A livello nazionale, la coltivazione del pisello interessa una superficie di circa 15.000 ettari (dati Istat), ripartita in circa 5.000 ettari dedicati alla coltivazione di pisello da granella e circa 10.000 ettari alla piantagione di pisello proteico. Nel primo caso, la produzione è destinata al consumo umano; nel secondo, si tratta di una produzione caratterizzata da un elevato valore nutritivo (contenuto proteico del 20-30%), destinata all’alimentazione del bestiame.
La pianta del pisello (Pisum sativum) appartiene alla famiglia delle Leguminose, come fave e fagioli. Questa famiglia botanica è caratterizzata dalla simbiosi mutualistica con i batteri azotofissatori presenti a livello radicale, che consente a queste colture di fissare l’azoto presente nell’atmosfera all’interno del terreno, aumentandone il contenuto. Spesso, infatti, queste colture vengono seminate nell’interfila o utilizzate per effettuare rotazioni colturali garantendo il giusto apporto di azoto ad altre colture.
Caratteristiche botaniche ed esigenze pedoclimatiche
Quella del pisello è una pianta annuale, ha uno stelo erbaceo cilindrico di lunghezza variabile da 0,30 a 3 metri in funzione della varietà coltivata. Le foglie sono glabre e composte da 1-3 paia di foglioline, terminanti con cirro ramoso. L’apparato radicale è di tipo fittonante, ma dotato di numerose ramificazioni. I fiori sono raggruppati in gruppi di 2-4 su infiorescenze a racemo che nascono dai nodi mediani e superiori dello stelo. Il fiore singolo è caratterizzato da una corolla molto vistosa di colore variabile dal bianco al rosso violetto, a seconda che si parli di pisello da granella o da foraggio. I semi, invece, si accrescono all’interno di baccelli di dimensioni e forme variabili.
A differenza delle leguminose come il fagiolo, dove i cotiledoni fuoriescono dal terreno, nel pisello la germinazione del seme è ipogea. Peculiarità che conferisce una maggiore resistenza alle basse temperature, consentendo la coltivazione anche nell’Italia settentrionale. Una volta che la giovane plantula emerge dal terreno, è in grado di resistere a temperature anche inferiori a 10°C, consentendo la semina direttamente in campo nel periodo autunnale (tra ottobre e novembre) o, in alternativa, nei mesi di febbraio e marzo. Di contro, essendo una pianta particolarmente suscettibile al ristagno idrico, è molto importante effettuare lavorazioni che rendano il terreno più drenante, soprattutto in presenza di suoli tendenzialmente argillosi.
Da un punto di vista pedologico, dopo aver preparato il terreno per la semina, rendendolo abbastanza permeabile all’acqua, la coltura non necessita di particolari operazioni colturali. Bisogna tuttavia porre attenzione nel controllare la flora infestante che rischia di sottrarre sostanze nutritive e acqua alle piante coltivate e prendere il sopravvento. Per quanto riguarda la concimazione, il macroelemento più importante per i piselli è il fosforo.
Questa pianta, però, ha un importante fabbisogno di calcio che viene assorbito dal terreno. Per questo, in seguito alla raccolta, una buona pratica da adottare è quella di interrare le piante al fine di restituire al suolo parte del calcio prelevato dalle piante durante le fasi di crescita e produzione.
Varietà e sesti d’impianto per la coltivazione del pisello
In funzione del diverso grado di precocità o della forma e colore dei semi, si possono individuare diverse varietà di piselli. Una prima distinzione netta insiste tra le cultivar nane, dette anche a crescita determinata, e quelle rampicanti, a crescita indeterminata. Le varietà a crescita determinata sono caratterizzate da piante che non si sviluppano molto in altezza e hanno un ciclo colturale più breve, permettendo un raccolto precoce. Le varietà a crescita indeterminata, invece, si accrescono maggiormente e necessitano di tutori e reti per far crescere in altezza la vegetazione. Queste varietà hanno un ciclo colturale più ampio e una produzione tardiva rispetto alle precedenti, a fronte però di volumi prodotti maggiori. Inoltre, nella maggior parte delle varietà si mangiano solo i semi, ma esistono anche varietà di pisello dette mangiatutto – le taccole – dove si cucina anche il baccello, come si fa con i fagiolini.
A seconda della scelta varietale che viene fatta al momento della semina, si decide poi di adottare sesti d’impianto più o meno distanziati.
- Nel caso delle varietà rampicanti, le file di semina vengono distanziate tra loro di 70-80 cm, mentre i semi vengono disposti sulla fila a 5-6 cm. Lungo la fila, inoltre, vengono predisposti dei sostegni continui (reti) sorretti dai tutori (in diversi materiali).
- Per quanto riguarda i piselli nani, invece, non crescendo molto in altezza, tendono a occupare più volume nella parte bassa (30-50 cm) e necessitano di un sesto d’impianto maggiormente distanziato sulla fila, posizionando i semi a circa 20 cm di distanza. Rispetto alle varietà rampicanti, la distanza tra le file rimane pressoché invariata per consentire il passaggio delle macchine operatrici per la gestione delle infestanti o per operazioni che permettano il buon arieggiamento del terreno (es. sarchiatura).
Questo è uno dei periodi più idonei per la semina e coltivazione di questa Leguminosa. Inoltre, la variabilità esistente tra le cultivar disponibili sul mercato e la resistenza di questa pianta alle basse temperature ne consentono la coltivazione da nord a sud della Penisola, rappresentando così una interessante alternativa produttiva.
Donato Liberto
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