestione del cotico erboso può ridurre moltissimo la pressione infettiva di questo fungo, specialmente nel periodo invernale quando il fungo sverna. Nello specifico, si è riscontrata una notevole riduzione della pressione dopo la bruciatura del cotico per pirodiserbo, calce e calciociannamide. Si è visto inoltre che il fungo predilige le graminacee, per cui la pressione è inferiore in quei prati dove ci sono erbe di diverse famiglie botaniche.

Con la cimice asiatica abbiamo invece due tipi di approcci. Partendo dall’esperienza del Friuli, una delle prime regioni in Italia ad avere avuto problemi con questo insetto, una pratica prevede l’impiego di insetti utili sulle bordure o siepi vicine al frutteto. Agendo come mezzi di biocontrollo, questi insetti parassitizzano le uova di cimice e ne ostacolano la nascita. Per quanto riguarda le strategie da adottare in campo, invece, si può prevedere l’inserimento di reti a chiusura dell’impianto o della singola fila al fine di bloccare l’ingresso dell’insetto. Questa protezione meccanica, però, non sempre garantisce una protezione, visto che diverse prove in campo hanno evidenziato una serie di piccoli escamotage che l’insetto adotta per entrare indisturbato nel frutteto e deporre le uova sui rami più alti o vicini alla rete. In tal senso, quindi, l’ideale è adottare in contemporanea quanti più mezzi di controllo possibili.

Infine per quanto riguarda il colpo di fuoco batterico, l’unica strategia al momento impiegabile è la prevenzione. Le vie a disposizione sono l’utilizzo di prodotti che, come B. amyloliquefaciens e B. subtilis, inducono resistenza e il monitoraggio costante da parte di agricoltore e tecnico in campo per eliminare tempestivamente le eventuali piante infette.

Concludendo, ci sono delle varietà che si sono mostrate più resistenti ad alcune di queste problematiche?

Per la cimice asiatica si è visto che, sebbene questa preferisca alcune varietà ad altre, può comunque arrecare danni più o meno significativi su tutte. Per quanto riguarda la maculatura bruna, caratteri di resistenza sono stati rintracciati nella cultivar William Bianca. Infine, per il colpo di fuoco batterico purtroppo tendenzialmente tutte le varietà sono sensibili alla malattia. In ogni caso, come già detto all’inizio, questi problemi ci pongono di fronte a un’evidenza ormai non più trascurabile: gli impianti vanno gestiti e bisogna viverli, bisogna andarci e osservare. Non esistono soluzioni miracolose, né prodotti chimici in grado di risolvere il problema. Solo l’insieme di più tecniche può fare la differenza, insieme alla condivisione delle informazioni che – quanto più estesa e diffusa – può permettere a tutti una buona gestione del frutteto.

 

Ilaria De Marinis
© fruitjournal.com

 

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