Maggiore produttività grazie all’utilizzo della TEA: questa la nuova frontiera di ricerca del Crea, ora al lavoro per sviluppare cultivar di fragole ottoploidi commerciali con carattere rifiorenza e di alta qualità.
Dopo la recente approvazione per la sperimentazione in campo, le TEA – Tecniche di Evoluzione Assistita sono ora pronte per essere impiegate a pieno titolo nella ricerca. In tal senso, si inserisce BIOSOSFRU, il progetto condotto dal Crea in collaborazione con L’Università Politecnica delle Marche dedicato alle fragole.
Tra i frutti più amati e commercializzati nel mondo, le fragole sono sempre più richieste dai consumatori. Basti pensare che nel 2021 la produzione mondiale della fragola ha superato i 9 milioni di tonnellate. E in questo contesto, una posizione importante è rivestita dal Bel Paese che, con una produzione di oltre 117 mila tonnellate, si colloca al 14° posto su scala mondiale. A trainare il comparto a livello nazionale, la Basilicata e la Campania che, con oltre 1.000 ettari a testa, coprono il 50% delle superficie coltivata per un ammontare di oltre 4.100 ettari. Seguono i dati relativi al Nord Italia, dove nel 2022 si è registrato un incremento del 9%, con quasi 1.000 ettari dedicati alla coltura, principalmente concentrati in Piemonte, Emilia-Romagna, nel Veronese e nelle province di Trento e Bolzano.
A fronte delle richieste di un consumatore sempre più esigente, oggi sono molteplici le varietà di fragole presenti in commercio. Ad oggi, queste sono interamente ottenute incrociando varietà preesistenti e valutando le caratteristiche delle progenie. Le tecniche di ingegneria genetica, però, possono rappresentare un nuovo importante passo, favorendo lo sviluppo di fragole rifiorenti, a maggiore produttività o con qualità nutrizionali migliori.
Fragole e TEA: la ricerca del Crea
Nello specifico, come spiegato in una nota diffusa dal Crea, con il progetto BIOSOSFRU si è scelto di lavorare per indurre il carattere rifiorenza in varietà di fragola ottoploide (ognuna delle sue cellule contiene otto set di cromosomi, mentre le cellule degli esseri umani sono diploidi, ossia contengono due set di cromosomi, uno da ciascun genitore) unifera, che fiorisce una sola volta l’anno. Specie perenni, come la fragola, ripetono i loro cicli ogni anno passando dalla condizione vegetativa a quella riproduttiva. Aspetto che fa della fioritura uno dei più importanti eventi all’interno di questo ciclo. La modulazione dei geni, che controllano la fioritura nella fragola ottaploide (Fragaria x ananassa) sarebbe dunque di grande interesse commerciale per la coltura, perché permetterebbe la produzione dei frutti in più periodi dell’anno.
“Sono stati isolati due geni FT e TLF1 nella fragolina di bosco (Fragaria vesca) per introdurli nella fragola ottapolide. Per identificare le piante trasformate si è scelto un marcatore che conferisce resistenza al glifosate, un erbicida largamente utilizzato in agricoltura, e sono state utilizzate due cultivar di fragola ottoploide unifere ‘Romina’ e ‘Sveva’. Settecento espianti fogliari delle due cultivar sono stati sottoposti a trasformazione ottenendo 39 linee putativamente trasformate (38 di ‘Romina’ e 1 di ‘Sveva’). Al momento l’inserimento del costrutto è stato dimostrato con analisi genomica in tredici linee di ‘Romina’ e una di ‘Sveva’. Sono attualmente in corso ulteriori analisi per confermare l’introduzione dei geni”.
“Lo sviluppo di cultivar ottoploidi commerciali con carattere rifiorenza e di alta qualità rimane un obiettivo importante – si legge infatti nel comunicato – ma non così facile da raggiungere con l’ibridazione standard. Per questo motivo, sono di grande importanza nuovi strumenti molecolari che favoriscono l’introduzione del carattere nella fragola coltivata”.
Nonostante le rimostranze di diversa parte dell’opinione pubblica, negli ultimi anni lo sviluppo delle TEA non solo ha consentito di ottenere piante geneticamente modificate, ma ha permesso di alzare l’asticella dei traguardi raggiungibili. In particolare per quanto riguarda produttività e caratteristiche organolettiche, sostenibilità ambientale, economica e sociale della produzione agricola.
Questi strumenti, infatti, apportando modifiche mirate al DNA di un essere vivente, consentono di ottenere più velocemente risultati altrimenti difficilmente raggiungibili.
Le potenzialità di questi sistemi sono dunque enormi e sono state pienamente comprese dalla comunità scientifica mondiale che, non ha caso, ha avviato molteplici programmi volti a utilizzare queste tecniche. Anche in fragola, per la quale diversi sono i progetti focalizzati sulle TEA come strumento di elezione in programmi di miglioramento genetico di questo frutto.
Un frutto che, sempre più richiesto, grazie a queste tecniche può adesso puntare ancora più in alto.
Ilaria De Marinis
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