Capnode delle drupacee, come controllarlo

Dalla fertilizzazione all'irrigazione: le strategie da adottare per il controllo del coleottero che sta colpendo le drupacee nel Metapontino

da uvadatavoladmin
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Puntuali nel Metapontino tornano i danni prodotti dal capnode delle drupacee: a darne notizia, l’Agenzia Lucana di Sviluppo e di Innovazione in Agricoltura (Alsia Basilicata).

Secondo quanto riportato da Alsia Basilicata, anche quest’anno l’insetto – presente da tempo nel Metapontino – sta provocando danni nei campi di drupacee, con predilezione per l’albicocco.

Le infestazioni, però, tendono ad aggravarsi con il verificarsi di due condizioni: l’innalzamento della temperatura e l’accentuarsi dell’aridità.

Quali sono allora le strategie da applicare per controllare il capnode delle drupacee?

Come ricordato dall’Alsia, una razionale fertilizzazione consente di mantenere la pianta in buono stato di salute ed evitare così l’infestazione da parte del coleottero. Accanto a questo, poi, una corretta gestione dell’irrigazione può validamente contribuire alla protezione del frutteto. Questa pratica, infatti, permette di abbassare significativamente la percentuale di schiusura delle uova e di ostacolare sensibilmente il movimento delle larvette sgusciate verso le radici. Per questo, agli impianti a goccia sono da preferire quelli a microirrigazione, che assicurano la bagnatura di una “fascia” di terreno lungo la fila.

In caso di alberi morti o fortemente infestati, è invece fondamentale rimuovere o distruggere le piante, specialmente se adiacenti a giovani impianti verso cui i giovani adulti sfarfallati potrebbero riversarsi in massa.

Un aiuto nel contenimento delle infestazioni può giungere poi da alcuni trattamenti insetticidi contro gli adulti, effettuati in primavera in concomitanza con la fase pre-riproduttiva. Attualmente – ricorda Alsia – l’unica registrata su albicocco contro questo insetto è lo spinosad, impiegabile anche in biologico. Questi interventi diretti contro gli adulti possono poi essere ripetuti in settembre-ottobre, contro quelli sfarfallati in estate, senza problemi di residui sui frutti, già raccolti.

Tuttavia, come ribadito dall’Alsia, sebbene l’adulto possa contribuire a stressare la pianta con severe defogliazioni, la vera minaccia è rappresentata dalla larva.

Questa, infatti, si sviluppa all’interno delle radici e del colletto, compromettendo seriamente la funzionalità del sistema conduttore dell’albero. Non solo: diversamente da quella degli adulti, l’attività larvale è subdola, manifestandosi con sintomi aspecifici di sofferenza radicale (emissione di gomma, appassimento fogliare, disseccamento di settori della chioma).

A tal proposito, per quanto riguarda gli interventi sulla larva, occorre intervenire nella fase successiva alla schiusa delle uova, quando la larva neonata – alla ricerca dell’ospite – entra in uno stadio particolarmente vulnerabile. In questo caso, particolarmente efficace risulta l’applicazione al suolo di nematodi entomoparassiti (es. Steinernema carpocapsae, S. feltiae, Heterorhabditis bacteriophora). La distribuzione localizzata dei nematodi nel terreno alla base dei tronchi, nei periodi di massima schiusa delle uova (primavera e tarda estate), consente infatti di parassitizzare le larvette in fase di penetrazione o quelle già nel legno, grazie alla discreta mobilità attiva dei nematodi.

Infine, nel caso di giovani impianti, buoni risultati nel controllo del capnode delle drupacee si sono riscontrati con la “raccolta manuale” degli adulti.

Attivi in campo dall’inizio della primavera, gli adulti di Capnodis tenebrionis (L.) non sono comunque facili da individuare. Al contrario, più visibili risultano i sintomi della loro attività di nutrizione che consistono nella caduta al suolo della lamina fogliare che si verifica per via della recisione operata a livello del picciolo che invece resta attaccato alla pianta.

Come sottolineato dall’Alsia, il capnode delle drupacee è attratto dalle piante debilitate. Nello specifico, essendo termofilo ed eliofilo, preferisce disporsi sulla parte della chioma irradiata dal sole. Tuttavia, strategie ben strutturate e puntuali accorgimenti agronomici possono garantire il controllo del coleottero ed evitare così eventuali ripercussioni sulla produzione.

Ilaria De Marinis
©fruitjournal.com

 

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