La raccolta dei fioroni nel metapontino parte dal 20 giugno e si prolunga sino alla prima decade di luglio. Per il fico Dottato, invece, si comincia a raccogliere nei primi giorni di agosto. “Un ficheto produce circa 100 quintali/ettaro, considerando che la pezzatura media del fico italiano dovrebbe essere pari a circa 70 grammi.
Nelle annate favorevoli si riesce ad ottenere anche una produzione di fichi dalla varietà Domenico Tauro”. Realizzare e gestire un impianto di fico è sicuramente un impegno molto gravoso. Tante sono infatti le variabili da considerare. Una tra tutte è la brevissima shelf-life del prodotto. Il frutto, se raccolto in base ai gusti del consumatore mediterraneo, ha una conservabilità massima di 24-36 ore.
Raccogliendolo al 70% di maturazione, si riesce ad ottenere una shelf-life di 4-5 giorni, garantendo comunque un contenuto zuccherino di 19-20 °Brix. Tendenzialmente la conservabilità del fiorone è inferiore rispetto al fico.
“Bisogna inoltre considerare il mercato di riferimento: la nostra azienda conferisce il prodotto in Germania, Belgio, Francia, Svizzera, Austria e Italia, dove in particolare lavoriamo con la Coop di Firenze. Gestire la logistica di questo frutto è un’operazione difficile e delicata; quello che riusciamo a fare adesso è il risultato di 40 anni di esperienza nel settore.
Fico e fiorone hanno bisogno di essere lavorati e confezionati in giornata. Questo perché, con le temperature che si raggiungono in estate, la maturazione del prodotto procede molto velocemente.
Per cercare di sopperire a questo problema abbiamo pensato di realizzare in azienda un tunnel di raffreddamento. L’idea è portare la temperatura dai 30-35 °C, che normalmente si raggiungono nel periodo estivo, ai 10-11°C per rallentare i processi di maturazione del frutto”. “Le difficoltà – continua Ancona – aumentano considerando anche il luogo dove sorge l’impianto: nel metapontino non è semplice organizzare la logistica e le infrastrutture carenti non aiutano ad operare con velocità.
Per questo abbiamo sviluppato ottimi rapporti con altri produttori locali: a seconda del tipo di prodotto, del mercato da raggiungere e delle quantità da trasportare, lo spazio su un Tir viene suddiviso al fine di soddisfare le esigenze di più aziende”.
Gestione delle avversità
La gestione delle avversità rappresenta un tasto dolente per i produttori di fico e fiorone. Giovanni Ancona spiega: “Purtroppo per il fico, considerato una specie frutticola minore, sono registrati pochissimi prodotti fitosanitari.
Questo rappresenta per la nostra azienda un problema enorme, specialmente per quanto riguarda la mosca della frutta ed in maniera maggiore la cocciniglia del fico che, compiendo fino a 7 generazioni/anno, compromette la vigoria della pianta e danneggia l’aspetto estetico dei frutti, con una abbondante produzione di fumaggine.
Attualmente provvediamo all’eliminazione della cocciniglia con operazioni meccaniche (spazzole) o con l’utilizzo di olio bianco, operazioni che tamponano il problema ma che non sono sufficienti. Grazie alla predisposizione di trappole, invece, riusciamo a monitorare la mosca della frutta. Infine, ma non per ultimo, riscontriamo il problema della ruggine sulle foglie.
Chiediamo quindi ai tecnici di aiutarci nel fare pressione e comunicare alle società produttrici di agrofarmaci tali esigenze, affinché possano offrire anche a noi delle sostanze attive utilizzabili per il controllo di tali avversità”.
Chioma della pianta con una omogenea ed armoniosa distribuzione dei rami produttivi
Nuovi progetti
Per i fratelli Ancona la voglia di innovare e di essere al passo con i tempi non dipende solo dal tipo di coltura da impiantare o dalla varietà. Il passo successivo per l’azienda è stato infatti la realizzazione di un piccolo laboratorio per la lavorazione e la trasformazione in loco della produzione. “L’obiettivo è quello di ottenere marmellate, composte, sciroppi, ecc. In quest’ottica è stato impiantato anche del melo cotogno per la realizzazione di confetture.
Abbiamo deciso di utilizzare per il laboratorio e per i prodotti che realizziamo il marchio ‘Terra Vecchia’, dal nome della contrada in cui l’azienda è ubicata. Con la trasformazione speriamo di dare nuova vita a tutti quei frutti che vengono raccolti troppo tardi per il mercato del fresco, ma che sono ottimi dal punto di vista organolettico”.
Per la prima parte dell’articolo “Fico, una specie frutticola minore dalle buone potenzialità” CLICCA QUI.
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