Sistemi produttivi: l’agricoltura integrata

da Redazione FruitJournal.com

Dall’integrato al biologico, dal biodinamico alla permacoltura: il mondo della produzione agricola aggiunge tasselli al suo mosaico. Ne deriva uno scenario sfaccettato con visioni e approcci differenti che, non di rado, finiscono per scontrarsi.

In realtà, i diversi sistemi produttivi altro non sono che un modo per rispondere alle nuove richieste dei consumatori: se la domanda c’è, il mercato – prima o poi – offrirà quel prodotto.

Tra Green Deal e nuove strategie politiche, anche l’agricoltura corre verso nuovi, importanti cambiamenti. Il nuovo orientamento – più sostenibile e rispettoso dell’ambiente – ha iniziato a interessare il comparto già da qualche anno quando, accanto all’agricoltura “tradizionale”, si sono via via affiancati nuovi sistemi produttivi. Conoscerli e comprenderne i principi di base è utile per affrontare al meglio le sfide di oggi. Specie se si guarda alle leggi di mercato cui i produttori sono chiamati a rispondere. Il consumatore, sempre più attento ed esigente, richiede infatti prodotti caratterizzati e diversificati.


Un nuovo dinamismo del mercato al quale gli addetti del settore cercano di far fronte investendo in nuovi sistemi produttivi. Eppure, la realtà cui si assiste oggi è talvolta quella di una competizione tra squadre opposte, che spesso non considera le scelte commerciali di fondo, limitandosi a una mera divisione in schieramenti opposti.

Nell’interesse di tutti, del settore agricolo come dei consumatori, occorre superare questo approccio e orientarsi al mercato per soddisfarne le esigenze. Tralasciando dunque l’agricoltura convenzionale, approfondiamo i diversi sistemi produttivi oggi esistenti, a partire dall’agricoltura integrata.


L’agricoltura o produzione integrata è un sistema agricolo di produzione a basso impatto ambientale, che prevede l’uso coordinato e razionale di tutti i fattori di produzione, al fine di ridurre al minimo gli impatti sull’ambiente o sulla salute dei consumatori. In particolare, il concetto di agricoltura integrata prevede lo sfruttamento delle risorse naturali finché sono in grado di surrogare adeguatamente i mezzi tecnici adottati nell’agricoltura convenzionale.
Gli ambiti di applicazione dell’agricoltura integrata riguardano principalmente le fasi di fertilizzazione, lavorazione del terreno, controllo delle piante infestanti e gestione della difesa.

Nel caso della fertilizzazione, l’agricoltura integrata ricorre a pratiche agronomiche che limitano la mineralizzazione e che sfruttano – per quanto possibile – il ciclo della sostanza organica. In tal senso, i fabbisogni delle colture vengono integrati attraverso la concimazione chimica che viene eseguita allo scopo di prevenire i fenomeni di dilavamento, alla base dell’inquinamento delle falde acquifere.

Per quel che concerne le lavorazioni del terreno, i criteri di produzione integrata prevedono tecniche condotte con l’obiettivo di prevenire degradazione, erosione del suolo e dissesto idrologico. Per questo, accanto alle tecniche suggerite dai disciplinari, vengono spesso impiegate specifiche tecniche conservative come l’inerbimento.

Il controllo delle infestanti, invece, richiede pratiche che permettono di limitare il ricorso al diserbo chimico. Nello specifico, vengono impiegati principi attivi a basso impatto, poco persistenti o con azione residuale limitata o le lavorazioni del suolo.

Sulla stessa lunghezza d’onda, si colloca anche l’uso degli agrofarmaci. In agricoltura integrata, infatti, l’impiego di queste sostanze mira a ridurre complessivamente il quantitativo di prodotti chimici liberati nell’ambiente e l’impatto possibile sugli organismi ausiliari (predatori, parassitoidi, pronubi, ecc.). Per tali ragioni, la scelta dei principi attivi ricade quindi su prodotti a basso spettro d’azione o ad alta selettività, a bassa persistenza e a basso rischio di induzione di fenomeni di resistenza.


Al netto di tutti questi aspetti, è però nell’ambito della difesa che la produzione integrata ha trovato ampia applicazione. Questo è avvenuto attraverso l’impiego razionale di mezzi di difesa biologici, chimici, biotecnici e agronomici. Riconosciuta e regolamentata dall’Unione Europea, la difesa integrata in agricoltura può rappresentare un giusto compromesso tra esigenze distributive e commerciali. Essa, infatti, ricorrendo a pratiche come la confusione sessuale o le trappole per il monitoraggio e cattura massale, permette di intervenire chimicamente solo quando il potenziale danno arrecato al raccolto supera il costo del trattamento stesso. In questo senso, il prodotto da difesa integrata presenta un ottimo rapporto tra “natura” e impatto ambientale.

Ilaria De Marinis
©fruitjournal.com

 

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