Il ragnetto rosso, noto anche come Tetranychus urticae, è da anni largamente diffuso su piante spontanee e coltivate. In particolare su pomodoro da industria, dove – negli ultimi anni – si registra una pressione crescente, con ripercussioni importanti sulla produttività del campo.
Quasi invisibile all’occhio umano, il ragnetto rosso è una specie polifaga, in grado di nutrirsi di una vasta gamma di piante ospiti diverse. Oltre al pomodoro, infatti, si può trovare su vite, agrumi e altri fruttiferi, oltre che piante ornamentali.
A causa delle sue dimensioni molto ridotte, l’individuazione precoce dell’acaro risulta molto difficile. Per questo è importante effettuare un controllo periodico e attento delle piante, attraverso l’ausilio di una lente di ingrandimento che permetta di verificare l’eventuale presenza dell’acaro e di intervenire tempestivamente in caso di infestazione.
Le femmine, che solitamente nel periodo invernale si rifugiano nel terreno, con l’arrivo delle alte temperature ovidepongono sulla pagina inferiore delle foglie. Una volta schiuse le uova, le larve fuoriuscite proseguono il proprio ciclo biologico attraverso due stadi ninfali – protoninfa e deutoninfa – fino a raggiungere lo stadio adulto.
I primi organi che vengono attaccati dal ragnetto sono proprio le foglie. In seguito, attraverso punture di suzione, si nutre dei contenuti cellulari e della linfa delle piante, provocando un vero e proprio svuotamento delle cellule. In corrispondenza delle cellule svuotate si formano delle declorofizzazioni puntiformi di colore giallognolo e, con il progredire dell’infestazione, il lembo fogliare interessato dall’infestazione s’incurva verso l’alto a formare una bollosità. Nella pagina inferiore, invece, si può osservare la formazione di ragnatele – da cui il suo nome – che assicurano al ragnetto stesso protezione contro il vento, i predatori e i trattamenti fitosanitari. La sintomatologia procede poi con una variazione di colore della pagina superiore che si avvicina al bronzo e si conclude nei casi più estremi con la caduta delle foglie infestate.
Spesso il danno alla coltura coincide indirettamente con la perdita di vegetazione – in seguito alla caduta delle foglie – o con la mancata presenza di vegetazione fotosinteticamente attiva.
Quando invece la densità di popolazione del ragnetto è molto elevata, vengono attaccati anche direttamente fiori e frutti. A seconda dello stadio di crescita dell’organo, questo provoca cascole, arresto dello sviluppo dei frutti e/o comparsa di rugginosità di colore marroncino a livello dell’epicarpo.
La sintomatologia e le modalità di attacco dell’acaro descritte si traducono in conseguenze negative sia in termini di quantità che di qualità del raccolto, portando nei casi più gravi alla morte delle piante.
La presenza e l’aggressività di questo acaro sono fortemente condizionate da fattori abiotici. La durata del ciclo biologico e quindi la velocità di riproduzione del ragnetto rosso sono infatti fortemente favoriti da condizioni di bassa umidità relativa e alte temperature, motivo per il quale la maggiore densità del ragnetto è collocata nella porzione superiore della pianta. Il range ottimale per questa specie si accerta a temperature comprese tra 30 e 32 °C, e con umidità relativa inferiore al 50%.
Questo stretto legame tra ciclo biologico e condizioni ambientali fa sì che nelle regioni del Nord Italia si susseguano 5-6 generazioni all’anno con una breve pausa invernale. Diversamente, nelle regioni del Sud Italia è possibile che l’acaro effettui fino a 30 generazioni l’anno senza interruzioni, con una pericolosità e presenza maggiori.
Ragnetto rosso: come gestire la difesa su pomodoro
A conferma di quanto detto finora, da un punto di vista agronomico, indispensabile risulta il monitoraggio delle piante a partire da un’attenta osservazione delle stesse. Dopodiché è utile prevedere accorgimenti che rendano le piante meno suscettibili all’infestazione del ragnetto rosso evitando eccessi azotati, favorendo un buon arieggiamento ed effettuando nel periodo estivo micro-irrigazioni per aspersione utili a ridurre la temperatura in prossimità delle piante.
Quando gli accorgimenti preventivi non sono più sufficienti a tenere sotto controllo la diffusione del ragnetto, può essere necessario affidarsi a tecniche di difesa convenzionale che suggeriscono l’impiego di fitofarmaci, efficaci soprattutto se effettuati nelle fasi iniziali dell’infestazione. Contrariamente a quanto appena detto, però, bisogna porre particolare attenzione ai prodotti fitosanitari utilizzati poiché la frequenza dell’attacco è maggiore proprio nei casi in cui si intervenga con la difesa convenzionale, dove i trattamenti insetticidi ad ampio spettro d’azione eliminano gli antagonisti naturali del ragnetto rosso. Per contrastare questo acaro sono spesso utilizzati diversi ausiliari che vivono in natura come il fitoseide Phytoseiulus persimilis o il fungo antagonista Beauveria bassiana.
La gestione del ragnetto rosso è dunque possibile, ma una protezione efficace delle colture non potrà prescindere da una strategia programmata e ben definita in partenza.
Donato Liberto
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