Censimento generale dell’agricoltura, rilasciati i primi dati

Diffusi ieri i primi dati del 7° Censimento generale dell’agricoltura: in calo il numero di aziende agricole, ma crescono le superfici

da uvadatavoladmin
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L’Istat ha diffuso ieri i primi risultati del 7° Censimento generale dell’agricoltura, svolto tra gennaio e luglio 2021, con riferimento all’annata agraria 2019-2020.

Dopo il posticipo imposto dal perdurare della pandemia, l’ultimo censimento a cadenza decennale può dirsi ufficialmente concluso e adesso è tempo di leggerne i dati.

Com’è noto, il 7° Censimento generale dell’agricoltura ha definitivamente concluso la lunga storia dei censimenti generali, che verranno d’ora in poi sostituiti dai censimenti permanenti e campionari.

Dalle caratteristiche del conduttore all’utilizzo dei terreni, dai metodi di gestione aziendale alla multifunzionalità, passando per la manodopera impiegata e il livello di informatizzazione. I dati del censimento – inviati ad Eurostat in aprile 2022, dopo le fasi di analisi e revisione – restituiscono una fotografia puntuale del settore agricolo e zootecnico, offrendo così una lettura approfondita su diversi temi interni al comparto.

Come sottolineato ieri dal presidente Istat, Gian Carlo Blangiardo, “il dato confortante è che c’è stata una grossa partecipazione, con una copertura molto elevata pari all’83%”.

“I primi risultati che emergono mettono in evidenza una diminuzione di circa il 30% del numero di aziende e un aumento di circa il 20% della superficie media di ognuna. Un altro dato estremamente interessante – ha proseguito Blangiardo – è l’elevata quota di aziende condotte da donne: si raggiunge un valore nell’ordine del 30%”.

“I risultati del censimento sono rilevanti per poter realizzare confronti nel tempo, per cogliere il cambiamento e osservare con il passare degli anni gli elementi di criticità nel sistema agricolo del nostro Paese” – ha poi aggiunto nel corso della presentazione di ieri.

In generale, il questionario di rilevazione (indirizzato a quasi 1,7 milioni di unità in base a una lista che ha utilizzato le fonti amministrative disponibili) ha proposto quesiti armonizzati a livello Ue, oltre a domande di approfondimento su aspetti come l’innovazione e gli effetti della pandemia. A tal proposito, fortunatamente, le rilevazioni mostrano come solo una minima parte delle aziende agricole sia stata pesantemente colpita dagli effetti della pandemia. A fronte di una percentuale assai più elevata di realtà aziendali che sono riuscite a reagire e a sopravvivere in maniera efficiente.

Segna, invece, un andamento discendente la percentuale di aziende agricole presenti sul territorio nazionale.

In 38 anni, infatti, si registra un calo del 63,7% di aziende agricole e del 21,5% di SAU. In altri termini, sono scomparse quasi due aziende agricole su tre. Il calo più deciso si registra in Campania (-42,0%), emblema di una realtà che vede la maggiore riduzione del numero di aziende proprio nel Sud Italia (-33%) e nelle Isole (-32,4%).

Alla diminuzione più veloce del numero di aziende agricole, è però corrisposta una crescita più che raddoppiata delle dimensioni delle aziende agricole sia in termini di SAU (passata da 5,1 a 11,1 ettari medi per azienda), che di SAT (da 7,1 a 14,5 ettari medi per azienda).

Nel decennio, infatti, a fronte di un -51,2% per le aziende con meno di un ettaro e un -3,4% per le aziende tra 20 e 29,99 ettari, le aziende agricole con almeno 30 ettari sono cresciute notevolmente. Tanto che nel 2020, solo poco più di 2 aziende agricole su 10 hanno meno di un ettaro di SAU (più di 4 su 10 nel 2000).

Per quanto riguarda le superfici, invece, si riducono meno nel Nord-est (-1,7%) e nel Nord-ovest (-2%) e crescono nelle Isole (+1,4%).

Dal punto di vista della manodopera, infine, il biennio pandemico 2020-2021 è stato caratterizzato da più fattori. A partire dalle difficoltà riscontrate negli spostamenti sul territorio, che hanno ostacolato soprattutto il lavoro stagionale. Seguono le avversità climatiche, che hanno spesso inciso sulle rese, contribuendo ulteriormente alla riduzione della richiesta di forza lavoro. Rispetto ad altre forme di occupazione, inoltre, nel settore persistono divari salariali ancora significativi. Un aspetto a cui si lega poi l’esodo di molta forza lavoro straniera verso altre destinazioni europee, dove il costo del lavoro è più basso e i guadagni attesi per i lavoratori più alti.

A incidere negativamente anche l’iter amministrativo relativo alle assunzioni (regolari), che almeno per l’Italia resta ancora troppo complesso. Senza poi considerare che i dati raccolti tramite indagini statistiche – incluso il censimento – non misurano, evidentemente, l’incidenza del lavoro “sommerso”, per cui si stimano 23 irregolari su 100 (quasi il doppio rispetto all’intero sistema economico).

Al netto di questi fattori, il Censimento generale dell’agricoltura evidenzia una forte preponderanza della manodopera familiare, sebbene in forte flessione rispetto al 2010.

In compenso, cresce la presenza di manodopera esterna, con il 16,5% di aziende che ricorrono a forza lavoro al di fuori del nucleo familiare. La tipologia di manodopera più diffusa è quella saltuaria (presente in 127.820 aziende agricole): si tratta di poco meno di 1,3 milioni di lavoratori che concorrono per il 66,4% al totale. La manodopera assunta in forma continuativa (il 26,8% di quella non familiare) fornisce, invece, il numero medio di giornate annue pro-capite più elevato (90), di poco inferiore rispetto al livello della manodopera familiare (100).

Complessivamente, il numero di giornate di lavoro procapite è molto più basso per la forma saltuaria (41) e le altre forme (20), mentre aumenta significativamente il numero medio annuo di giornate di lavoro standard pro-capite, passando da 69 a 100.

Particolarmente interessante risulta infine la percentuale di persone impegnate in attività agricole, passata dal 24,2% del 2010 al 47% del 2020, pari a circa 2,8 milioni di lavoratori.

Attualmente, dunque, stando ai primi dati rilasciati, la fotografia dell’agricoltura che ne vien fuori è quella di un mondo vitale e orientato allo sviluppo sostenibile, che può ancora crescere per conquistare nuovi spazi sui mercati e fare la differenza.

 

Ilaria De Marinis
©fruitjournal.com

 

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