Produzione vinicola: nel 2023, calo del 12%

Complice la peronospora, la produzione vinicola italiana 2023 registra un calo: a renderlo noto, le previsioni dell'Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini (Uiv)

da uvadatavoladmin
produzione vinicola

Complice la peronospora, la produzione vinicola italiana 2023 registra un calo: a renderlo noto, le previsioni dell’Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini (Uiv) presentate al Masaf nei giorni scorsi. 

Con una produzione che scende sotto i 44 milioni di ettolitri, la stagione vitivinicola italiana per il 2023 registrerà un calo del 12% rispetto ai 50 milioni dello scorso anno.

Secondo quanto riportato, infatti, la vendemmia del 2023 potrebbe rivelarsi la più leggera degli ultimi 6 anni. A incidere, congiuntamente agli eventi climatici estremi, la pressione della peronospora.

Com’è noto, infatti, da Nord a Sud la protagonista della stagione 2023 è stata proprio la malattia fungina che, grazie alle continue piogge (+70% le giornate di pioggia sui primi 8 mesi dell’anno scorso), ha trovato quest’anno le condizioni ideali per proliferare e creare danni in vigneto. È utile sottolineare però che la peronospora non ha influito direttamente sulla qualità delle uve sane, infatti i primi grappoli raccolti destinati alle basi spumante presentano buoni livelli di acidità e interessanti quadri aromatici. Il problema si presenta per le altre tipologie da vino, per le quali saranno tuttavia determinanti le condizioni meteo di settembre e ottobre, periodo nel quale si svolgerà il grosso della raccolta.

In ogni caso, stando ai dati registrati, a livello nazionale la situazione appare spaccata a metà: se da un lato il Nord Italia conferma i livelli dello scorso anno (+0,8%); nelle regioni del Centro e del Sud si registrano flessioni rispettivamente attorno al 20 e al 30%.

produzione vinicola

Previsioni di produzione italiana di vino e mosto (migliaia di hl)

Una contrazione di volumi che – come spiega l’Osservatorio – è poi alla base della cessione del primato produttivo mondiale alla Francia, la cui produzione vinicola è stimata attorno ai 45 milioni di ettolitri a -2% sul 2022.

Un puro dato statistico, che potrebbe dimostrarsi più o meno incisivo a seconda dell’andamento climatico delle prossime settimane, cruciali per portare a maturazione ottimale soprattutto le uve delle varietà più tardive.

“Non ci possiamo più permettere di produrre 50 milioni di ettolitri come nelle ultime vendemmie, e non può essere una malattia fungina a riequilibrare una situazione che ha portato di recente al record di giacenze degli ultimi anni. Sorprende, a questo proposito, come molti si preoccupino ancora di rimanere detentori di uno scettro produttivo che non serve più a nessuno: oggi più che mai si impongono scelte politiche di medio e lungo periodo, a favore della qualità e di una riforma strutturale del settore” – ha chiarito il presidente di Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi. “Tra le priorità, occorre chiudere finalmente il decreto sulla sostenibilità e ammodernare il vigneto Italia, mediamente vecchio, difficile da meccanizzare e costoso da gestire. Serve anche revisionare i criteri per l’autorizzazione “a pioggia” di nuovi vigneti in base alle performance delle denominazioni, oltre a ridurre le rese dei vini generici e rivedere il sistema delle Dop e Igp, compresa la loro gestione di mercato. Questi sono gli strumenti per consentire al vino italiano di fare il salto di qualità necessario ad affrontare sia la situazione congiunturale dei mercati che i cambiamenti strutturali della domanda e delle abitudini di consumo. Infine – ha concluso Frescobaldi – occorrerà cambiare marcia sul piano commerciale, a partire dalla semplificazione dell’Ocm Promozione e da una promozione di bandiera capace di coinvolgere le imprese sin dalla sua pianificazione”.

In compenso, almeno per questa stagione i viticoltori potranno ancora puntare sulla qualità.

“Dalla vendemmia 2023 otterremo sicuramente vini di buona qualità, con punte di eccellenza” – ha infatti dichiarato il presidente di Assoenologi. “Molto dipenderà dal lavoro, a cominciare da quello degli enologi, eseguito in vigna e in cantina. È proprio in queste annate così strane che occorre mettere in campo tutte le conoscenze tecniche e scientifiche per mitigare i danni di un clima sempre più pazzo”.

 

Donato Liberto
©fruitjournal.com

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