Pomodoro da industria Centro-Sud: serve accordo

Dopo l’intesa raggiunta dal distretto produttivo del Nord Italia, le trattative per il prezzo del pomodoro da industria si spostano ora al Centro Sud

da uvadatavoladmin
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Dopo l’intesa raggiunta dal distretto produttivo del Nord Italia, le trattative per il prezzo del pomodoro da industria si spostano ora al Centro Sud.

L’iter di negoziazione che precede l’intesa sul prezzo del pomodoro da industria non è mai affar semplice. Lo sanno bene al Nord Italia dove, solo all’indomani dell’avvio della campagna 2023, è stato raggiunto l’accordo che ha stabilito il prezzo di riferimento di 150 euro a tonnellata. Una sostanziale conferma dell’impianto contrattuale del 2022 per quanto riguarda le norme di qualità, fatta eccezione per alcune migliorie sul pomodoro tardivo, con un prezzo medio di riferimento. Prezzo che, come riportato in una nota dell’Anicav, l’Associazione tra gli industriali conservieri, si configura come “il più elevato di sempre, con un aumento di oltre il 40% rispetto al 2022”.

Ora, però, la questione torna alla ribalta. Questa volta avendo come sfondo il distretto produttivo del pomodoro da industria del Centro Sud Italia, dove la coltivazione si estende su circa 15 mila ettari di superficie.

Dati in discesa rispetto al passato che confermano una tendenza in atto già dal 2022, quando la superficie complessiva nazionale investita a pomodoro da industria ha riportato un calo sia rispetto al 2021 (-8,4%), sia nel confronto con il dato medio del triennio 2019-2021 (-2,9%). A incidere la scarsa disponibilità di acqua per irrigare e l’aumento generalizzato dei costi di produzione. Un insieme di fattori, dunque, che insieme al calo delle superfici, rivela la necessità di interventi mirati a tutela del comparto. E questo nonostante il primato italiano di terzo Paese produttore a livello mondiale.

pomodoro da industria centro sud

Ad accendere i riflettori sulle dinamiche del comparto e sull’urgenza di un’intesa sul prezzo Cia Agricoltori Italiani che, sulla scia di quanto già fatto al Centro-Nord, chiede ora di colmare i ritardi e giungere in tempi brevi a una giusta quotazione per il prodotto.

“È importante che al Centro-Sud la trattativa prosegua serrata e si raggiunga un prezzo di riferimento utile a disciplinare le relazioni e a stabilizzare il comparto” – ha sottolineato il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini. “Purtroppo, anche quest’anno, si discute di aspetti contrattuali importanti a trapianti ormai fatti, ma confidiamo in un accordo responsabile che riconosca l’impegno della parte agricola in una campagna già difficilissima e che lo faccia in maniera equa, considerando l’aumento a valore sul dettaglio di tutte le referenze del comparto”.

Specialmente in un contesto come quello descritto, aggravato dall’andamento climatico particolarmente ostile.

“In questo quadro – ha infatti aggiunto Fini – è fondamentale arrivare a un buon accordo sul prezzo per gli agricoltori, ma continuiamo a credere per il futuro che la programmazione anticipata di superfici e quantità sia indispensabile per un salto di qualità dei rapporti”.

Più in generale, per Cia – che per il 2023 si attende un’ulteriore contrazione delle superfici dedicate alla coltura – è necessario un confronto stabile con l’industria, al fine di rilanciare il ruolo dell’interprofessione. “Serve uno sforzo che non può che essere in chiave collettiva per affrontare le sfide agricole come i cambiamenti climatici e la riduzione degli strumenti di difesa fitosanitaria, i costi crescenti e la difficoltà di reperimento della manodopera. Bisogna aumentare la competitività e la sostenibilità del settore nella sua interezza – conclude l’associazione – invertire alcune tendenze negative, tra cui il calo delle vendite di prodotti tradizionali come il pelato (-12,5% degli acquisti 2021/22 sulla media delle due stagioni precedenti) con progetti di promozione condivisi”.

 

Ilaria De Marinis
© fruitjournal.com

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