Continua l’ondata di maltempo che sta interessando l’Italia: in allerta gialla la maggior parte delle regioni, in particolare quelle del versante adriatico. Tra violenti temporali e piogge intense, sono tante le realtà agricole italiane a esser state colpite nelle ultime ore.
Dalla siccità che ha segnato gran parte del 2022 a piogge, nubifragi e alluvioni di questa prima metà del 2023: l’agricoltura è in affanno e lancia un grido di allarme. E poco cambia spostandosi da nord a sud lungo la Penisola. I danni sono sempre più evidenti e gli appelli che si alzano in coro avanzano tutti la stessa richiesta: il riconoscimento dello stato di calamità.
Tra le regioni più colpite, il Lazio, che da diversi giorni alle prese con tempeste di fulmini e piogge intense, con +18°C e oltre 50mm di pioggia giornaliera nelle zone più occidentali della città.
Secondo le stime di Coldiretti Lazio, i danni causati dagli eventi climatici estremi in questi primi sei mesi del 2023 si aggirano intorno ai 400 milioni di euro. Una cifra quasi raddoppiata rispetto allo scorso anno, quando le perdite nei campi toccarono i 250 milioni di euro.
“L’agricoltura nella Tuscia è in ginocchio. Il maltempo incessante che da mesi imperversa in provincia, gli eventi climatici estremi e gli allagamenti nei campi, stanno provocando danni irreparabili alle nostre colture”. Questa la denuncia di Giovanni Pira, presidente di Agri Viterbo che, dopo aver raccolto il grido di dolore degli agricoltori, ha deciso di richiamare la politica ad azioni concrete. La proposta è quella di “un tavolo alla Prefettura e alla Provincia di Viterbo per trovare soluzioni condivise che possano fronteggiare questa grave crisi che si sta verificando sul nostro territorio”.
Chiede il riconoscimento dello stato di calamità naturale, a salvaguardia delle imprese agricole e dei consumatori, invece, Davide Granieri, presidente di Coldiretti Lazio. Anche a seguito dell’insorgenza delle malattie che, a causa di sbalzi di temperatura e umidità, stanno mettendo a rischio la prossima vendemmia. “Dopo un anno di siccità e l’aumento delle materie prime – scrive Coldiretti – i capricci del clima stanno mettendo in ginocchio il mondo agricolo della nostra regione”.
Danni da maltempo anche in Toscana, dove la conta dei danni – secondo la Coldiretti locale – supera il milione di euro.
“I soli episodi grandinigeni e l’alluvione dell’Alto Mugello hanno colpito pesantemente oltre 300 aziende agricole” – spiega l’associazione. A incidere pesantemente le grandinate di aprile, seguite anche da “frane, smottamenti e cedimenti di terreni coltivati, frutteti, pascoli e castagneti dovuti alle straordinarie precipitazioni che si sono scese in poche ore sull’Appennino che stanno paralizzando il settore primario”. Attese dagli agricoltori dopo la siccità del 2022 e un inverno tra i più caldi della storia, le precipitazioni degli ultimi giorni hanno infatti superato ogni previsione. “A maggio sulla Toscana sono caduti mediamente 132 mm di pioggia, l’85% in più di pioggia rispetto al periodo 1993-2023, pari a 61 mm. Una quantità eccezionale – aggiunge la Coldiretti – che ha ricaricato le falde, riportato il livello di riempimento di invasi e bacini ben al sopra il livello di guardia (+70% Arno, +144% Fiora, +17% Magra, +120% Ombrone, +54% Serchio, +81% bacini della Toscana costa, +42% bacini Versilia) e allontanato lo spettro siccità, ma che ha provocato anche allagamenti nei campi seminati e rovinato i raccolti pronti per la vendita”.
Non va meglio nel Sud Italia, dove il maltempo sta mettendo a dura prova i produttori di Puglia, Molise e Calabria.
Stando a quanto riportato da Coldiretti Puglia, in soli 7 giorni sulla regione si sono abbattute 8 bombe d’acqua e 2 tornado, oltre a nubifragi che hanno investito città e campagne con allagamenti, frane e danni.
“Frutta e ortaggi distrutti dalla grandine, teloni di uva da tavola strappati dal vento, foraggio per l’alimentazione degli animali perduto, trapianti in enorme ritardo per i campi resi impraticabili per le bombe d’acqua, colture affogate dai nubifragi – denuncia l’associazione – e le recenti straordinarie e violente precipitazioni non hanno risparmiato il settore vitivinicolo, creando un ambiente favorevole alla diffusione della peronospora”. I tecnici in campo hanno iniziato la conta dei danni che, stando a quanto riportato, in alcuni vigneti si traduce in un 60/70% di prodotto perduto a causa degli attacchi della peronospora e dell’impossibilità di procedere con i trattamenti, vista l’impraticabilità delle campagne. Ma non solo: accanto alla vite, le ondate di maltempo con le piogge improvvise e torrenziali fuori stagione stanno interessando anche le coltivazioni di pomodoro, ritardandone il trapianto e compromettendo così la campagna 2023.
Vigneti, frutteti e ortaggi non se la passano bene neppure in Molise, dove gli effetti del maltempo che da giorni imperversa su vaste aree della regione fanno lievitare vertiginosamente la stima dei danni.
“Preoccupante la situazione nelle zone alluvionate del Basso Molise, dove – spiega il presidente regionale di Coldiretti, Claudio Papa – l’ondata ininterrotta di maltempo ha flagellato tutte le coltivazioni presenti: vigneti, ortaggi, frutteti, cereali e legumi”. Come nel caso della Puglia, anche qui “discorso a parte merita il comparto vitivinicolo che – denuncia Coldiretti – oltre agli allagamenti, ha subito un attacco di peronospora durissimo favorito dalle particolari condizioni atmosferiche che rischia di compromettere totalmente la prossima vendemmia, con ripercussioni gravissime per i bilanci sia delle singole imprese che delle cantine, private e cooperative”.
Due scenari che hanno portato le associazioni a richiedere alle rispettive Regioni il pronto avvio di “sopralluoghi tecnici per valutare, ai sensi della normativa vigente, l’entità dei danni e procedere alla delimitazione dei territori, al fine di ottenere il riconoscimento da parte del Mapaf dello stato di calamità naturale”.
Richiesta analoga, quella avanzata anche dal presidente di Coldiretti Calabria, Franco Aceto, per ottenere misure di ristoro a fronte dei danni provocati al settore dall’eccesso di piovosità registrato in diversi areali della regione.
“Il maltempo persistente che sta colpendo la Calabria, pur senza conseguenze particolarmente catastrofiche, ha duramente danneggiato molte produzioni che sono state decisamente compromesse” – si legge in una nota. “La straordinaria fase meteorologica che stiamo vivendo, fa registrare svariati danni: il grano è molto spesso a terra, il fieno è ammuffito, la frutta è caduta in alcune località e gli ortaggi presenti in campo di fatto sono spesso coperti di acqua. Nelle colture ortofrutticole si riscontrano cascole e marciumi, per le cerealicole e le foraggere registriamo perdite significative di prodotto anche in termini di qualità commerciale”. “Per le produzioni orticole primaverili/estive – riporta la nota – i produttori risultano impossibilitati nel preparare i terreni per i trapianti con ritardi di oltre un mese e i fornitori di piantine, pronti da settimane, registrano la perdita delle piantine stesse che non sono più idonee al trapianto. Fra le ortive un particolare focus sulla patata: per questa produzione le piogge persistenti hanno impedito le lavorazioni dei terreni e la semina rischiando di compromettere irrevocabilmente la campagna di produzione che, negli areali montani, è l’unica coltura che produce reddito per l’impresa agricola”.
A essere compromesse anche le produzioni vitivinicole e olivicole: da un lato, ancora una volta, per la diffusione di peronospora; dall’altro a causa della cascola eccessiva dei fiori.
Allarma, infine, la situazione in Sardegna, dove la Cia regionale ha lanciato un appello a sindaci e amministrazioni comunali “affinché stiano al fianco delle aziende agricole danneggiate dal maltempo supportandole con ogni strumento a loro disposizione”.
“Davanti alle devastazioni causate dal maltempo che nelle ultime settimane ha imperversato sulla Sardegna compromettendo irrimediabilmente le produzioni agricole, con ripercussioni disastrose che si faranno sentire sull’intera filiera agroalimentare – scrive l’Esecutivo regionale di Cia Sardegna – ci rivolgiamo ai sindaci e alle amministrazioni comunali, affinché supportino agricoltori e allevatori nella denuncia della situazione esistente facendosi anche loro portavoce dei problemi delle aziende agricole dei territori coinvolti, procedendo tempestivamente con le segnalazioni alla Regione Sardegna dei danni subiti oltre che col deliberare lo stato di calamità naturale per i territori di competenza”.
“Sottolineiamo ancora una volta che i fenomeni meteorologici cui si è assistito nell’ultimo periodo stanno compromettendo il normale ciclo biologico di diverse coltivazioni nell’intero territorio sardo. Il settore primario della nostra isola è messo a dura prova da piogge torrenziali, alluvioni, siccità e grandinate distruttive che provocano gravi conseguenze per i raccolti e l’intera filiera agroalimentare” – continua l’appello. “Il comparto cerealicolo è in ginocchio – aggiunge Cia Sardegna – assistiamo a danni irreparabili su ortive di stagione, frutta, uliveti, vigneti, foraggi ed erbai, con intere produzioni ormai perse e da buttare perché inutilizzabili. Come conseguenza anche gli allevamenti avranno difficoltà nel reperire gli alimenti per gli animali, con effetti drammatici in termini di sostenibilità economica e di tenuta complessiva del comparto”.
“In questa difficile situazione – conclude l’associazione – le azioni dei sindaci e delle amministrazioni comunali possono essere determinanti per fare in modo che tutte le istituzioni, dalla politica sarda agli enti regionali preposti, intervengano prontamente e con celerità a sostegno degli agricoltori, degli allevatori e di tutte le comunità coinvolte”.
Ilaria De Marinis
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