Mandorlicoltura: un settore in crescita

Nuove varietà, più impianti e aumento della domanda stanno incidendo sulla crescita della mandorlicoltura nel Bel Paese

da Redazione FruitJournal.com

La mandorlicoltura, un tempo frutto simbolo del Sud Italia, è sempre più sulla cresta dell’onda, coinvolgendo e incuriosendo i diversi frutticoltori di tutto il Bel Paese.

Dal Piemonte al Lazio, sono ormai diverse le aree non storicamente vocate che da qualche tempo hanno intrapreso la mandorlicoltura, con risultati interessanti. Un caso assai esemplare è proprio quello di Fiumicino dove sta sorgendo il più esteso mandorleto d’Italia.

Questo incremento si può facilmente ricondurre a diversi fattori. In primo luogo, alla disponibilità sempre crescente di nuove varietà e nuovi modelli d’impianto. Tra le cultivar italiane, le uniche piantate sono Filippo Ceo, Genco e Tuono, autoctone e autofertili, di origine pugliese, che ben si adattano ai differenti ambienti di coltivazione. D’altra parte, anche altre varietà – su tutte Pizzuta d’Avola e Fascionello – stanno trovando ottima diffusione, seppur in limitatissime aree. Presenti nel mercato nazionale sono poi anche alcune varietà spagnole, risultato di diversi programmi di breeding pubblici, come Soleta e Vialfas. In generale, dagli Stati Uniti alla Tunisia, molteplici sono comunque i progetti attualmente messi in atto per trovare e sperimentare nuove cultivar.

Il secondo fattore che ha determinato l’aumento delle superfici è stato indubbiamente il significativo aumento della domanda di mandorle da parte dei consumatori. Trend positivo che ha investito tutto il comparto della frutta secca, anche grazie alla crescente disponibilità di cultivar a fioritura extra-tardiva che hanno dato quindi nuovo impulso all’intero settore.

Naturalmente a tutto questo vanno sempre accompagnate un’attenta sperimentazione e, soprattutto, specifiche pratiche agronomiche.

A tal proposito, per quanto riguarda la sperimentazione in mandorlicoltura, è bene sottolineare che nell’ultimo decennio il mandorlo ha attirato l’attenzione di esperti e tecnici che stanno rivisitando in chiave moderna questo antico frutto. Tuttavia, dal punto di vista scientifico, il mondo della ricerca e della sperimentazione pubblica non hanno ancora sviluppato indicazioni precise in merito. Per cui se da un lato la coltura vive un momento di grande diffusione ed espansione, dall’altro l’assenza di valutazioni tecniche specifiche e di analisi mirate, causa spesso errori nella gestione e nella pratica agronomica, influendo negativamente sull’efficienza produttiva degli impianti e sui risultati finali.

Anche dal punto di vista dei portinnesti, inoltre, il numero di quelli attualmente utilizzabili risulta ancora limitato. In generale, il franco di mandorlo (cv Don Carlo) è largamente impiegato dai vivaisti pugliesi e si conferma la scelta più adatta per terreni poveri, poco profondi e ricchi di scheletro, con scarsità d’acqua o in asciutto.

Complessivamente, quindi, per una migliore progettazione di mandorleti è necessario considerare molteplici aspetti, sia di natura aziendale che di vocazionalità del territorio.

Dalle condizioni pedoclimatiche all’estensione della superficie considerata, dalla possibilità di irrigazione all’idoneità delle varietà coltivate: un’insieme di fattori che, solo se adeguatamente valutati, possono garantire i risultati attesi.

mandorlicoltura

Nel frattempo, però, non si arresta l’entusiasmo di tanti frutticoltori che hanno deciso di dedicarsi a questa specie. E sebbene tale incremento non trovi riscontro nei dati statistici nazionali che, anzi, registrano una forte riduzione della superficie coltivata, la realtà del comparto appare ben diversa. Secondo il rapporto “Innova Market Insights Global New Product Introductions 2020”, infatti, la mandorla è al primo posto tra le novità alimentari a base di frutta secca in Europa, con ben 5.416 nuovi prodotti che la includono tra gli ingredienti. Un primato confermato nell’ultimo quinquennio e che pare ancora in salita.

Ulteriore conferma sembra poi provenire dal settore vivaistico nazionale.

Stando ai dati registrati, vengono prodotte circa 1,5 milioni di piante all’anno, di cui il 30% destinato all’esportazione. Dunque, complessivamente nel nostro Paese si costituiscono annualmente circa 3000 ettari destinati alla mandorlicoltura, a cui si aggiungono quelli ad alta densità con raccolta in continuo, che crescono di circa 200 ettari all’anno.

Una crescita importante, dunque, che ora più che mai sembra aver bisogno di nuove conoscenze e nuovi operatori che possano così contribuire concretamente allo sviluppo di questo prodotto, garantendo anche in quelle aree non vocate alla coltura le giuste indicazioni per una produzione corretta e di qualità.

La fonte dei dati citati è consultabile a questo link, nel contributo offerto dagli agronomi Luigi Catalano, Lorenzo Laghezza, Davide Digiaro e Concetta Gentile di Agrimeca Grape And Fruit Consulting S.R.L. al mensile “Rivista di frutticoltura e ortofloricoltura”.

 

 

Ilaria De Marinis
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