L’incremento dello scorso anno, seppur minimo, potrebbe non ripetersi per questa campagna olivicola in Italia. Stando alle prime stime diffuse da Ismea, la produzione di olio si assesterà su una media di 224mila tonnellate. Se i numeri trovassero conferma farebbero precipitare l’Italia al quinto posto tra i Paesi produttori. La produzione italiana, infatti, dovrebbe essere l’unica – tra i competitor europei e mondiali – a subire una diminuzione.
Tra le cause di questa débâcle sicuramente la classica alternanza a cui, dal punto di vista genetico, sono sottoposti gli alberi di ulivo, ma anche la siccità che, in molti casi, ha influito negativamente sulla produzione di olio.
La situazione meteorologica altalenante a livello nazionale – stando alle stime – porterà a delle differenze sostanziali tra le varie produzioni olearie. Nelle regioni del Nord è previsto, infatti, un aumento del 75%, mentre sarà del 70% per quelle del Centro. Essendo soltanto delle previsioni, i valori devono ancora trovare conferma, vista anche la presenza in questi areali della mosca dell’olivo, insetto le cui conseguenze potrebbero incidere sulla qualità del prodotto. Non bisogna dimenticare inoltre che, soprattutto nei territori del Centro-Nord le produzioni potrebbero subire danni a causa di abbassamenti repentini delle temperature o della presenza di umidità elevata.
Le prime stime Ismea, però, registrano una diminuzione (-41%) per le regioni meridionali. In particolare, sarà la Puglia – prima produttrice italiana di olio d’oliva – a vedere quasi dimezzati i propri volumi rispetto allo scorso anno. In questo caso, oltre a una fioritura ridotta c’è stata anche una allegagione scarsa. Fenomeni non soltanto dovuti all’alternanza tipica della coltura, ma anche alle pochissime piogge durante i mesi estivi e soprattutto alle temperature troppo elevate.
Lo stress idrico, negli areali di produzione pugliesi, ha portato quindi a una riduzione delle vigoria vegetativa e di conseguenza della fruttificazione. Come descritto dal report di Ismea, in alcuni casi soprattutto negli oliveti più giovani si è assistito anche ad una caduta precoce dei frutti. La situazione pugliese è analoga nelle altre regioni meridionali produttrici di olive, tra cui Calabria e Sicilia, anche se in questi territori le perdite, in termini di volumi, dovrebbero essere più ridotte.
Aumentano i volumi a livello mondiale
Ormai da più di due anni, le campagne olivicole in Italia si stanno facendo sempre più complicate, a causa di tanti fattori. A livello mondiale, invece, per la campagna 2024/2025 i volumi di olio dovrebbero superare, seppur di poco, i 3 milioni di tonnellate. Un passo in avanti rispetto ai numeri dello scorso anno (2,5 milioni di tonnellate), ma pur sempre indietro rispetto ai volumi registrati in annate precedenti, tra cui quella 2021. La Spagna, dopo una stagione negativa, dovrebbe risalire a volumi tra 1,3 e 1,4 milioni di tonnellate, con un incremento del 58,3%, confermandosi al primo posto a livello europeo e mondiale. Gli aumenti relativamente più importanti, rispetto allo scorso anno, si registreranno per le produzioni in Turchia (+61,9%), Grecia (+61,3%) e Tunisia (+57,5%).
Prime quotazioni di mercato per l’olio
Intanto, sul fronte dei prezzi dell’olio, Ismea ha diffuso le prime quotazioni relative al periodo tra il 23 settembre e il 4 ottobre, registrando una sostanziale stabilità per quanta riguarda l’olio extravergine di oliva, mentre ci sono state delle leggere variazioni per gli oli di origine protetta. Andando nel dettaglio, il valore più alto si è registrato per la piazza olearia di Chieti e Pescara, nelle quali l’oro verde è stato venduto a 11 €/Kg.
A seguire ci sono gli altri mercati, come quelli siciliani (Ragusa a 10,60 € al Kg, Trapani a 9,15 € al Kg e infine Palermo con 9 €/Kg). Prezzi stabili, ma ancora alti, invece per la Puglia. La piazza di Bari è stata quella più costosa (9,15 €/Kg), seguita poi da quella di Foggia (9,05€/Kg) e dalle piazze di Brindisi, Lecce e Taranto, in cui l’olio extravergine di oliva è stato venduto a 8,40 €/Kg.
Nonostante gli aumenti previsti, si sta assistendo ad una chiusura nel mercato, specialmente di quello europeo.
Gli scarsi volumi delle scorte di olio in Europa sono una variabile da non trascurare in futuro, visto che l’UE produce da sola circa il 67% dell’olio di oliva mondiale. Dagli ultimi monitoraggi le scorte olearie europee si sono ridotte a 360 milioni di tonnellate, il valore più basso di sempre e meno della metà rispetto a quello registrato nella campagna 2018/2019.
Silvio Detoma
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