Quest’anno la stagione produttiva del kiwi in Italia – complici le temperature sempre più elevate – inizia in largo anticipo, soprattutto per alcune varietà. Come si traduce tutto questo? E quali accorgimenti possono essere messi in atto per ridurre l’impatto sulla produzione di kiwi? Lo abbiamo chiesto a Valter Fiumana, perito agrario e tecnico presso l’azienda Agrintesa di Faenza, con cui tracciamo una prospettiva dettagliata e approfondita.
Oltre a operare nell’areale romagnolo, il tecnico di Agrintesa spiega ai nostri microfoni che, poiché facente parte di un progetto su kiwi a polpa gialla, sono di suo interesse e competenza anche gli areali appulo-lucano e quello calabrese (sempre più interessati dalla coltivazione del kiwi). È stato quindi possibile impostare un quadro generale della situazione relativa alla coltura del kiwi in Italia prendendo in considerazione le aree principalmente vocate alla sua coltivazione.
Come procede la ripresa vegetativa del kiwi in Italia rispetto agli anni precedenti? In quale stadio fenologico si trovano le colture?
La ripresa vegetativa del kiwi è iniziata già da qualche settimana e, già da questo momento le fasi fenologiche di alcune cultivar stanno risultando nettamente in anticipo. In particolar modo la Dong Hong, varietà a polpa rossa è partita con circa 2 settimane di anticipo rispetto alle scorse annate e per cui la fioritura è iniziata già la scorsa settimana. Si tratta, di una varietà caratterizzata da un ridotto fabbisogno in freddo, questa caratteristica la rende adatta anche negli areali del Sud Italia, dove generalmente non si raggiungono le ore in freddo sufficienti ad ottenere una buona produzione su altre varietà.
Al contrario, varietà caratterizzate da un elevato fabbisogno di ore in freddo – come la tradizionale varietà a polpa verde Hayward –seppure in anticipo, non presentano la netta precocità vista per le varietà viste in precedenza. La precocità di germogliamento del kiwi in Italia è ancor più evidente al Nord che nel Centro-Sud, tale fenomeno è riconducibile al fatto che le cultivar a elevato fabbisogno in freddo hanno sopperito prima alle ore in freddo di cui necessitavano e con l’arrivo del primo caldo hanno iniziato a germogliare. Di solito poi, con l’arrivo dei mesi di aprile-maggio tale disomogeneità tende a riequilibrarsi con l’arrivo di temperature più elevate al Sud. Dico di solito perchè in questi giorni in Emilia Romagna sono stati raggiunti i 28 °C, queste temperature non rappresentano di certo la nostra normalità e, se continuiamo a registrarle, la variazione temporale di produzione potrebbe essere mantenuta per l’intera campagna produttiva.
“Nonostante la stagione si presenti in anticipo, però, il numero dei germogli presenti sulle piante quest’anno non ci lascia presagire un’annata particolarmente carica”.
Quali possono essere i fattori responsabili del minor numero di germogli presenti sulle piante in molti actinidieti d’Italia?
Il germogliamento del kiwi avviene, come per le altre specie caducifoglie, a carico delle riserve accumulate dalla pianta nel tardo autunno dell’annata precedente, un buon risveglio vegetativo è pertanto correlato allo stato nutrizionale della pianta prima di entrare in fase di dormienza. Sull’entità del germogliamento, nel caso specifico di questa stagione vegetativa, ha pesato il clima molto torrido dell’estate scorsa che non ha permesso alle piante di immagazzinare quantitativi ottimali di sostanze di riserva. Tuttavia, la situazione tra i campi risulta piuttosto variabile, il che è attribuibile al fattore dell’alternanza di produzione, a cui il kiwi è particolarmente suscettibile.
La pianta del kiwi tende a differenziare una parte di gemme durante l’annata precedente, nello specifico durante i mesi che intercorrono tra luglio e settembre. Ne deriva che se non vengono opportunamente gestite le annate di carica, le piante tendono a differenziare poche gemme produttive per l’annata successiva e pertanto il fenomeno dell’alternanza di produzione viene ancor di più accentuato. Inoltre, c’è da dire che negli ultimi anni, a causa del caldo fuori dalla media che si sta registrando, le piante di kiwi sono sottoposte a stress di tipo abiotici rilevanti e pertanto si evidenziano ancor di più annate di carica e annate di scarica. Per tali ragioni la situazione tra gli actinidieti in Italia è abbastanza variabile: ci sono campi che l’anno scorso erano caratterizzati da una produzione piuttosto scarsa e che quest’anno lasciano presagire una stagione promettente e altri che, al contrario, lo scorso anno erano un po’ più carichi e che quest’anno presentano meno germogli.
Quali tecniche agronomiche si possono mettere in atto per ridurre l’alternanza di produzione in actinidieto?
Per gestire al meglio il fenomeno dell’alternanza di produzione e favorire una maggiore tolleranza delle piante alle condizioni climatiche estreme che si stanno registrando, sono necessarie strategie agronomiche mirate. È da sottolineare l’importanza dell’irrigazione durante il periodo estivo. Durante le annate di carica bisogna regolare con attenzione la somministrazione della risorsa idrica, in quanto somministrando acqua in eccesso si potrebbe addirittura accentuare ancor di più il fenomeno dell’alternanza di produzione. L’irrigazione è una pratica colturale che oltre a garantire la presenza di acqua nel terreno, rappresenta un mezzo per i produttori che permette di garantire una maggiore umidità in campo durante il caldo estivo.
Un altro aspetto da non trascurare è quello relativo all’uso delle coperture, coprire le piante con reti di copertura permette di creare una certa percentuale di ombreggiamento, estremamente utile in situazioni di caldo estremo. In alcuni areali è possibile raggiungere anche temperature che superano i 37-38 °C, il kiwi è una pianta che va in difficoltà già con temperature oltre i 32-33°C, pertanto creare una protezione per le piante nei confronti dei raggi solari può senz’altro fare la differenza.
Siamo solo all’inizio, la situazione all’interno degli actinidieti presenti in Italia è molto varia, ma già da ora emerge la precocità più o meno spiccata di alcune cultivar a seconda degli areali di produzione. Tuttavia, con una gestione attenta e l’adozione di pratiche agronomiche idonee, è possibile favorire una produzione di qualità anche in un contesto climatico sempre più mutevole.
Donato Liberto
© fruitjournal.com