Sicilia, 34 roghi in tutta la regione e intere campagne devastate

da Redazione FruitJournal.com

Domenica di fuoco per la Sicilia: fino a tarda sera le fiamme hanno devastato ettari di vegetazione e lambito case e centri abitati, con ben 34 roghi scoppiati in tutta la regione.

In Sicilia è emergenza incendi: nella giornata di ieri sono stati individuati ben 34 roghi in tutta la regione, il più grave dei quali si è verificato a Troina, in provincia di Enna, dove il fuoco è arrivato a minacciare anche una centrale idroelettrica.


Tutto l’areale ennese è in ginocchio a causa degli incendi, ma la situazione è critica anche in altri areali dell’Isola. Nel fine settimana, infatti, sono state colpite anche vaste aree di territorio ricadente nei comuni di Agira, Nicosia, Troina e Regalbuto. Si tratta di zone boscate e difficilmente raggiungibili da terra, tanto che l’unica possibilità per spegnere i roghi è l’intervento dall’alto.

Dei diversi incendi divampati ieri nell’Isola, la situazione che ha destato maggiore preoccupazione ha riguardato il rogo scoppiato nelle campagne di Troina. Secondo quanto riportato da Ansa, nelle operazioni sono stati impegnati centinaia di volontari di protezione, 4 Canadair e 2 elicotteri coordinati dal Corpo Forestale della Regione e a supporto delle azioni di spegnimento dei Vigili del Fuoco e della stessa Forestale.

Con ogni probabilità le fiamme avrebbero origine dolosa. Il sindaco di Troina, Fabio Venezia, che ha tenuto costantemente aggiornati i suoi cittadini attraverso diversi post pubblicati sulla sua pagina Facebook, ha definito la situazione “apocalittica”. Purtroppo, però, l’inferno di fuoco che ha colpito le campagne di Troina racconta solo una parte di quanto accaduto nel corso della giornata di ieri, domenica 4 luglio 2021.

A Regalbuto si parla di un vero e proprio disastro ambientale ed economico, con aziende agricole che hanno perso tutto dai raccolti al bestiame. Qui, infatti, sono andati in fumo oltre 600 ettari, in parte “feudi comunali” e in parte terreni privati dove sorgono decine e decine di aziende. Analoga la situazione a Nicosia dove diversi focolai, alimentati dal forte vento, hanno devastato centinaia di ettari, colpendo campi di grano, aziende e pascoli dove erano in attesa di essere stoccate le balle di fieno. L’incendio ha inoltre interessato decine di contrade, colpendo anche parte della riserva naturale di monte Altesina.

In totale si stima che siano andate in fumo alcune migliaia di ettari nel solo areale ennese.


Nel palermitano, invece, decine di incendi sono divampati nei comuni di Partinico, Montelepre, Camporeale e Grisì. Le fiamme sono divampate anche lungo l’autostrada A29 tra Balestrate e Partinico, che in alcuni momenti è stata persino chiusa al traffico per l’imponente coltre di fumo. 
Altri disagi si sono riscontrati a Bagheria, dove le fiamme divampate nel centro abitato hanno incendiato un cumulo di rifiuti abbandonato tra via Dolce e via del Fonditore, e nella zona nord di Siracusa, dove è stato evacuato un parco acquatico e sgomberato anche un albergo. Complessivamente solo ieri in Sicilia, considerando anche il più piccolo focolaio, ci sono stati 135 incendi.


Il governatore della Regione Siciliana, Nello Musumeci, ha chiesto una riunione urgente dell’Unità di crisi della Protezione Civile nazionale e, tramite la sua pagina Facebook, ha reso noto che nella mattinata di oggi avrebbe incontrato al PalaRegione di Catania i sindaci dei Comuni pedemontani etnei “per concordare assieme alcune iniziative per attenuare i disagi determinati dalla caduta di cenere, che mette a dura prova la qualità di vita degli abitanti di alcune decine di centri abitati e pregiudica parte della produzione agricola”. “Abbiamo deliberato nei giorni scorsi la richiesta dello stato di calamità – ha ribadito – ma temo che a Roma non abbiano ancora compreso la gravità della situazione. Quanto agli incendi, abbiamo impegnato tutti i nostri uomini e mezzi. Ma da soli, di fronte alla tracotanza dei piromani, possiamo fare ben poco. Ci vorrebbe la galera a vita per questi delinquenti”.

Severo anche il monito dell’ingegnere Salvo Cocino, dirigente della Protezione Civile: “Troppi terreni agricoli abbandonati e incolti anche a ridosso delle case. Troppi piromani, incendiari e delinquenti in azione che approfittano delle alte temperature e contro cui i volontari, i forestali e i vigili del fuoco poco possono fare. Il sistema comunale e regionale di protezione civile ha fatto il possibile, ma è una lotta impari contro delinquenti. Occorre in questi giorni un’azione di polizia e militare da parte dello Stato”.


Sulla questione si è espressa anche Coldiretti Sicilia: “Siamo di fronte a un progetto criminale che sta distruggendo tutta la Sicilia. Non è possibile assistere a questa devastazione continua che evidentemente nasconde interessi”. Secondo Coldiretti, infatti, si tratta di “una situazione incancrenita” che da gennaio ha determinato lo scoppio di oltre 1000 gli incendi sull’Isola.

“A rischiare non sono solo gli agricoltori, ma gli incendi lambiscono i centri urbani, provocano panico e lo spopolamento delle aree interne” – sottolinea l’associazione. “Sono circa 400 gli imprenditori agricoli della Coldiretti che hanno aderito alla campagna avviata per porre un freno al fuoco con segnalazioni e azioni di spegnimento, ma la situazione è ormai in piena emergenza e per questo occorre agire con piani di prevenzione efficaci”.
“Oltre al costo degli interventi per emergenza – prosegue – il fuoco causa la perdita di biodiversità per danni alla fauna e alla flora con boschi di querce, di faggio, di castagno. Nelle aree incendiate vengono impedite tutte le attività umane tradizionali del bosco come la raccolta della legna, dei piccoli frutti, ma anche quelle di natura hobbistica come i funghi che coinvolgono a settembre decine di migliaia di appassionati a cui si somma la difficoltà per turismo e agriturismo per calo delle presenze nelle aree coinvolte”.


A tal riguardo, un monitoraggio della Coldiretti nazionale ha evidenziato le criticità in cui versa il Sud Italia, con caldo anomalo e mancanza di pioggia che stanno amplificando seriamente l’emergenza incendi. Dalla Sicilia alla Sardegna, dalla Puglia all’Abruzzo, sono infatti decine di ettari di macchia mediterranea, boschi e ulivi andati a fuoco. “Le temperature tropicali e l’assenza di precipitazioni nel Mezzogiorno favoriscono il propagarsi delle fiamme e aiutano i piromani. Per ricostituire i boschi ridotti in cenere dal fuoco ci vorranno fino a 15 anni con danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo” – si legge nel comunicato.

“Nelle aree bruciate saranno impedite anche tutte le attività umane tradizionali e la scoperta del territorio da parte di decine di migliaia di appassionati. Se certamente il divampare delle fiamme è favorito dal clima anomalo, a preoccupare – continua la Coldiretti – è proprio l’azione dei piromani con il 60% degli incendi che si stima sia causato volontariamente”.

Un costo drammatico che l’Italia è costretta ad affrontare perché gravato dalla mancata opera di prevenzione, sorveglianza e soprattutto di educazione ambientale sul valore inestimabile di un patrimonio determinate per la biodiversità e per la stabilità idrogeologica del territorio.
“La pioggia – sottolinea ancora la Coldiretti – è attesa per combattere la siccità nelle campagne ma per essere di sollievo deve durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa, mentre i forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente, come quelle che sono avvenute al nord, provocano danni poiché i terreni non riescono ad assorbire l’acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento provocando frane e smottamenti”.

Il timore di produttori e non solo è di ritrovarsi a fare i conti con eventuali grandinate estive che provocherebbero ancora una volta danni irreversibili alle colture in piena fase di raccolta e ai vigneti.


Ilaria De Marinis
© fruitjournal.com


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