Kiwi a Latina: è tempo di rivoluzione

Nonostante i problemi associati a batteriosi, moria e clima, la produzione di kiwi nel Lazio continua a registrare un trend in crescita

da uvadatavoladmin
Fioritura kiwi Ac 459-11

Nonostante i problemi associati a batteriosi, moria e clima, la produzione di kiwi nel Lazio continua a registrare un trend in crescita. A incidere positivamente sono l’introduzione di nuove varietà e portainnesti, ma anche le innovative pratiche agronomiche e una gestione all’avanguardia degli impianti.

Secondo i dati Istat 2022, con 9.499 ettari dedicati, il Lazio è la prima regione italiana per la produzione di kiwi.

Se da un lato le difficoltà non mancano, interessanti sono gli sviluppi legati al comparto che, specialmente nell’areale di Latina, sembra vivere una piccola rivoluzione. Ne parliamo con Fabio Marocchi, perito agrario e responsabile del progetto su kiwi di Apofruit Italia, e Marco Baretta – responsabile ufficio tecnico di Apofruit Italia presso Aprilia (LT).

Per quanto riguarda il territorio di Latina qual è lo stato dell’arte della produzione di kiwi?

Il territorio di Latina ha circa 8-9mila ettari di kiwi dislocati tra Roma Sud e Latina Nord, ma la produzione si sta espandendo anche in altri areali, verso i comuni di Pontinia (LT) e Sabaudia (LT). Sempre più eterogeneo risulta anche il panorama varietale: se fino a qualche anno fa la cultivar predominante era Hayward, ora si sono sviluppate anche diverse varietà di kiwi a polpa gialla. In particolare noi, come cooperativa, stiamo sviluppando una nuova varietà brevettata dalla New Plant, società consortile di cui siamo partner, chiamata VerdeDIVO. Sebbene la varietà sia della specie Actinidia chinensis – conosciuta per i kiwi a polpa gialla – la polpa dei kiwi VerdeDIVO è verde.
Rispetto al passato, sono poi cambiate le problematiche da affrontare: dapprima la batteriosi, oggi la moria.
Nel complesso, il panorama è cambiato sia in termini di superfici destinate alla produzione, sia in termini di varietà. Allo stesso modo l’orientamento del mercato è mutato profondamente con richieste orientate a nuovi gusti e diversificate in base ai mercati di destinazione.

Quali sono le varietà di kiwi più promettenti?

Senza dubbio le varietà di Actinidia chinensis (a polpa gialla o verde) hanno oggi prospettive più interessanti. A favorire queste cultivar sono ragioni legate al mercato, perché l’aspettativa di gusto del consumatore richiede frutti con più sostanza secca, maggiore grado zuccherino e aromi.
Da notare anche che gli actinidieti del classico kiwi Hayward sono nella maggior parte dei casi piuttosto vecchi e con limitata capacità di mantenere costante la produzione.
Lo staff tecnico e commerciale della cooperativa, insieme a New Plant, ha sviluppato la nuova varietà VerdeDivo che si raccoglie a polpa verde e si caratterizza per aromi e gusto completamente inediti. Si tratta di una varietà selezionata nel 2006. Nel 2012 abbiamo realizzato i primi impianti pre-commerciali e, negli ultimi tre anni, la stiamo piantando presso i nostri associati. Al momento, abbiamo piantato circa 80 ettari a livello nazionale, ma arriveremo a circa 120 nel periodo tra il 2023 e il 2024.
In generale, crediamo molto nello sviluppo delle varietà di Actinidia chinensis, sia a livello locale che nazionale.

Tornando ai problemi di natura fitosanitaria, quali sono le principali difficoltà?

Le maggiori problematiche legate a questa coltura riguardano la batteriosi, la cimice asiatica e la moria. Per quanto riguarda la batteriosi PSA (Pseudomonas syringae pv. actinidiae), le tecniche colturali sviluppate hanno ridotto quasi completamente la presenza del batterio, con metodi completamente naturali basati in particolare sulla nutrizione. Contro la cimice asiatica tutti i nuovi impianti dispongono di una rete antigrandine e antinsetto sui bordi laterali. In questo modo l’insetto è tenuto al di fuori dell’impianto senza la necessità di intervenire con prodotti fitosanitari, soprattutto se consideriamo che l’obiettivo è fornire al mercato un prodotto senza residui. Parliamo di strutture indispensabili anche per tenere sotto controllo le avversità climatiche come grandine e vento forte.

Per quanto riguarda la moria, infine, abbiamo osservato una fortissima correlazione tra la struttura del suolo e la gestione dell’acqua. Questi aspetti, già studiati per la batteriosi, ci hanno portato ad attuare tutta una serie di procedimenti utili a limitare significativamente lo sviluppo del fenomeno e favorire una migliore autodifesa della pianta. Accanto a questo, abbiamo poi realizzato impianti con un nuovo portainnesto più tollerante ai patogeni. Nel complesso, l’obiettivo è ottenere una migliore resistenza della pianta e riequilibrare la microflora del suolo.

Frutti kiwi AC459-11 in agro di Latina

L’andamento climatico spesso anomalo ha inciso in qualche modo sull’andamento della produzione di kiwi? È stato necessario cambiare la gestione?

Indubbiamente il fattore climatico ha determinato un cambiamento nella gestione. Per fare un esempio, se fino a qualche anno fa le reti antigrandine su kiwi verde si trovavano per lo più negli impianti del Nord Italia, ora sono diffusi anche nell’areale di Latina. Le reti antigrandine, riducendo la perdita di calore per irraggiamento e garantendo una temperatura interna più alta di circa 2 gradi rispetto a quella esterna, oltre a proteggere dalla grandine, consentono di evitare danni alle colture in caso di fenomeni climatici anomali come le sempre più frequenti gelate primaverili.

Inoltre, per fronteggiare siccità ed eventi piovosi che spesso interessano l’areale, abbiamo introdotto la pratica del sovescio che aiuta a mantenere il terreno più fresco e umido d’estate e a evitare ruscellamenti o compattamento del suolo in caso di forti piogge. Accanto a questo, il sovescio aiuta anche a migliorare la struttura del suolo e facilita lo sviluppo della flora microbica, fondamentale per mantenere e incrementare la sostanza organica, permettendo così di ridurre anche il rilascio di CO2 nell’atmosfera.

Per quel che riguarda l’irrigazione, invece, come cooperativa consigliamo sempre un doppio impianto irriguo, fondamentale per garantire il giusto apporto di acqua a tutto l’apparato radicale e ottenere un effetto climatizzante nel periodo estivo. In ultimo, altrettanto importante è l’impiego di microrganismi e insetti utili, nell’ottica di una progressiva riduzione della chimica in agricoltura.

Guardando al futuro del comparto cosa ci si può aspettare?

Siamo di fronte a una rivoluzione della coltivazione del kiwi, ma per affrontarla al meglio occorre lavorare sodo. Diversamente dal passato, più che puntare sui volumi prodotti, si cercherà di produrre kiwi dall’elevato profilo qualitativo sia in termini di sostanza secca, che di pezzatura per ottenere il massimo valore dal mercato e un maggior reddito per il produttore. In prospettiva, l’obiettivo è mantenere una produzione costante intorno alle 30 t/ha.
In questa direzione, per quanto ci riguarda, riteniamo che sarà fondamentale monitorare tutta la parte microbiologica, ponendo particolare attenzione alla fertilità del suolo, al fine di migliorare lo stato di salute delle piante e la qualità dei frutti.
Come cooperativa, riteniamo di poter avere una produzione sempre più sostenibile e in grado di stoccare carbonio. Siamo convinti che, con questo nuovo portainnesto e l’adozione di tecniche colturali all’avanguardia, riusciremo a migliorare la resilienza delle piante, oltre che a ottenere raccolti costanti in termini di qualità e quantità, capaci di soddisfare a pieno le esigenze dei consumatori di domani.

 

Ilaria De Marinis
©fruitjournal.com

 

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