Preoccupa il progressivo diffondersi della flavescenza dorata tra i vigneti di uva da vino dell’Italia settentrionale.
Segnalata per la prima volta in Italia negli anni Sessanta, la flavescenza dorata (FD) è un’ampelopatia oggi diffusa in diverse parti del mondo e che, a livello nazionale, sta destando ora grande preoccupazione tra i produttori di uva da vino del Nord Italia.
A essere maggiormente interessate sono infatti le aree di Piemonte, Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Un elenco esteso, a cui si aggiunge ora anche la Toscana, dove di recente sono stati segnalati nuovi focolai.
L’agente causale della flavescenza dorata della vite è il fitoplasma Grapevine flavescence dorée phytoplasma, appartenente al gruppo dei giallumi della vite. Una volta insediatosi nei tessuti floematici dell’ospite, questo fitoplasma provoca un blocco della linfa elaborata, inducendo uno squilibrio delle attività fisiologiche dalla pianta stessa, reso evidente dalla caratteristica colorazione giallo-dorata assunta da foglie, tralci e grappoli di vitigni infetti che dà il nome alla malattia. Il fitoplasma agente causale della FD può essere trasmesso da un insetto vettore, il cicadellidae Scaphoideus titanus, o – in misura molto più ristretta – attraverso l’innesto eseguito con materiale di propagazione infetto.
Com’è noto, la malattia può avere gravi ripercussioni sulla quantità e qualità della produzione, a causa dell’aborto dei fiori e del disseccamento e colatura delle infiorescenze. I grappoli, che maturano in modo disforme, portano acini fortemente raggrinziti o disidratati, soggetti a una abbondante cascola, tanto che nel periodo della raccolta si possono notare molti raspi completamente privi di bacche.
Tutti aspetti che rendono la flavescenza dorata una delle malattie più distruttive per i vigneti e una delle principali fonti di preoccupazione per i produttori vitivinicoli italiani.
Di qui, l’appello di Confagricoltura a “un intervento efficace da parte delle istituzioni per evitare che questa malattia comprometta il potenziale produttivo di intere zone viticole”. Lanciato da uno dei luoghi simbolo della vitivinicoltura italiana, la Cantina Antinori nel Chianti Classico, l’appello di Confagricoltura fa seguito all’aggravarsi della situazione al Nord Italia, per la quale – come chiarito dal presidente dell’associazione, Massimiliano Giansanti – si chiede “che vengano assegnati fondi di emergenza”. “I dati generano preoccupazione” – ha aggiunto il vicepresidente della FNP Vino di Confagricoltura Christian Marchesini, anche presidente del Consorzio della Valpolicella che ha poi ribadito l’importanza di “una risposta efficace della politica”. Aspetto, quest’ultimo, richiamato anche dal presidente della Commissione Industria, Attività produttive, Agricoltura del Senato, Luca De Carlo. “La fitopatia è difficile da contrastare senza fitofarmaci – ha detto – e per affrontare la questione sono fondamentali l’innovazione e le TEA”. Analogamente, Mirco Carloni, presidente della Commissione Agricoltura della Camera, ha rassicurato: “Il tema è stato uno dei primi argomenti in discussione in Commissione: siamo e saremo vigili. Siamo consapevoli che le risorse ad oggi disponibili sono esigue e che occorre che lo Stato investa di più per il contrasto alla fitopatia”.
A intervenire sulla questione anche Elisa Angelini del CREA, Claudio Ioratti e Mario Pezzotti della Fondazione Edmund Mach, che hanno ripercorso la diffusione e l’andamento della fitopatia e illustrato le linee di ricerca in corso.
Come chiarito dai ricercatori, sono diverse le cause alla base dell’aumento dell’incidenza della fitopatia. Tra queste: la ridotta disponibilità di fitofarmaci, i cambiamenti climatici, la difficoltà a contenere l’insetto vettore e la presenza di superfici vitate incolte che di fatto fungono da serbatoi di infezione.
“Il decreto di lotta obbligatoria alla Flavescenza dorata è del 2000; occorre cambiare qualcosa – ha evidenziato il direttore generale del CREA, Stefano Vaccari – ad esempio, il regime sanzionatorio che evidentemente va inasprito per far rispettare le regole”. “È necessario un coordinamento tra i vari sistemi, regionali e nazionale, con il supporto dei consorzi di tutela, ma è soprattutto necessario avere risorse” – ha poi aggiunto Federico Castellucci, presidente della FNP Vino di Confagricoltura. “Per rafforzare la strategia di contrasto alla Flavescenza dorata sono necessari fondi appropriati e commisurati alla gravità della situazione, in grado non solo di finanziare la sostituzione delle viti estirpate, ma anche e soprattutto di coprire il potenziamento di una serie di azioni coordinate di lotta alla fitopatia”.
Risorse, investimenti e formazione: questi, dunque, i punti di partenza per la gestione della malattia. Un impegno che coinvolge tutti gli attori della filiera al fine di tutelare e proteggere il prezioso patrimonio vitivinicolo italiano.
Ilaria De Marinis
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