Dopo una stagione produttiva difficile, come quella dell’anno scorso, caratterizzata da un forte calo produttivo, anche la campagna olivicola 2023-2024 non sembra poter garantire i risultati di un tempo. Secondo le stime effettuate da ISMEA in collaborazione con Unaprol e Italia Olivicola, per la campagna olivicola attuale, si prevede tuttavia un recupero in alcune regioni del Paese che potrebbe portare la produzione complessiva italiana a un incremento del 20% rispetto al 2022.
Questo incremento, però, non deve distogliere dalle reali stime produttive che si delineano per la campagna olivicola 2023, pur sempre segnata da volumi di raccolta delle olive al di sotto delle aspettative.
Per tutto l’inverno, infatti, non sono mancati problemi dovuti alla siccità che, seppur parzialmente compensati dalle piogge primaverili, hanno comunque inciso sulla produzione finale. Precipitazioni che – tra l’altro – in molte aree, hanno provocato cascola dei fiori e difficoltà di allegagione. Anche l’estate non è stata particolarmente favorevole, con il caldo torrido che nelle aree non irrigue ha causato stress agli olivi. Situazione che, in compenso, ha permesso di circoscrivere gli attacchi di patogeni. Discorso diverso, invece, per alcune aree del Centro Italia dove piogge e umidità hanno creato l’habitat ideale per gli attacchi di mosca dell’olivo, sebbene generalmente ben arginati.
Stando ai primi dati, la produzione si dovrebbe attestare sulle 290 mila tonnellate (+20% rispetto alle 120 mila tonnellate dell’anno scorso), secondo una media effettuata prendendo in esame una forbice compresa tra una stima più pessimistica che si attesta a 280 mila e una più ottimistica che arriva a 300 mila tonnellate.
Una produzione nazionale molto eterogenea
A livello nazionale, il quadro che emerge in termini di stime produttivi e andamento commerciale lascia trasparire una panoramica alquanto eterogenea. Partendo dalle aree produttive del Nord Italia, si registra una riduzione di oltre il 30% di volumi prodotti. Un calo dettato sia dalla naturale alternanza carica-scarica, sia dai danni riportati dalle piante dalla fioritura all’invaiatura a causa delle avversità climatiche. Situazione abbastanza analoga anche quella osservata nel Centro-Italia, dove le piogge primaverili hanno influito negativamente sulla fioritura soprattutto negli areali interni. Diversamente, nell’area Sud e Isole si registra un incremento dei volumi produttivi pari al 34% rispetto al 2022. In questo caso, a trainare la crescita sono le performance attese in Puglia e Calabria, rispettivamente responsabili del 50 e 13% della produzione nazionale, che – pur restando al di sotto del loro potenziale – si stima possano tornare sulle medie dell’ultimo quadriennio.
Più nel dettaglio, rispetto allo scorso anno, in Puglia si stima un incremento di oltre il 50% grazie soprattutto alla naturale alternanza di produzione dell’olivo, sebbene il clima primaverile anomalo, il caldo estivo e la grandine di fine settembre non abbiano giocato a favore degli olivicoltori. Anche per la Calabria si prevede un incremento, sebbene meno rilevante di quello pugliese per le marcate differenze tra la parte tirrenica, che registra volumi in calo, e quella ionica che invece è in crescita. Produzione sostanzialmente stabile in Sicilia, a fronte della già bassa produzione dello scorso anno, e comunque al di sotto della media. In buona ripresa anche Abruzzo e Basilicata, mentre si prospetta una produzione inferiore allo scorso anno per le altre regioni meridionali.
Nel complesso, dunque, il trend continua a registrare il segno meno e – per quanto trainato dalle principali regioni olivicole che, almeno per quest’anno, dovrebbero lasciar segnare un incremento rispetto al 2022 – sarà opportuno intervenire al più presto al fine di invertire la rotta e riportare un comparto simbolo del made in Italy come l’olivicoltura alle stime di un tempo.
Donato Liberto
©fruitjournal.com