Xylella, l’ossido di carlina blocca il vettore

Un recente studio condotto presso UniCam propone l’ossido di carlina come soluzione promettente per il controllo della sputacchina, principale vettore della Xylella

da uvadatavoladmin
xylella - sputacchina - Philaenus spumarius

L’ossido di carlina, una molecola naturale estratta dalle radici della Carlina acaulis, si è rivelata una promettente alleata nella lotta contro Philaenus spumarius, meglio nota come sputacchina, il principale vettore del batterio Xylella fastidiosa. Testata in prove di semi-campo, questa molecola ha evidenziato un’elevata tossicità per ingestione e un significativo effetto antifeeding (antialimentare): non solo provoca la morte degli insetti che se ne nutrono, ma riduce drasticamente la presenza della sputacchina sulle piante trattate fino a 24 ore dopo l’applicazione.

Lo studio, condotto presso l’Università di Camerino dalla dottoressa Eleonora Spinozzi, assegnista di ricerca nel gruppo coordinato dal dottor Filippo Maggi della Scuola di Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute, è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Industrial Crops and Products. I risultati, sebbene ancora in fase di validazione sul campo, suggeriscono che l’ossido di carlina potrebbe rappresentare una promettente e sostenibile soluzione di contrasto alla Xylella, grazie alla sua derivazione completamente naturale e al ridotto impatto ambientale rispetto all’uso dei prodotti chimici tradizionali. 

Come funziona l’ossido di carlina contro la sputacchina?

La scoperta dell’efficacia dell’ossido di carlina è frutto di un percorso scientifico che ha combinato conoscenze botaniche, chimiche e agronomiche. Questo poliacetilene naturale, presente in alta concentrazione (97% dei suoi composti volatili) nelle radici della Carlina acaulis – conosciuta come cardo dorato e da sempre apprezzata per le sue proprietà antimicrobiche e medicinali – è stato estratto attraverso un processo di idrodistillazione che ha permesso di ottenere la molecola in forma pura.  Per aumentarne l’efficacia, i ricercatori hanno sviluppato una formulazione innovativa sotto forma di nanoemulsioni. Questa tecnologia aumenta la biodisponibilità del composto e ne facilita la sua adesione alle superfici delle piante, ottimizzando l’effetto contro il vettore della Xylella.

xylella - ossido di carlina - pianta di Carlina acaulis

Pianta di Carlina acaulis

Risultati principali dello studio sull’ossido di carlina

L’ossido di carlina si è dimostrato una soluzione naturale e sostenibile, riducendo fino al 94,7% la presenza della sputacchina sulle piante trattate. Ecco i risultati più significativi ottenuti dai test.

  1. Tossicità per ingestione, contatto e fumigazione: tra le tre modalità di azione testate, l’ingestione si è rivelata la più efficace. Gli adulti di P. spumarius hanno registrato tassi di mortalità elevati entro 72 ore dall’esposizione all’ossido di carlina, confermandone l’elevata tossicità per via orale.
  2. Effetti repellenti e antifeeding: l’ossido di carlina ha mostrato un effetto repellente significativo, allontanando fino al 94,7% degli insetti dalle piante trattate, con un effetto persistente fino a 24 ore. Inoltre, l’effetto antifeeding è stato altrettanto rilevante, gli adulti di sputacchina hanno ridotto drasticamente il comportamento alimentare sulle piante trattate. Questo aspetto è cruciale per diminuire l’acquisizione e la trasmissione della Xylella.
  3. Analisi elettroantennografica (EAG): un aspetto interessante emerso dallo studio è la capacità degli insetti di percepire l’ossido di carlina attraverso il sistema olfattivo. Le analisi hanno rilevato che le femmine di sputacchina possiedono una sensibilità più elevata rispetto ai maschi. Questo dato potrebbe essere sfruttato per sviluppare esche mirate, rendendo l’ossido di carlina un’opzione strategica per attirare e trattare selettivamente gli insetti vettori.

Perché l’ossido di carlina è rilevante contro la Xylella?

Agire sui vettori è fondamentale per interrompere la trasmissione della Xylella fastidiosa e proteggere le piante sane. L’ossido di carlina rappresenta un passo avanti nella gestione integrata dei parassiti (IPM), offrendo un’alternativa naturale e sostenibile all’impiego di insetticidi chimici. Questo approccio non solo tutela l’ambiente e la salute dell’uomo, ma aiuta anche a preservare gli insetti utili e a prevenire l’insorgenza di resistenze.

Xylella - ossido di carlina - sputacchina

Adulto di Philaenus spumarius

Prospettive future e sfide da affrontare

Nonostante i risultati promettenti, sono necessari ulteriori studi per valutare l’efficacia dell’ossido di carlina in condizioni reali di campo. È importante anche indagare eventuali effetti collaterali su specie non bersaglio e comprendere meglio il meccanismo d’azione della molecola. Parallelamente, l’integrazione di questa scoperta in programmi di gestione su larga scala richiederà una collaborazione tra ricercatori, agricoltori e istituzioni per garantire la diffusione di questa soluzione sostenibile e innovativa.

In conclusione, l’ossido di carlina si candida come una risorsa preziosa nella lotta contro la Xylella fastidiosa. Grazie alle sue comprovate proprietà repellenti, tossiche e antifeeding, questa molecola offre una concreta opportunità per il controllo della sputacchina, il principale vettore del batterio. Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche e applicazioni sul campo, i risultati finora ottenuti suggeriscono che l’ossido di carlina potrebbe rappresentare una svolta decisiva nella protezione del comparto olivicolo e nella salvaguardia di un territorio gravemente segnato da questo spietato patogeno.

 

Donato Liberto
© fruitjournal.com

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