Puglia, clementine: Cia Due Mari chiede tavolo tecnico

da Redazione FruitJournal.com

Dopo la Calabria, anche la Puglia lancia l’allarme per il settore agrumicolo delle clementine nel golfo di Taranto: tra cambiamento climatico e prezzi insostenibili, il settore è allo stremo.

A denunciare il gravissimo stato di crisi del comparto, Cia agricoltori italiani Area “Due Mari” (Taranto-Brindisi) che, sulla scorta del comunicato lanciato qualche giorno fa dalla sezione calabrese dell’associazione, rivolge ora un nuovo appello alle istituzioni per l’organizzazione di un tavolo tecnico.

L’obiettivo è lanciare una campagna straordinaria per il consumo delle clementine che quest’anno, seppur di piccolo calibro, si confermano comunque ottime in termini di qualità.


La campagna 2020 per le clementine non è stata affatto serena. Come sottolineato da Vito Rubino e Pietro De Padova, rispettivamente direttore e presidente di Cia Due Mari, i cambiamenti climatici hanno inciso negativamente sulla raccolta: l’assenza di piogge e il perdurante clima siccitoso hanno infatti compromesso i frutti che, privi di acqua, non hanno raggiunto le dimensioni più congeniali alla vendita nei mercati che, tra l’altro, hanno dovuto far fronte anche alle forti limitazioni dei consumi per via dell’emergenza sanitaria da Covid-19.

Tutti fattori certamente non prevedibili con gli strumenti a disposizione degli agricoltori, a differenza di altre problematiche che – denuncia l’associazione – da tempo attendono una soluzione efficace. Stando alle parole degli addetti al settore, infatti, da diversi anni si è venuto a creare uno stato di perenne crisi del comparto agrumicolo che nel tempo non ha investito solo gli areali del Sud Italia, ma intere zone del Bel Paese.


In particolare, a gravare sull’intero comparto si sono aggiunti problemi strutturali riconducibili a due fattori che ne impediscono la crescita e il rilancio. Da una parte, si riscontrano i limiti di una proprietà poderale di piccole dimensioni, frammentata e limitata; dall’altra, la presenza di una rete commerciale fatta di piccoli operatori e priva di una base associativa. Questo aspetto, nello specifico, ha impedito la formazione di organizzazioni fra i diversi produttori di Puglia che, anzi, molto spesso si trovano in forte contrapposizione o concorrenza tra di loro, prede della grande distribuzione organizzata.

La richiesta avanzata da Cia agricoltori italiani è dunque quella di promuovere – sull’esempio offerto dai mercati esteri – il consumo di prodotto nazionale fresco come fonte di economia circolare, puntando inoltre sulla maggiore salubrità dei prodotti italiani. Di qui la proposta, già avanzata da Cia Calabria con il sostegno della senatrice pentastellata Abate, del prezzo minimo garantito che permetta al prodotto italiano di competere con la merce in arrivo dai mercati in piena campagna agrumicola di Paesi come quelli del Sud Africa o dell’America Latina (Cile e Argentina, in modo particolare).

In prospettiva, l’associazione confida in una grande riforma varietale di tutta la filiera agrumicola che possa così allargare l’offerta, consentendo di ampliare la finestra di mercato e, al contempo, di potenziare i centri di ricerca e sperimentazione. In ultima analisi, secondo CIA, questo potrebbe favorire la nascita di accordi con enti esteri volti alla moltiplicazione di nuove varietà brevettate.

Ilaria De Marinis
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