Pomodoro da industria, accordo sul prezzo non rispettato

Nonostante l'intesa raggiunta al Centro-Sud alcuni acquirenti stanno proponendo un prezzo al ribasso, a lanciare l'allarme CIA

da uvadatavoladmin
pomodoro da industria

A poche settimane dal difficile raggiungimento dell’intesa sul prezzo del pomodoro da industria negli areali del Centro-Sud e a pochi giorni dall’inizio della raccolta, CIA Agricoltori italiani ha raccolto i primi segnali di malcontento in Capitanata. “Nonostante l’accordo sottoscritto sul prezzo che stabilisce 150 euro alla tonnellata per il tondo e 160 euro alla tonnellata per il lungo – ha ribadito il presidente provinciale, Angelo Milano – la controparte dei produttori cerca di imporre valori anche significativamente più bassi”.

Il presidente di Cia Capitanata ha raccontato le modalità con cui gli acquirenti arrivano al prezzo finale ribassato

“In modo perlopiù arbitrario e non basato su dati verificati cercano di imporre un abbassamento del prezzo, facendo leva sul presunto stato di deterioramento di una quota-parte del carico”. Tutte cause che, però, come ribadisce l’associazione di categoria degli agricoltori, erano già state prese in considerazione al momento dell’accordo sul prezzo. “Tagli ulteriori non sono né equi né fanno parte dei patti”, ha tuonato ancora il presidente.
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Di certo, la situazione in Capitanata negli areali di coltivazione del pomodoro da industria va di pari passo all’andamento della carenza idrica negli invasi, ma questo non può diventare un motivo per una pretesa al ribasso di un prezzo già concordato. “L’errore della parte industriale è voler svendere il prodotto trasformato nei supermercati e, di conseguenza, non riuscire a rispettare gli accordi sui prezzi da corrispondere agli agricoltori”, ha sottolineato Milano.

I costi di produzione del pomodoro da industria sono sempre più alti

A pesare sulla produzione di pomodoro da industria al Centro-Sud è la maggiore incidenza relativa al costo del lavoro, al costo delle attrezzature e all’acquisto di sementi. “Il costo di acquisto di sementi e piantine segna un +48% rispetto al Nord – hanno ribadito dall’associazione di categoria – mentre i costi di acquisto e utilizzo di agrofarmaci per la difesa delle colture registrano un +59%. Una differenza in negativo rispetto al Nord anche per i costi delle macchine agricole (+68%) e il costo del lavoro (+58%). 

Senza dubbio, però, il problema più grande per la produzione annuale di pomodori da industria per il bacino Centro-Sud si sta rivelando la carenza idrica. I produttori, infatti, continuano ormai da mesi ad affrontare la carenza di acqua a scopo irriguo. “Difficilmente i campi di pomodoro potranno essere irrigati per tutto il periodo necessario lungo il mese di agosto e anche a settembre inoltrato – hanno lanciato l’allarme da CIA – questo significa che una parte del prodotto andrà perduto”. La situazione in Capitanata, infatti, si sta complicando ulteriormente rispetto ai giorni scorsi.

La disponibilità idrica negli invasi è decisamente critica, in particolare per la diga di Occhito sul Fortore.

Uno degli invasi artificiali con maggiore capienza in Europa, al confine tra Puglia e Molise, si presenta in estrema sofferenza. Secondo i dati del Consorzio per la Bonifica della Capitanata, infatti, a fronte di una capacità utilizzabile di 250 milioni di metri cubi, la diga ne contiene 103,5 milioni di metri cubi, arrivando a perdere un milione di metri cubi al giorno e a contenere meno della metà rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.  

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Il livello dell’acqua all’interno della diga di Occhito sul Fortore (Fonte: Ansa)

Gli altri invasi non se la passano meglio, a partire dalla diga di Marana Capacciotti, la cui disponibilità allo stato attuale è di 17,5 milioni di metri cubi, su una capacità utilizzabile di 48. Situazione critica anche per l’invaso di Capaccio sul Celone, con una disponibilità di 2,7 milioni di metri cubi a fronte di una capacità otto volte più grande. Infine, va male anche per la diga di San Pietro sull’Osento, che ha raggiunto poco più di un milione di metri cubi, a fronte di una capacità che lo scorso anno era pari a 15,7 milioni. 

“La siccità impedirà all’offerta di soddisfare pienamente una domanda crescente delle industrie di trasformazione del pomodoro da industria – hanno ribadito ancora da Cia Capitanata – sono tutti motivi per cui è importante rispettare gli equilibri interni alla filiera, in modo che gli imprenditori agricoli, a fronte degli investimenti e dei rischi sostenuti, si vedano garantiti una giusta redditività”. Per ovviare al problema emerge sempre più da varie parti la richiesta di un corposo investimento nell’irrigazione 4.0, con l’utilizzo di tecnologie che aiutino a ridurre il consumo di acqua. C’è anche chi chiede a gran voce l’ampliamento, a livello nazionale, degli invasi artificiali, anche di piccole dimensioni, per la raccolta dell’acqua piovana.
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Gli ettari coltivati a pomodoro da industria sono comunque in aumento al Centro-Sud

Nonostante le varie difficoltà, stando alle stime, quest’anno, le superfici di terreni agricoli coltivate a pomodoro da industria al Centro-Sud ammontano a 31mila ettari. Un numero in leggero aumento rispetto allo scorso anno, quando se ne contavano 25mila ettari. Basti pensare come soltanto nella provincia di Foggia gli areali si estendono su circa 15mila ettari, tra i Comuni di Lesina, Apricena, San Nicandro Garganico, Serracapriola, Chieuti, San Severo, Lucera e Torremaggiore. Una produzione che indubbiamente è ancora centrale per la Puglia e l’intero Centro-Sud, anche se si prospettano mesi difficili per l’intera campagna almeno in Capitanata, tra crisi idrica, ricerca di manodopera e costi sempre più alti negli anni. 

Silvio Detoma
© fruitjournal.com

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