Agrumi: una panoramica sulla Spagna

Con l’agronomo Alfonso Lucas Espadas, analizziamo il comparto agrumicolo della Spagna e le sfide future che lo potrebbero interessare

da uvadatavoladmin
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In Spagna il comparto agrumicolo rappresenta una parte essenziale dell’economia agricola nazionale. Il Paese iberico è uno dei principali esportatori di agrumi in Europa e nel mondo, rappresentando un diretto competitor dell’Italia. Con il Belpaese, d’altronde, la Spagna condivide condizioni climatiche favorevoli alla coltivazione degli agrumi, oltre che sfide simili, come le oscillazioni dei prezzi internazionali, le malattie che interessano queste colture e le questioni legate alla sostenibilità ambientale.

A distinguere la produzione di agrumi spagnola da quella nostrana sono perlopiù aspetti di carattere gestionale, come la maggiore meccanizzazione e le più grandi dimensioni delle aziende rispetto a quanto si può osservare in Italia. 

Di questo e di come si presenta la realtà agrumicola in Spagna abbiamo parlato con l’agronomo Alfonso Lucas Espadas,  per circa 40 anni tecnico specializzato nel controllo dei parassiti nella Comunità Autonoma di Murcia. Durante la sua attività professionale ha guadagnato la stima di tecnici, agricoltori e altri professionisti appartenenti al mondo degli agrumi, oltre che della vite da vino e da tavola. Si è occupato della difesa di queste colture, portando grandi cambiamenti in merito agli approcci fitosanitari della regione di Murcia e più in generale della Spagna. Fino a quando, nel 2019 ha iniziato a occuparsi di consulenza agronomica per diverse aziende del comparto agrumicolo e viticolo. 

Qual è lo stato del comparto agrumicolo in Spagna?

Stando ai dati relativi al 2020, in Spagna la superficie destinata alla produzione di agrumi si estende su circa 300mila ettari. All’interno del comparto, con 145 mila ettari dedicati, l’arancia è la specie più coltivata. Seguono la produzione di mandarini e quella di limoni coltivati rispettivamente su circa 100mila e 52mila ettari. Per quanto riguarda la regione di Murcia, l’agrume maggiormente prodotto è il limone, al quale sono infatti dedicati circa 20mila ettari

Entrando più nello specifico: quali sono le principali varietà di limone coltivate?

La tendenza attuale nel Paese è quella di coltivare principalmente 2 cultivar: Verna e Fino. Verna è una varietà autoctona della zona, che – rispetto al Fino – si caratterizza per una migliore conservazione del frutto sull’albero, ma una leggera alternanza di raccolti. 

Con il termine Fino, invece, ci si riferisce a un gruppo di varietà di nuova introduzione. La loro proporzione di coltivazione rispetto a quella della varietà Verna è in continua crescita, anche grazie alle caratteristiche positive che caratterizzano questo limone. Le piante appartenenti alle cultivar Fino, infatti, risultano prive di spine e di semi. Il che le rende vantaggiose da più fronti: l’assenza di spine, permette di agevolare la raccolta ed esporre meno i frutti pendenti a possibili danni causati dal vento; mentre l’assenza di semi consente ai frutti di essere maggiormente favoriti sul mercato e tra i consumatori.

Da un punto di vista commerciale, qual è la tendenza del limone sul mercato?

Noi spagnoli chiamiamo il limone “dientes de sierra” (denti di sega), una metafora che sta proprio a indicare l’andamento altalenante del prezzo che negli anni ha fatto registrare questo frutto. Per avere un’idea, si passa da 1 euro/kg in un anno a 0,10 euro/kg l’anno successivo. La ragione alla base di questa importante fluttuazione dei prezzi sul mercato può essere imputata a diversi fattori. In primo luogo, al volume delle importazioni spagnole da Sudafrica e Argentina, che – a loro volta – dipendono dall’incidenza climatica riscontrata sia in Spagna, sia nei Paesi esportatori di agrumi. Di fatto, quando in questi Paesi si verificano delle problematiche fitosanitarie o climatiche, disponendo di meno prodotto e quindi registrando un calo delle importazioni, la produzione spagnola è maggiormente favorita e i prezzi aumentano. Al contrario, quando in queste realtà la stagione procede regolarmente, senza significative anomalie, la Spagna importa più agrumi e – dati i ridotti costi di produzione dei Paesi competitor – i prezzi subiscono una flessione.

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Femmina di Anagyrus vladimiri che depone le uova nelle forme giovanili di Delottococcus aberiae

Quali sono le problematiche fitosanitarie che il comparto agrumicolo spagnolo si ritrova spesso ad affrontare?

Un’importante sfida fitosanitaria, collegata alla coltivazione degli agrumi in Spagna, è quella relativa all’Aonidiella aurantii, conosciuta come cocciniglia rossa forte degli agrumi. La sua presenza all’interno della Penisola iberica è tenuta sotto controllo attraverso tecniche biologiche come la confusione sessuale.

Una seconda minaccia, di recente introduzione, è poi uno Pseudococcide del Sudafrica, il Delottococcus aberiae. Questo patogeno è stato introdotto circa 3-4 anni fa sul territorio spagnolo e risulta molto aggressivo nei confronti di pianta e frutti, determinando non pochi problemi al comparto. Per tali ragioni, si sta lavorando e si sta mettendo a punto una tecnica di attract & kill, che – attraverso una trappola a ferormoni – attira il maschio, per poi emanare un prodotto in grado di eliminarlo, impedendogli successivamente di fecondare le femmine presenti in campo.

Accanto a questo, per agevolare il controllo di questa cocciniglia è stato introdotto anche un imenottero parassitoide, Anagyrus vladimiri che, proveniente dal Sudafrica, è riuscito ad acclimatarsi nell’ambiente spagnolo. La sua efficacia contro D. aberiae è data dal fatto che la femmina depone le uova non solo nelle forme giovanili, ma anche nelle femmine immature del Pseudococcide, provocandone la morte

Dal punto di vista delle malattie di origine batterica o fungina, invece, ce ne sono alcune che stanno destando particolare preoccupazione nel territorio spagnolo?

Fortunatamente, al momento, non ci sono problematiche legate alla presenza di batteri o funghi patogeni che possono provocare grossi danni alle colture. Le preoccupazioni piuttosto derivano dall’esterno, e in modo particolare da due microrganismi fitopatogeni assenti in Spagna, ma già segnalati in altri Paesi. 

Il primo è Guignardia citricarpa Kiely, un fungo ascomicete patogeno per i vegetali del genere Citrus, agente della macchia nera degli agrumi, attualmente presente in Sudafrica e in Sud America, tra i principali Paesi importatori della Spagna.

Il secondo è rappresentato dalla HLB o inverdimento degli agrumi, una malattia causata da tre specie batteriche afferenti al genere Candidatus Liberibacter. Sebbene attualmente questi batteri non siano ancora presenti in Spagna, negli ultimi anni ha destato particolare preoccupazione la presenza – all’interno del Paese – di due importanti vettori: Trioza erytreae e Diaphorina citri. Non essendo ancora presente l’agente causale della malattia nel Paese, al momento la situazione è tenuta sotto controllo, ma se dovesse introdursi nel territorio, si diffonderebbe in maniera molto rapida.

Date le conseguenze che tali problematiche potrebbero avere sulla produzione di agrumi, al fine di impedire l’introduzione di simili minacce sul territorio, in Spagna vige ormai l’obbligo di refrigerare tutti i frutti in arrivo dal Sudafrica o dall’Argentina.

C’è però da dire che in Spagna per quello che riguarda il trasporto internazionale, non ci sono controlli su persone, ma solo sulle merci. E questo potrebbe non risultare sufficiente per prevenire l’ingresso dei patogeni nel Paese e l’innescarsi di una serie di problematiche per il comparto agrumicolo spagnolo.

 

Donato Liberto
© fruitjournal.com

 

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