I prezzi dei prodotti agricoli continuano a scendere, ma le spese a carico dei produttori e il prezzo del gasolio agricolo aumentano. La denuncia di Cia Agricoltori Italiani della Puglia.
Rispetto al post-lockdown 2020, i costi di produzione sono in aumento: a denunciare il nuovo rialzo dei prezzi Cia Agricoltori Italiani di Puglia.
Stando a quanto riportato dall’associazione, gli aumenti non riguardano solo il prezzo del gasolio agricolo, persino raddoppiato, ma anche quello delle materie prime non agricole, dei macchinari e delle attrezzature utilizzate nella filiera.
In modo particolare per i trattori che – si legge nel comunicato – hanno subito un’impennata tale da vanificare, in parte o in tutto, il bonus dedicato al rinnovo del parco mezzi.
A far scattare la denuncia di Cia Agricoltori Italiani della Puglia, le numerose segnalazioni degli agricoltori in merito al “ritocco” al rialzo dei prezzi dei trattori. Questo aumento, infatti, supera il 20%, tanto da scoraggiare gli investimenti legati agli incentivi pensati per la sostituzione dei mezzi su quattro ruote.
Nella ‘battaglia’ dei prezzi, oltre al rialzo di quelli riguardanti i trattori, si evidenzia anche l’aumento delle spese per mezzi tecnici extra-aziendali (fertilizzanti, polistirolo, manichette per impianti irrigui, sementi). Voci importanti nell’economia dei costi che pesano sulla produzione.
“In generale – commenta Raffaele Carrabba, presidente di Cia agricoltori italiani della Puglia – si rileva un aumento dei costi di produzione rispetto al post-lockdown 2020, che riguarda sia il gasolio sia le materie prime non agricole sia i macchinari sia le attrezzature utilizzate in agricoltura. Gli agricoltori vogliono investire in meccanizzazione ma devono fare i conti con costi sempre più alti. Gli agricoltori vorrebbero aggiornare il parco macchine anche per venire incontro agli standard di sicurezza sui luoghi di lavoro, ma devono essere messi nelle condizioni di poterlo fare. L’aumento dei prezzi può neutralizzare i processi di rinnovo del parco macchine e gli effetti degli strumenti agevolativi, come bandi o crediti di imposta. Evidenziamo, per quanto detto prima, che politiche e provvedimenti davvero mirati possano risolvere l’annosa questione dell’ammodernamento del parco mezzi”.
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I costi in continuo aumento potrebbero inoltre costituire un freno per il comparto agricolo che, proprio in Puglia, rappresenta il più grande datori di lavoro della regione. Secondo i dati elaborati dall’Osservatorio Economico di Davide Stasi per Cia Agricoltori Italiani della Puglia, sono infatti 112.890 i lavoratori impiegati nelle imprese agricole pugliesi.
I dati, aggiornati al 31 marzo 2021, riportano per Bari e la Bat 25.597 imprese agricole e 37.945 addetti. Nella sola provincia di Foggia, operano 24.523 aziende del comparto primario e 35.288 dipendenti di settore. Nel Tarantino, invece, sono attive in agricoltura 10.456 imprese che danno lavoro stabile a 15.640 persone. La provincia di Lecce conta 9.264 aziende e 12.036 addetti. Nel Brindisino, infine, 7.366 imprese producono un totale di 11.981 posti di lavoro stabile.
Cifre che rendono così l’intero comparto primario pugliese la prima ‘industria’ della regione. Motivo per cui, come sottolineato da Cia Puglia, oggi “è fondamentale che le istituzioni, ad ogni livello, s’impegnino con noi per superare i meccanismi perversi che troppo spesso schiacciano il comparto, determinando prezzi iniqui, erodendo il reddito e umiliando la funzione e il lavoro sia degli imprenditori agricoli sia dei lavoratori”.
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Ilaria De Marinis
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