Il mandorlo come alternativa alla frutticoltura: formazione della struttura produttiva

da Redazione FruitJournal.com

Sia che si tratti di mandorleti tradizionali, sia superintensivi, la massima attenzione deve essere riposta alla formazione della struttura produttiva nel più breve tempo possibile.

Negli impianti tradizionali l’astone, una volta messo a dimora, va raccorciato al disopra della futura impalcatura, al fine di favorire l’emissione di numerosi germogli tra i quali poi scegliere quelli più robusti e meglio posizionati per la formazione delle branche. A seconda degli scuotitori meccanici che si utilizzeranno, l’impalcatura varia tra i 90 ed i 120 cm di altezza, per non creare intralcio alle operazioni di raccolta.

È necessario eseguire 2-3 interventi di potatura verde nel primo anno per scegliere i germogli destinati a formare le branche ed eliminare quelli che si sovrappongono o competono per vigoria. I germogli prescelti vanno poi cimati quando raggiungono la lunghezza di 60-80 cm per favorire la biforcazione, che deve avere un’inclinazione di 30-40° rispetto alla verticale, in maniera da avere una chioma compatta ed adatta alla raccolta con scuotitori.

Idealmente la struttura scheletrica dell’albero deve essere a cono rovesciato, in modo da facilitare la trasmissione delle vibrazioni dal tronco alle branche principali e, da queste, a quelle più laterali. Circa il numero di branche da lasciare, esso può variare da 3 a 6 a seconda della varietà, della forza del terreno, se impianto in irriguo o asciutto, ed alla vigoria della combinazione portinnesto/varietà. Il secondo anno la potatura avrà l’obiettivo di eliminare i succhioni interni alla chioma ed alleggerire le cime delle branche per evitare che si pieghino, per il peso, verso il basso.

Bisogna poi procedere alla scelta delle due branche secondarie a circa 180-200 cm dal piano di calpestio, con interventi di taglio graduali al verde, poi rifiniti in inverno. Dal terzo anno la potatura di produzione mira a favorire un illuminazione completa della chioma ed una giusta areazione al suo interno. I tagli riguardano l’eliminazione dei succhioni ed il rinnovamento dei rami produttivi.

È poi possibile proseguire con potature meccaniche delle cime e laterali, con asportazione manuale dei succhioni interni alla chioma.

Negli impianti superintensivi sono messe a dimora piante “smart-tree”, ossia piante microinnestate a chip-budding in un vaso di piccolo volume con uno stick di sostegno ed uno shelter di materiale plastico, per la successiva gestione delle infestanti con diserbo chimico su filare durante la fase di allevamento in campo.

Queste piante sono allevate in serra, avendo cura di spuntare più volte, nel breve ciclo che precede la vendita (3-6 mesi) il germoglio in accrescimento, così da stimolare lo sviluppo di più assi e pre-formare la chioma o meglio i precursori della chioma della pianta già nella fase di vivaio.

La formazione della pianta parte fin dalle prime settimane dopo la messa a dimora, operando cimature della parte superiore della chioma (topping) e dei rami laterali (hedging) che hanno lo scopo di facilitare quanto prima la formazione della parete produttiva.

L’altezza delle branche principali dal piano di calpestio sarà di circa 70 cm per favorire una corretta raccolta meccanica da parte delle macchine scavallatrici e non perdere frutti per terra per il mancato intercettamento della parte inferiore delle macchine.

Le diverse varietà idonee a questo sistema di allevamento sono caratterizzate da differenti habitus, dominanza apicale e capacità di ramificare, per cui necessitano di interventi di formazione specifici non generalizzabili. 

L’altezza finale della parete non deve superare i 2,5-2,7 metri e la larghezza della parete produttiva non deve andare oltre gli 80-85 cm, per le esigenze della meccanizzazione.

Ulteriori sviluppi delle macchine utilizzate per queste operazioni permetteranno di poter aumentare le dimensioni della parete produttiva, sia in altezza che in ampiezza, tenendo a mente comunque l’importanza di una buona illuminazione per la differenziazione a frutto delle gemme.

 

 

di Agrimeca Grape and Fruit Consulting srl – Turi (Bari)

 

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