Il 2022 inizia all’insegna del kiwi. È stato lui, infatti, il protagonista del primo webinar organizzato lo scorso 19 gennaio da Fruit Communication dal titolo: “Kiwi: la corretta gestione”.
Con 300 utenti collegati, il webinar “Kiwi: la corretta gestione” ha offerto un’ampia panoramica su una coltura che suscita sempre più interesse e curiosità.
Come mostrato da Elisa Macchi, direttore CSO – Centro Servizi Ortofrutticoli nella sua presentazione, oggi sono circa 24.000 gli ettari di kiwi in produzione. Relativamente a questa tendenza che vede investimenti e produzioni in progressiva crescita, particolarmente interessante risulta l’andamento registrato nelle regioni del Sud Italia. Da diversi anni, infatti, si assiste a una vera e propria inversione di rotta. Complici PSA e moria del kiwi, le regioni del Nord Italia sono andate incontro a un calo significativo delle superfici in produzione. Al contrario, le aree centro-meridionali hanno riportato un incremento tale da superare i dati relativi al Nord-Italia.
Interessante anche il forte interesse verso le varietà a polpa gialla che si sta manifestando in parallelo alla diminuzione della produzione di kiwi della varietà Hayward, dovuta a problemi produttivi, ma anche a una maggiore difficoltà di valorizzazione del prodotto. A tal proposito, un limite alla piena diffusione della coltura è rappresentato ancora da alcuni fattori come la concorrenza con il kiwi greco, la diversa distribuzione territoriale della produzione, i problemi climatici e la minaccia costituita dalla cimice asiatica.
In tal senso, decisiva può essere la gestione agronomica, specialmente nelle aree del Sud Italia dove la coltura è in crescente diffusione.
Come illustrato dall’agronomo Domenico Annicchiarico dello studio agronomico Floema Consulting nel corso del suo intervento, le ragioni alla base di questo successo sono molteplici. Da un lato, motivazioni socio-economiche come la presenza della coltura e di una filiera molto importante da diversi anni sul territorio nazionale, e la possibilità di prezzi di vendita remunerativi. Dall’altro, ragioni di tipo agronomico legate al miglioramento delle tecniche colturali, alla diffusione di cultivar più produttive e attraenti (come kiwi giallo-rosso) e alla precoce entrata in produzione della coltura. Tutti aspetti che rendono inoltre il kiwi una valida alternativa per chi intendesse diversificare la produzione.
Attraverso l’analisi di esigenze pedoclimatiche, modalità di irrigazione e tecniche di gestione dell’impianto, l’agronomo ha quindi suggerito una serie di operazioni colturali da effettuare al fine di poter ottenere risultati significativi.
La parola è allora passata a Matteo Muzzolon, responsabile tecnico di Biolchim – area Lazio, che – analizzando la fase di dormienza – ha presentato il catalogo dei prodotti Biolchim utili ad aumentare il potenziale produttivo del kiwi. In modo particolare il biostimolante Bluprins, un gel concentrato appositamente studiato per
interrompere la dormienza delle gemme.
Dopo l’intervento commerciale, particolare attenzione è stata posta al tema dell’irrigazione con gli interventi a cura di Gioele Chiari, Ricercatore Cer – Acqua Campus, e Bartolomeo Dichio, professore dell’Università degli studi della Basilicata.
Come evidenziato dal dottor Chiari, l’actinidia – rispetto ad altre colture come pesco o vite – presenta elevate esigenze idriche. Motivo per cui è consigliabile avviare la produzione in areali che sono seguiti da consorzi irrigui o che dispongono di una sufficiente disponibilità idrica.
Tuttavia, per limitare i rischi legati al cambiamento climatico e alla scarsità idrica è necessario migliorare l’efficienza d’uso dell’acqua. Questo, tra l’altro, costituirebbe uno strumento prezioso nel processo di ottimizzazione della qualità del frutto dal punto di vista della pezzatura, della percentuale di sostanza secca o della conservabilità.
Le caratteristiche anatomiche dell’actinidia, inoltre, rendono la coltura particolarmente adatta (e bisognosa) all’applicazione di approcci irrigui di precisione.
Alcuni strumenti sono già disponibili: Irriframe, Stress Idrico Controllato applicato nella seconda fase di crescita (>%SS), ali gocciolanti interrate ad ultra bassa portata, corretta gestione dell’interfila. Ma tanti altri sono in fase di messa a punto: dall’ottimizzazione dell’orario di irrigazione durante la giornata al monitoraggio dello stato idrico mediante sensori pianta e/o frutto, dalla definizione di protocolli specifici per migliorare l’accumulo di sostanza secca al remote sensing.
E di irrigazione di precisione si è poi continuato a parlare con l’intervento a cura del professore Bartolomeo Dichio dell’Università degli studi della Basilicata. Come sottolineato dal professore, per un’irrigazione di precisione è importante considerare le caratteristiche della specie e la risposta fisiologica alla disponibilità idrica. La pianta di actinidia, infatti, è una pianta molto particolare, su cui è difficile fare irrigazione, perché molto sensibile sia all’eccesso che al deficit idrico. In tal senso, conoscere e approfondire gli aspetti fisiologici di questa coltura permette di ottenere un’irrigazione razionale e risultati di qualità.
E adesso, grazie ai preziosi contributi offerti nel corso del webinar “Kiwi: la corretta gestione”, forse la strada sembra più chiara e semplice da percorrere.
Ilaria De Marinis
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