Coltivazione del mango in Sicilia: come?

Per orientare la produzione e valutare l’adattamento della specie è però indispensabile studiare nel dettaglio le fasi di crescita del frutto

da Redazione FruitJournal.com
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Coltivazione del mango in Sicilia e negli areali mediterranei? Uno studio condotto da un team di ricercatori del Dipartimento di scienze agrarie, alimentari e forestali (SAAF) dell’Università di Palermo approfondisce fasi di crescita e tecniche di gestione della coltura.

Con la complicità dei cambiamenti climatici, si apre la strada alla coltivazione del mango (Mangifera indica L.) in Sicilia, come anche per altre colture tropicali e subtropicali.

Uno studio condotto da un team di ricercatori italiani ha analizzato lo sviluppo della coltura anche in ambienti non autoctoni, come il Sud Italia, identificandone le fasi di crescita e individuando il momento ottimale per l’applicazione di specifiche pratiche di gestione.

Il Sud Italia e la Sicilia in modo particolare sono caratterizzati da un clima mediterraneo con temperature miti, lunghi periodi di siccità estiva e inverni relativamente umidi. Con gli stravolgimenti legati al cambiamento climatico, recentemente in queste aree alcuni coltivatori hanno deciso di orientare la propria attività verso la produzione di nuovi frutti esotici di origine tropicale come le piante di mango.

Come riportato nello studio condotto dai ricercatori dell’Università di Palermo, la possibilità di coltivare mango in aree non tropicali o subtropicali dipende fortemente dalle temperature.

coltivazione del mango in Sicilia

Il mango, infatti, non può essere coltivato in zone dove la temperatura media del mese più freddo è inferiore a 15 °C, mentre per la crescita ottimale la temperatura deve essere compresa tra 24 e 26 °C, raggiungendo i 30-33 °C per le fasi di fioritura e sviluppo dei frutti.

Se in passato non era così, oggi queste condizioni sono soddisfatte nelle zone costiere della Sicilia, dove le temperature quasi tropicali hanno permesso l’impianto di queste nuove colture.

Tuttavia, per valutare l’adattamento di una specie a particolari condizioni microclimatiche non autoctone ed effettuare una gestione precisa del frutteto è indispensabile studiare nel dettaglio le fasi di crescita del frutto che, in tal senso, può essere considerato un indicatore ottimale del suo stato idrico e nutritivo.

Nello studio “Transizioni della fase di crescita dei frutti in due cultivar di mango coltivate in un ambiente mediterraneo”, i ricercatori hanno quindi analizzato gli stadi di sviluppo di mango delle varietà Keitt e Tommy Atkins in relazione ai parametri ambientali. Sulla scorta del crescente interesse per la coltura, obiettivo della sperimentazione è stato sopperire alla mancanza di conoscenze precise e dettagliate in merito alle fasi di crescita e maturazione del mango, nonché sulle sue dinamiche e possibilità di sviluppo negli ambienti mediterranei.

Accanto a questo, il lavoro di ricerca ha inoltre offerto nuove informazioni utili per lo sviluppo di una precisa gestione della coltura nella prospettiva di una produzione sostenibile e di qualità.

Nello specifico, nel corso dello studio sono stati utilizzati misuratori di frutta di precisione per studiare importanti aspetti ecofisiologici della crescita di mango delle cultivar Keitt (a maturazione tardiva) e Tommy Atkins (a maturazione medio-precoce). Successivamente, sono stati monitorati tasso di crescita assoluto dei frutti (AGR, mm giorno-1), fluttuazione giornaliera del diametro (dailyD, mm) e un indice di sviluppo dato dal loro rapporto (AGR/∆D) con l’intento di identificare il meccanismo prevalente (divisione cellulare, espansione cellulare, maturazione) nello sviluppo dei frutti in tre (Tommy Atkins) o quattro (Keitt) diversi periodi durante la crescita.

Nei frutti della cv Keitt, la divisione cellulare ha prevalso sull’espansione cellulare da 58 a 64 giorni dopo la piena fioritura, mentre si è verificato il contrario da 74 a 85 giorni dopo la piena fioritura. A partire da 100 giorni dopo la piena fioritura, i cambiamenti interni hanno prevalso sulla crescita dei frutti, segnando così l’inizio della fase di maturazione.

Nei mango della cv Tommy Atkins, invece, non sono state riscontrate differenze significative in AGR/∆D tra i periodi di monitoraggio, indicando che sia la divisione cellulare che l’espansione coesistevano a tassi gradualmente decrescenti fino alla raccolta dei frutti.

Per valutare l’effetto del microclima sulla crescita dei frutti è stata inoltre studiata la relazione tra deficit di pressione di vapore (VPD) e ∆D.

Nella cv Keitt la VPD era la principale forza trainante, incidendo anche sulle variazioni del diametro dei frutti. Nella cv Tommy Atkins, invece, la mancanza di relazione tra VPD e ∆D ha suggerito un isolamento idrico del frutto dovuto all’interruzione dei flussi xilematici e stomatici a partire da 65 DAFB.

A tal riguardo, però, saranno necessari ulteriori lavori scientifici che possano confermare o smentire l’ipotesi di isolamento idrico del frutto durante le successive fasi di sviluppo del frutto.

 

 

Ilaria De Marinis
© fruitjournal.com

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