Informatizzazione e agricoltura: +15,8%

Stando ai dati dell'ultimo censimento, nel decennio 2010-2020, l’informatizzazione in agricoltura è cresciuta di quattro volte

da uvadatavoladmin
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L’informatizzazione in agricoltura nel 2020 è pari al 15,8%: quattro volte superiore rispetto a quella rilevata con il Censimento del 2010 (pari al 3,8%).

Come riportato in questo articolo, lo scorso 28 giugno l’Istat ha diffuso i primi dati relativi al 7° Censimento generale dell’Agricoltura. Nel corso della presentazione, diversi sono stati i punti toccati. Fra questi, quello relativo a digitalizzazione e innovazione delle aziende agricole italiane, presentato dalla ricercatrice Chiara Gnesi.

Stando a quanto emerso dalla rilevazione, nel decennio 2010-2020, l’informatizzazione in agricoltura è cresciuta in maniera significativa, registrando una percentuale ben quattro volte superiore rispetto al passato.

Nello specifico, l’intensità dell’incremento dell’informatizzazione è stata mediamente molto più intensa nel Sud (+247%), nelle Isole (+241,9%) e nel Nord-est (+205,5%). Al di sotto della media nazionale, invece, l’intensità registrata nelle altre ripartizioni geografiche, in particolare nel Nord-ovest (+137,3%) e nel Centro (+183,7).

Tuttavia, la distribuzione territoriale risulta particolarmente squilibrata, penalizzando il Sud (6,7%) e le Isole (10,3%) che soffrono di un forte divario rispetto al Centro (16,1%), al Nordovest (32,9%) e soprattutto al Nord-est (33,5%).

Considerando, invece, la dimensione aziendale in termini di Unità di Lavoro (ULA), la differenziazione tra aziende informatizzate e non risulta molto evidente sia per le aziende grandi, sia per quelle piccole. Per le grandi, il 78,2% sono informatizzate mentre il 21,8 non lo sono. Al contrario, per le piccole è solamente l’8,8% a essere informatizzata contro il 91,2. Nelle aziende medie il gap è inferiore, a sfavore delle aziende che utilizzano attrezzature digitali, pari al 44,7%, rispetto a quelle che non digitalizzate (55,3%).

L’effetto della dimensione si riscontra anche utilizzando la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) come indicatore.

La quota delle aziende informatizzate è pari al 50,9% nelle aziende con almeno 50 ettari di SAU. Il divario nella digitalizzazione aumenta fortemente al diminuire della SAU, penalizzando soprattutto le aziende fino a 1 ettaro per le quali l’incidenza delle aziende digitalizzate è pari al 6,1%.

Nel triennio 2018-2020, l’11% delle aziende agricole italiane ha effettuato investimenti volti a innovare una o più fasi o tecniche della produzione. Tra le aziende innovative, gli investimenti si concentrano nella meccanizzazione (55,6%) e impianto e semina (23,2%). Innovazioni nella struttura organizzativa e commerciale, che presupporrebbero una riorganizzazione aziendale interna anche del personale, risultano ancora poco diffuse (rispettivamente 7,6% e il 5,5%). E appare residuale l’innovazione delle tecniche di gestione dei rifiuti, riguardando solamente l’1,8% delle aziende.

Proseguendo nell’analisi, il divario tra Nord e Sud si acuisce ulteriormente se si sposta l’attenzione in materia di investimenti.

Le aziende che effettuano investimenti innovativi sono molto più diffuse al Nord, sia nella ripartizione orientale (22,6%) sia in quella occidentale (21,7%), risultando il doppio di quelle presenti nel Centro (10,9%) e quattro volte superiori rispetto al Sud (5,4%) e tre volte superiori rispetto alle Isole (7,1%).

Decisamente al di sopra del livello nazionale le Province autonome di Bolzano (45,6%) e Trento (32,0%), seguite da Piemonte (23,2%) e Emilia-Romagna (22,2%). Nonostante il ritardo complessivo registrato nel Mezzogiorno, la Sardegna presenta un’incidenza di aziende innovative pari al 11,3%, nettamente superiore rispetto a tutte le altre regioni del Mezzogiorno.

Gli investimenti innovativi sono maggiormente diffusi tra le aziende che svolgono sia attività agricola sia attività zootecnica, per le quali l’incidenza delle aziende che innovano (18,8%) è circa il doppio rispetto a quella delle aziende con solo coltivazioni (9%) e nettamente superiore a quella delle unità esclusivamente zootecniche (14,4%).

Dal punto di vista dell’utilizzo prevalente dei terreni agricoli, sono le aziende che coltivano prati permanenti e pascoli a essere più innovative, con un’incidenza del 15%, seguite da quelle con seminativi (11,1%), coltivazioni legnose agrarie (10,1%) e orti familiari (9,1%).

A incidere in maniera rilevante sulla capacità di effettuare investimenti innovativi, la dimensione in termini di addetti. Nelle aziende con 10 ULA e oltre, infatti, l’incidenza delle aziende innovative supera quella delle aziende che non effettuano investimenti innovativi, pari rispettivamente al 58% e al 42%. Nelle aziende con meno addetti (tra 2 e 9 ULA), invece, la quota delle aziende innovatrici è un terzo rispetto a quella delle aziende che non innovano (31,2% contro 68,8%), differenza ancora più netta si riscontra in quelle con fino a 1 ULA (6,1% contro 93,9%).

Accanto al numero di addetti, altrettanto rilevante in termini di informatizzazione è poi la dimensione aziendale in termini di SAU.

Nel triennio 2018-2020, le aziende agricole più grandi hanno effettuato investimenti innovativi in misura nettamente più diffusa rispetto alle più piccole. Il 35,9% delle aziende con oltre 50 ettari di Superficie Agricola Utilizzata (SAU) a fronte del 21,3% di quelle con 10-50 ettari di SAU, del 8,4% delle unità con 1-10 ettari e del 4,7% di quelle con fino a 1 ettaro.

Sono per lo più i giovani che guidano aziende agricole ad aver avviato il processo di innovazione aziendale: l’incidenza degli investimenti innovativi nelle aziende con capo azienda giovane è quattro volte superiore rispetto a quella che si registra nel caso di capo azienda anziani (22,9% per capo azienda under 45 contro il 5,8% nel caso di capo azienda ultrasessantaquattrenni).

Nel caso di aziende agricole guidate da persone in possesso di un diploma di istruzione secondaria a indirizzo agrario, l’incidenza dell’innovazione è oltre il doppio (23,9%) rispetto al valore medio, e tre volte superiore nel caso di conseguimento di istruzione terziaria specializzata in materie agricole (30%).

Introdotta per la prima volta nel 7° Censimento generale dell’agricoltura, l’informatizzazione delle aziende agricole italiane rappresenta un indice oggi indispensabile per poter inquadrare il progressivo andamento del settore. Un settore che, come confermato dall’indirizzo intrapreso dalla Politica Agricola Comune (PAC), considera proprio la digitalizzazione e l’innovazione le chiavi di volta per risollevare le sorti dell’agricoltura e dei comparti collegati. Non a caso, negli ultimi cinquant’anni, una quota sostanziale della crescita della produttività agricola è stata generata dagli investimenti innovativi e in ricerca e sviluppo.

 

Ilaria De Marinis
© fruitjournal.com

 

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