Il carciofo è ampiamente coltivato in Italia, soprattutto nelle regioni di Sicilia, Puglia, Sardegna, Lazio e Campania. La regione italiana con la maggiore superficie destinata a carciofo è la Sicilia, seguita dalla Puglia. Qui, nonostante si coltivi un prodotto di qualità, nei campi si assiste a una speculazione al ribasso.
Come dichiarato da Coldiretti Puglia, sebbene i prezzi dei prodotti alimentari siano aumentati dell’1,9% per la verdura e del 4% per la frutta, le tasche dei produttori non sembrano giovarne.
Al contrario, complici il maltempo e l’importazione di carciofi da Egitto e Tunisia, il prezzo corrisposto al produttore per il carciofo brindisino è crollato al di sotto dei 15 centesimi a capolino. Il dato è ancora più preoccupante se si considera che solo la provincia di Brindisi, come sottolineato da Coldiretti Puglia, produce 475mila quintali di carciofo di pregio. La provincia, infatti, detiene per il carciofo brindisino il riconoscimento comunitario della IGP (Indicazione Geografica Protetta).
“Le importazioni di carciofi provenienti da Egitto, Marocco e Tunisia nei porti di Bari, Brindisi, Genova, Gioia Tauro e Manfredonia inquinano il mercato – ha insistito il presidente di Coldiretti Brindisi, Filippo De Miccolis Angelini – immettendo prodotto di scarsa qualità a prezzi stracciati. Il rischio è che i nostri imprenditori agricoli decidano di non raccogliere più ritenendo poco remunerativa l’attività cinaricola. Il comparto in provincia di Brindisi ha bisogno di una seria programmazione per uscire dal momento di difficoltà e contemporaneamente assicurare la possibilità ai consumatori di acquistare prodotto locale che, non essendo soggetto a lunghi tempi di trasporto, garantisce freschezza e genuinità uniche”.
Di fronte a una situazione simile è più che mai necessario un patto di filiera al fine di garantire adeguate remunerazioni ai produttori e dare il giusto valore al Made in Italy. Coldiretti Puglia ha dichiarato che si tratta di un obiettivo da sostenere con un serio intervento normativo del Parlamento contro le pratiche commerciali sleali, a integrazione della Direttiva UE 2019/633.
Per effetto della speculazione, delle distorsioni e degli evidenti squilibri di potere contrattuale, infatti, di ogni euro speso dai consumatori meno di 15 centesimi remunerano il prodotto agricolo.
Per controllare e sanzionare i comportamenti sleali, l’associazione ha inoltre suggerito l’individuazione di un organismo di controllo con competenze e mezzi adeguati definito all’interno del già operante Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentare (ICQRF). Gli ottimi risultati che si possono perseguire confermano la necessità di attuare una riforma dei reati in materia agroalimentare.
D’altra parte, come ricordato da Coldiretti Puglia, l’innovazione tecnologica e i nuovi sistemi di produzione e distribuzione globali sono nuovi canali in cui la criminalità può insediarsi ed è quindi fondamentale revisionare le leggi per introdurre nuovi sistemi di indagine e aggiornare le norme penali.
Silvia Seripierri
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